Vancouver: Viva l'Italia!

Al Centro Culturale l'insegnamento della lingua di Dante è di casa. Entusiasmo tra i più piccoli con la speranza che la nostra identità sia così preservata.
16 Gennaio 2008 | di
Vancouver
Delle due lingue ufficiali del Canada, francese e inglese, quella più parlata nell’ovest del Paese è l’inglese. E non potrebbe essere diversamente. Basta rifarsi alla storia di questa vastissima regione delimitata a oriente dalla barriera delle Montagne Rocciose e, a occidente, dalle acque dell’Oceano Pacifico. Basta pronunciare il nome della Provincia con capitale Victoria: British Columbia ovvero Columbia Britannica, cioè inglese. Anche se tuttora maggioritarie, dopo oltre due secoli di sviluppo delle comunità etniche insediatesi nel far west canadese, la lingua e la cultura inglesi si trovano oggi a fare i conti non tanto con il francese quanto invece con una straordinaria diversità di lingue e di culture importate da ben 153 diverse nazioni.
Perché noi siamo il mondo ha titolato a tutta pagina il quotidiano Vancouver Sun riportando la sintesi dei dati dell’ultimo censimento della popolazione residente nell’area metropolitana. Una diversità di lingue e di culture con le quali convivere, e tra le quali muoversi con intelligenza e rispetto. Perchè ogni lingua e ogni cultura sono espressioni di valori umani fondanti, e se sono aperte all’altro, mettono il mondo in comunicazione. Suggerendo la ricerca di un giusto equilibrio e del senso del limite. Tutti hanno qualcosa da dare e qualcosa da ricevere; nessuno è più importante o meno importante dell’altro. Essenziale è capirsi, e sarebbe la via della pace.
Degli immigrati giunti in Canada tra il 2001 e il 2006 (1.109.985) 43 mila 470 si sono insediati a Vancouver, 5.975 a Victoria, 1.285 a Nanaimo, 555 a Prince George, e poche decine in altri centri minori della British Columbia. Il gruppo più consistente –  15.675 per Vancouver – proviene dalla Cina. Seguono Filippine, India, Taiwan, Usa, Corea, Iran, Hong Kong ma ci sono anche centinaia di immigrati dai Paesi del Sud America, dell’Africa, dell’Europa occidentale e orientale. Il numero che riguarda l’Italia? 110 a Vancouver. Generalmente parlando, si tratta di un nuovo tipo di emigrazione, quella definita «dei cervelli». Vengono ad aggiungersi alle decine di migliaia di italiani e loro discendenti cresciuti in queste terre dalla fine dell’Ottocento ad oggi. Queste persone «nuove» portano con sè esperienze personali e sociali non indifferenti. E possiedono un bagaglio culturale che, se messo a disposizione, accettato e condiviso, va sicuramente a beneficio della comunità italiana tradizionale, ma anche di quella variegatissima comunità multiculturale che è la nostra nuova patria.
Una di queste nuove persone è Edda Onesti, originaria della Lunigiana. L’ho incontrata nel primo pomeriggio di un giorno particolarmente animato dalla vivacità dei bambini che frequentano le classi di lingua al Centro culturale italiano di Vancouver. È stato bello ascoltare i saluti scambiati in italiano tra studenti e docenti. Anche se poi, nella vita quotidiana e nel curriculum degli studi regolari, si continuerà a parlare inglese. Le lezioni di quel giorno erano appena concluse. C’era un andirivieni di genitori, molti i papà giovani ma anche qualche nonno, a prelevare i frugoletti delle classi delle maestre Lina De Fluri e Ana Ghazaghian (dai 3 ai 5 anni); e quelli appena più grandicelli, 6-7 anni e 8-11 anni, affidati rispettivamente a Liana Rossander e Maria De Blasio. Terminate le ore di scuola anche per gli adolescenti dai 12 ai 16 anni, istruiti da Pamela Kalas e dal veterano degli insegnanti, Domenico Sorace, che si occupa contemporaneamente dei corsi Intermediate I e Beginner I, mentre Dora Resta e Silva Unden svolgono i programmi Beginner I e Beginner II. Corsi serali per adulti vengono offerti il martedì e il giovedì, e gli insegnanti sono Larissa Fielding e Domenico Sorace. Quest’ultimo è impegnato anche nelle scuole delle parrocchie cattoliche Our Lady of Sorrows, St. Francis of Assisi, St. Antony’s in West Vancouver, oltre che alla Gilmore Elementary di Burnaby e alla Superiore St. Thomas Aquinas. Un centinaio sono gli alunni che frequentano le lezioni al Centro, quasi il doppio quelli presso le altre scuole. Sono poi 150 gli adulti iscritti ai corsi serali infrasettimanali.
