Vancouver, anniversari a gogò
Vancouver
Celebrare per festeggiare, per ricordare, per riflettere sul significato di eventi della nostra vita e della nostra storia. Tutti noi siamo legati al tempo che segna le scadenze del divenire. Passato, presente e futuro servono a ricordare l’importanza ma anche la provvisorietà del nostro cammino terreno. È consolante, e imprime forza alla speranza, poter festeggiare eventi e scadenze particolarmente importanti non solo della vita personale, familiare, comunitaria, ma anche legate al patriottismo. Per noi italocanadesi questo sarà un anno ricchissimo: le celebrazioni si accavalleranno e si sommeranno tra loro, offrendoci l’opportunità di gioire uniti nel ricordo affettuoso della patria natale e nel sentito attaccamento alla patria d’accoglienza e di vita. Il 150° anniversario dell’unità d’Italia e il 125° compleanno della città di Vancouver non riguardano solo due date, ma rappresentano il culmine di storie antiche di uomini e di popolazioni che attraverso sogni e sacrifici, speranza e impegno concreto hanno saputo realizzare ciò di cui noi godiamo oggi. Potrà piacerci o meno, ma c’è sempre la possibilità di migliorare, di aggiungere agli sforzi comuni il nostro personale contributo di cittadini responsabili, grati per il clima di democrazia e di libertà purtroppo precluso, ancora oggi, a tanti popoli del mondo. Il 17 marzo 1861, quando fu solennemente proclamata l’unificazione dell’Italia, la città di Vancouver non era ancora nata. Era un piccolo villaggio di nativi – i Coast Salish People – ai quali si stavano aggiungendo cercatori d’oro provenienti dalla California, mercanti di pelli scesi dal nord, esploratori arrivati dal mare e avventurieri in cerca di fortuna. Esisteva tuttavia, fin dal 1858, la Colony of British Columbia, dipendente dalla corona inglese, mentre la Columbia Britannica come tale, sarebbe nata ufficialmente nel 1866, diventando, cinque anni dopo, vale a dire nel 1871, parte della Federazione canadese.
Venticinque anni dopo l’unificazione italiana, quando la città di Vancouver venne incorporata, contava circa mille abitanti. Era il 6 aprile 1886: il centro era costituito da un saloon aperto nel giro di ventiquattr’ore dal leggendario Gassy Jack, il capitano inglese John Deighton, primo europeo giunto qui. Una statua rimane, a memoria del padre fondatore della città, nel punto esatto in cui nacque Gastown quando Deighton vi si stabilì dopo aver risalito il fiume Fraser a bordo di una canoa carica delle sue poche cose, e di un enorme barile di whiskey destinato ai futuri clienti. (*) Cinque anni dopo, i residenti erano diventati già 13.709, e tra loro c’era anche il primo italiano, Angelo Calori, un veneto che, proveniente dalla California, avrebbe fatto costruire, qualche anno dopo, a Gastown, l’Hotel Europa, una parte importante di Heritage Vancouver. Calori è ricordato nei documenti ufficiali della storia cittadina, così com’è ricordato tra i pionieri il fondatore, un secolo fa, della Tosi & Company: un antico spaccio di alimentari tutt’oggi gestito dall’erede Angelo Tosi, nel quartiere di Chinatown, e definito recentemente dal quotidiano Vancouver Sun: «A Heritage classic, run by a classic».
Nel 1911 gli abitanti di Vancouver erano diventati 120.847, e si erano moltiplicati in modo esponenziale nel corso degli ultimi cento anni, fino a diventare gli oltre due milioni della odierna Vancouver metropolitana. «Se non si sa da dove si viene, non si sa dove si va» ha ripetuto Roberto Benigni commentando in modo splendido l’inno nazionale in occasione delle solenni celebrazioni per il 150° dell’Unità d’Italia. Un doppio invito per noi italocanadesi della costa del Pacifico. La Vancouver degli operai cinesi chiamati a costruire la ferrovia, dei giapponesi minatori e pescatori, degli asiatici destinati alle attività forestali e agricole, degli italiani impegnati nei settori dell’edilizia e del piccolo commercio, e di tanti altri di varia provenienza che hanno contribuito a formarne il volto interetnico e multiculturale; quella Vancouver è già scritta nella storia, e costituisce la solida base della brillante e moderna città della cultura e della finanza, del turismo e degli scambi internazionali. Una metropoli che si è fatta conoscere nel mondo soprattutto tramite due eventi eccezionali: l’Expo 86 in occasione del centenario, e le recenti Olimpiadi invernali. Le celebrazioni in corso sono rivolte a esplorare il passato, a capire il presente, a progettare il futuro. E gli italiani vi hanno una parte importante. Questo mese di giugno è stato proclamato dal sindaco di Vancouver «Italian Heritage Month» ovvero il mese del retaggio italiano. Ciò assume un particolare significato nel contesto di un precedente annuncio, fatto dal ministro del governo federale per il Canadian Heritage e Official Languages, quando ha designato Vancouver – per la seconda volta nella sua giovane storia – come «Capitale Culturale del Canada per il 2011», insieme con le consorelle Charlottetown nella Prince Edward Island, e Levis in Quebec. «Vancouver è rinomata per il suo fascino cosmopolita, per la sua vivace atmosfera culturale, e per la sua ampia portata di attività» ha sottolineato il ministro Moore. Gli ha fatto eco il sindaco Robertson dicendo, tra l’altro, che «Vancouver è casa di una vibrante e variegata comunità artistica e culturale (...). Lo dimostreremo ampiamente nel corso delle celebrazioni del 125° anniversario (...). Il 2011 è un anno da ricordare!».
Una solenne celebrazione del 150° dell’unità d’Italia ha avuto luogo il 17 marzo scorso presso il Centro culturale italiano, dov’era convenuta una folla festante di italocanadesi, alla presenza di autorità diplomatiche, politiche e amministrative. E nello stesso Centro sono attualmente in corso i programmi dell’ «Italian Heritage Month»: cinque settimane dedicate rispettivamente alla celebrazione della Repubblica, all’arte, all’architettura e al design, a cibi e vini, a musica teatro e danza, e al cinema italiano. Nel corso della quarta settimana di eventi, il 24 giugno, ricorrenza annuale di san Giovanni Battista e data dello sbarco di Giovanni Caboto in Canada, nel 1497, va in scena il recital Caboto tra storia e leggenda, interpretato dall’attore italiano Giuliano Esperati, con il Coro di studenti di italiano delle locali università, la regia di Roberto Albertazzi e la collaborazione del gruppo teatrale I Commedianti. Da ricordare, inoltre – anche se non ci saranno celebrazioni ufficiali e non si effettuerà l’auspicata mostra – il centenario della stampa di lingua italiana prodotta a Vancouver. Dal 1911, quand’è nato il periodico L’Italia del Canada (**), al 2011, quando comunicazione e informazione da locali sono diventate globali grazie alla rivoluzione telematica, ci impegnano su nuovi percorsi; mai rinunciando, tuttavia, a quanto dettato dall’etica professionale e dal rispetto per le persone e per la loro storia.
(*) cfr. Gassy Jack http://www.venturevancouver.com/gassy-jack-statue-gastown-vancouver#ixzz1JEbRStxw
(**) Pagine italiane, Messaggero Giu-Luglio 2009 e http://www.aise.it/italiani-nel-mondo/comunita/74838-1911-2011-la-stampa-di-lingua-italiana-nel-far-west-canadese-di-anna-m-zampieri-pan.html