VeNet generation

Internet, associazionismo e una grande voglia di condividere le comuni radici: sono gli ingredienti che legano i giovani oriundi nella salvaguardia della propria identità veneta.
16 Gennaio 2008 | di
Venezia
Segafreddo. Quest’anno i responsabili del Comitato Giovani Veneti all’estero hanno partecipato alla Consulta dei Veneti di Asolo, hanno presentato il loro programma. Quali sono le motivazioni in base alle quali è nato questo Comitato?
Cavallin.
Il Comitato dei Giovani all’estero è nato sulla scorta della preoccupazione che hanno le Associazioni riguardo ai giovani. Questo problema viene generalizzato perché più del 60% delle Associazioni sparse nel mondo hanno il problema del rinnovo dei soci per cui non c’è un ricambio significativo. Le cause sono varie, e alcune dipendono da motivazioni esterne alle Associazioni come i problemi del Paese in cui hanno sede.
Crea stupore che un giovane residente a Caracas sia stato eletto come coordinatore. Questo stesso stupore lo hai avuto anche tu quando ti hanno coinvolto affidandoti questo ruolo?
Sì, veramente è stata una sorpresa anche per me. Pensavo di non essere adatto a questo incarico, anche se ho lavorato a stretto contatto con la ex coordinatrice, Andrea Boschiero, per l’elaborazione e la creazione di quello che oggi è il Comitato Giovani Veneti all’estero.
Qual è il programma per il 2008?
Ci sono parecchi programmi. Uno riguarda i giovani, altri il Comitato. Quelli che riguardano i giovani veneti sono i corsi Igius rivolti ai nuovi dirigenti attraverso internet. Il programma interno del Comitato è quello di crescere e di consolidarci.
Com’è distribuita la comunità veneta nel vasto territorio del Venezuela? Ci sono associazioni, circoli oppure c’è crisi nell’associazionismo?
Il Venezuela è vasto. Noi abbiamo più di 500 associazioni e di queste, il 40% è composto da persone di origine veneta, distribuite in tre-quattro grandi città: Caracas, Maracaibo, Valencia, e anche Maturin. Questo perché i veneti si sono concentrati in queste città. Sul piano dell’associazionismo, abbiamo un grande problema di ricambio generazionale perché tanti figli di veneti sono andati via dal Venezuela. Adesso ci sono quelli che sono ritornati, quelli che sono impegnati, ma non hanno tempo per l’associazionismo per cui esiste questo punto debole nelle associazioni.
In quali settori si sono affermati i nostri oriundi?
Si sono affermati principalmente nel settore dell’edilizia che è uno dei più importanti. E anche in quello petrolifero e commerciale. Tante attività iniziate dai veneti, oggi sono passate ad altre etnie perché i veneti hanno diversificato la propria attività e hanno cambiato lavoro. I veneti sono stati importanti per il Venezuela perché hanno portato una nuova mentalità nel mondo del lavoro, e questa l’hanno trasmessa anche ai loro figli. I nostri padri hanno fatto in modo che la nostra generazione frequentasse l’università per svolgere una professione. Esiste, quindi, una prima generazione che ha fatto sacrifici per affermarsi, e una seconda che è molto più istruita e ha aumentato le sue potenzialità perfezionandole per far crescere il Venezuela e l’associazionismo veneto. Questo non è in contraddizione con quello che ho detto prima perché i molti veneti del Venezuela hanno dovuto scegliere tra lavoro, famiglia, carriera e associazionismo. Pochi sono riusciti a fare tutte queste cose insieme.
Tu come sei riuscito a coniugare tutti questi impegni?
Io mi rivolgo a tutti i giovani delle varie nazioni che appartengono alle associazioni venete riconosciute e non riconosciute dalla Regione del Veneto. Dobbiamo ricordare che esistono anche queste. Dobbiamo pensare a tutti i veneti e alle nostre tradizioni perché sono queste che ci hanno permesso di arrivare dove siamo oggi. Abbiamo il dovere di conservare questo patrimonio e di trasferirlo alle future generazioni.
Voi del Comitato Giovani Veneti all’estero come vi coordinate?
Anche se abbiamo il problema delle grandi distanze, ci teniamo in contatto via internet: uno strumento fondamentale. Noi facciamo le riunioni via internet. Concordiamo un orario che va bene a tutti e così ci colleghiamo – dal Sudafrica all’Australia – con differenze anche di 24 ore. 
Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017