Da quando il Centro ha assorbito e incorporato i corsi di italiano organizzati in precedenza dal Casi, si è assunto l’impegno dell’insegnamento della lingua italiana nelle zone periferiche e anche nelle scuole delle parrocchie cattoliche dove, peraltro, la lingua italiana era stata da sempre presente: ricordiamo che le primissime classi erano un tempo organizzate nella vecchia gloriosa chiesa del Sacro Cuore, punto di riferimento delle prime associazioni di italiani sorte all’inizio del Novecento. E così ritroviamo Carmelina Cusano e Silva Unden alla Holy Trinity, Maria De Blasio alla St. Helen’s oltre che alla Gilmore, Ana Ghazaghian alla St. Pius X, Liana Sammartino alla Our Lady of Perpetual Help, Tatiana Tsishenka alle St. Helen’s e Our Lady of Fatima, Laura Pela alla Our Lady of Sorrows, Lina Di Fluri a Holy Cross, St. Helen’s e St. Jude’s. Un corpo insegnante compatto e preparato che fa onore alla tradizione dei coraggiosi e perseveranti docenti ora in pensione dopo decenni di pionierismo educativo.
Anche Edda Onesti, oggi amministratrice della scuola di italiano della Italian Cultural Centre Society, ha sempre insegnato: da quando viveva in Italia, e faceva la maestra elementare a quando è diventata globetrotter al seguito del marito scienziato. Prima a New York, poi in Texas, di nuovo in Italia – una parentesi di qualche anno a Verona – e ora a Vancouver dove il dottor Francesco Belardetti è direttore della ricerca alla Neuromed. Hanno una figlia, studentessa di Architettura all’Università della California. Ho conversato con la signora Onesti-Belardetti che mi ha illustrato i programmi della scuola del Centro, indicandomi il successo di alcuni corsi speciali come Let’s go Italy per turisti, Viva l’Italia (cucina, cinema, sport, ecc.) e Italian for Business. Il calendario invernale 2008 per adulti è fittissimo, e prevede anche lezioni private.
Quel sabato si era nell’imminenza del Concerto di Natale, festosa accademia pre-natalizia. Insegnanti, assistenti e ragazzi erano perciò impegnati anche nella preparazione del programma, che è poi risultato di notevole gusto e di grande successo. La domenica successiva, infatti, il palcoscenico del Centro, nel salone gremito da una folla di bimbi e famiglie in festa, è stato sede di una rappresentazione degna di tutto rispetto: canzoni, poesie, musica, recitazione e scenette natalizie – tutto nella musicale lingua italiana – hanno rallegrato centinaia di ospiti e protagonisti. In mezzo a tutto questo, un annuncio importante fatto dal presidente Joe Finamore: sta per nascere la Scuola Italiana del Centro, con curriculum riconosciuto ufficialmente. Il progetto, a lungo atteso e sognato, vedrà il suo inizio nel 2008, partendo  dal pre-elementare Kindergarden per poi crescere e allargarsi di anno in anno. È una conquista comunitaria che rende orgogliosi e fa ben sperare per il futuro dell’italianità a Vancouver.

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017