Verso un mondo migliore

In occasione della Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, il Papa invita a operare «perché vi siano condizioni di vita dignitose per tutti».
03 Gennaio 2014 | di

È sotto gli occhi di tutti la continua ascesa del fenomeno della mobilità. Ne parla papa Francesco, nel messaggio scritto per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato che celebriamo il 14 gennaio. Il testo fa leva sulla carica di speranza e di fiducia «verso un mondo migliore» che ormai caratterizza la comunicazione e i gesti del Santo Padre.

Com’è possibile, però, creare un mondo migliore nella morsa dell’attuale crisi che ha coinvolto Stati e istituzioni internazionali, incapaci di rispondere con progetti sociali e umanitari alle attese dei migranti e dei rifugiati? Nella ricerca di orientamenti che possano essere utili per superare questa difficile fase, il messaggio di papa Francesco si concentra innanzitutto sulla persona. Il mondo può migliorare «se la promozione della persona è integrale, in tutte le sue dimensioni, inclusa quella spirituale». E quindi «se si è capaci di passare da una cultura dello scarto ad una cultura dell’incontro e dell’accoglienza».

Il migrante è emblema di quanti cercano all’estero una vita dignitosa, liberata dall’oppressione, sostenuta dal ricavo di un lavoro, dalla garanzia di una sicurezza sociale e dalla possibilità non solo di conoscere o di avere di più, ma di «essere» di più. Il tremendo impatto che blocca il cammino e le speranze del migrante è lo scandalo della povertà, quando si trasforma in violenze, sfruttamenti ed emarginazioni e diviene causa della fuga dalla terra natìa, con il forte rischio d’allargare il numero delle tragedie umane. In Italia non possiamo rassegnarci a un Mediterraneo che si trasformi in una tomba per chi cerca una vita migliore.

Come fatto positivo, sta crescendo la consapevolezza che nessun Paese può affrontare da solo il fenomeno delle migrazioni, che deve pertanto essere preso in esame e gestito in modo nuovo, equo ed efficace. «La realtà delle migrazioni (…) esige anzitutto una cooperazione internazionale e uno spirito di profonda solidarietà e compassione», sottolinea papa Francesco, con la collaborazione ai vari livelli e con l’adozione corale di strumenti normativi che tutelino e promuovano la persona umana.

Si calcola siano 232 milioni le persone che, da fine Ottocento a oggi, hanno lasciato la loro patria per migrare all’estero. Di questi, 45 milioni risiedono negli Stati Uniti, da secoli meta preferita di tanti viaggi della speranza; altre decine di milioni hanno raggiunto il Canada, gli Stati dell’America del Sud e dell’Europa. L’Italia, da terra d’emigrazione, è ora destinazione di tanti fuggitivi dai Paesi africani e asiatici: un fenomeno che, per la sua gravità e urgenza, richiede il coinvolgimento dell’Europa.
 
In un simile contesto storico e sociale, l’emigrazione, pur chiamando in causa la libera scelta della persona, non può essere un’obbligata fuga dalla propria terra per ragioni economiche o per mancanza del rispetto dei diritti più sacri. Se la società umana sta maturando rapporti di mutua interdipendenza e interazione allo scopo di migliorare le condizioni di vita delle persone, l’obiettivo primario è promuovere a livello locale – soprattutto nei Paesi dove l’emergenza delle migrazioni è più grave – posti di lavoro e opportunità economiche che evitino la separazione delle famiglie e garantiscano condizioni di stabilità e di democrazia.
L’invito per la costruzione di un mondo migliore, infine, è rivolto anche ai mezzi di comunicazione sociale: affinché, smascherando stereotipi e offrendo corrette informazioni, promuovano a favore dei migranti e dei rifugiati la cultura dell’incontro e dell’accoglienza.

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017