Venticinquemila preghiere a sant’Antonio
Come ogni anno il «Messaggero» ha invitato i lettori a mandare una preghiera a sant’Antonio in occasione del 13 giugno, festa del Santo. Il mezzo utilizzato è una cartolina, che quest’anno era accompagnata da una bella immagine di papa Francesco. Mio impegno è stato quello di raccoglierle e portarle di persona alla tomba del Santo, proprio nel giorno della sua festa, durante la Messa delle ore 10 alla quale hanno partecipato i collaboratori del «Messaggero di sant’Antonio» e moltissimi lettori e amici.
Ebbene, la vostra risposta è stata sorprendente non solo per i numeri – sono arrivate più di 25 mila cartoline, 2 mila delle quali dall’estero – ma anche per i contenuti che ho trovato di una ricchezza straordinaria. Molte delle vostre preghiere raccontano storie di generosità e condivisione, altre sono un inno alla vita e alla speranza nonostante le difficoltà; ma ciò che più mi ha sorpreso è la quantità di preghiere collegate a questo tempo di crisi, nelle quali chi scrive non si limita a chiedere solo per sé ma allarga lo sguardo a tutti coloro che soffrono e faticano. In particolare ai giovani, per le grandi difficoltà che essi incontrano a trovare un lavoro e un significato pieno all’esistenza; a chi sopporta gravi ristrettezze economiche; a chi vive nella precarietà e nella solitudine.
La prospettiva, spesso, si allarga al mondo, ai cristiani perseguitati, a chi non ha il pane per vivere, a chi soffre a causa di guerre e ingiustizie, ai migranti sradicati dalla loro terra. Migliaia di voci, che si fondono in un’unica grande preghiera, a sfidare l’egoismo, la solitudine, l’angoscia di questi tempi incerti. Queste preghiere sono il segno di un noi concreto, tangibile, che riporta ad Antonio e ci restituisce una grande speranza. Qui e adesso. E nonostante tutto.