Villa Colombo, una casa per la terza età
Toronto
Toronto è considerata la più grande città italiana fuori della madre patria. Forte di circa 600 mila abitanti d’origine italiana, sparsi nella grande regione metropolitana, gli italiani si sono affermati in tutti i settori più importanti della vita economica della città, in modo particolare in quello industriale e professionale. Fieri della loro cultura e delle secolari tradizioni dei loro paesi d’origine, i numerosi connazionali giunti qui nel secondo dopoguerra, hanno lavorato sodo per assicurare a se stessi e ai loro figli un livello di vita soddisfacente, preoccupandosi, allo stesso tempo, di trasmettere alla loro discendenza quanto di più prezioso avevano portato con sé dalla loro patria. I giovani degli anni Cinquanta e Sessanta sono diventati gli anziani del presente. Con orgoglio e soddisfazione, la maggior parte di loro si ritrova con una bella casa comoda e lussuosa, con una o due auto in garage, e con una certa riserva di denaro in banca che permette loro di trascorrere con agiatezza gli anni della pensione, senza dover dipendere in alcun modo dai loro figli. Purtroppo, con l’età avanzata, arrivano anche gli acciacchi e le malattie che unite, a volte, alla scomparsa del compagno o della compagna di una vita, creano nell’anziano un terribile dramma psicologico. La casa sembra essere diventata troppo grande, le forze per tenerla pulita e ordinata mancano, e la solitudine diventa insopportabile. Un dilemma difficile assale l’anziano: andare a vivere con i propri figli, sconvolgendo la loro vita normale e perdendo allo stesso tempo la propria indipendenza, oppure entrare in una casa di riposo per anziani con la speranza di trovare serenità di spirito, compagnia e sicurezza di vita, con adeguata assistenza medica.
Consapevole di questa situazione sempre più allarmante, causata dall’invecchiamento progressivo della popolazione, il governo provinciale dell’Ontario, negli ultimi decenni, ha costruito numerosi «asili» adatti ad assicurare l’assistenza appropriata a persone anziane o bisognose. Gli italiani anziani, però, hanno sempre avuto grande difficoltà ad adattarsi alle abitudini tradizionali e alimentari di queste istituzioni, e quelli che per necessità sono stati costretti ad esservi ammessi, si sono trovati di fronte ad enormi e insormontabili barriere linguistiche. Nella maggior parte dei casi queste persone erano già indebolite e bisognose d’assistenza. Non possedendo, inoltre, una conoscenza adeguata della lingua parlata dal personale, l’isolamento dei residenti aumentava di conseguenza. Per essi era inconcepibile vivere in queste istituzioni.
Questa drammatica situazione non poteva lasciare indifferenti i leader della Comunità italiana che, dopo lunghe riflessioni, decisero d’intervenire in modo concreto. Bisognava costruire dei centri in cui oltre a ricevere un’assistenza sanitaria adeguata, i residenti fossero circondati da persone che parlassero la loro stessa lingua, in un clima in cui le tradizioni culturali, sociali e religiose, comprese anche quelle alimentari, avessero un’importanza fondamentale. «Villa Colombo», ubicata all’angolo di Dufferin e Lawrence Avenue, è stata la prima casa di questo genere, ed è motivo d’orgoglio per tutti gli italiani dell’Ontario. Costruita negli anni Settanta, da «Villa Charitas», l’organismo comunitario italo-canadese che dirige anche il «Columbus Centre», il Centro di Arte e Cultura italiana dell’Ontario, Villa Colombo è stato per anni l’asilo preferito e scelto dagli anziani e dai loro parenti. Tuttavia, nonostante i numerosi ampliamenti avvenuti negli anni successivi, non poteva rispondere da solo, e in modo adeguato, alla domanda crescente. Altre case sono sorte nei vari quartieri di Toronto dove la concentrazione degli italiani era più rilevante. Villa Verde, Villa Amica, Villa Leonardo Gambin e altre ancora, sono le istituzioni sviluppatesi di recente, volute e patrocinate dagli uomini d’affari della comunità italiana.
Era tempo, però, che una di queste case fosse costruita a Vaughan, la città più italiana dell’Ontario, dove risiede la più grande concentrazione d’italiani e dove la maggior parte delle case sono state costruite dagli italiani e per gli italiani. Benchè fosse stata ideata nel 2000, la costruzione vera e propria iniziò solo nel 2005, in seguito alla generosa donazione di 16 acri di terreno dal generoso filantropo John Di Pace. Costruita a Kleinburg, quartiere della città di Vaughan, e situata sull’autostrada numero 27 e Nashville Road, «Villa Colombo Vaughan» è la seconda casa di cura per anziani creata da «Villa Charitas» con 160 letti, in camere private o semiprivate. Aperta il 30 ottobre 2006, questa casa di riposo per anziani aveva preso avvio come un’idea, un sogno quasi irrealizzabile, ma dopo sette anni è diventata una gratificante realtà per rispondere ad una precisa prerogativa: garantire un’assistenza adeguata e sensibile alle esigenze culturali, come lo era stato la sua sorella maggiore, «Villa Colombo» di Toronto. Questa nuova casa è diventata una prestigiosa realtà grazie al lavoro intenso e responsabile di un folto gruppo di entusiasti volontari, e alla generosa magnanimità di vari uomini d’affari, rinomati nel campo della costruzione edile o in altri settori dell’economia locale.
Il presidente di questa istituzione è Sam Ciccolini, una personalità molto conosciuta e rispettata in seno alla comunità italiana di Toronto. Pur essendo molto impegnato come segretario e tesoriere di un’importante compagnia di assicurazione, e facendo parte di vari comitati direttivi in diversi ospedali della città, Ciccolini trova sempre del tempo per la sua vera passione: la comunità e la carità. Un volontario dedicato e un filantropo convinto che fa suo il motto latino: Desiderantes meliorem Patriam, desiderando una patria migliore. Per questa sua dedizione totale, recentemente ha ricevuto la medaglia dell’Ordine del Canada: la più grande onorificenza di questa nazione, assegnata a persone che si distinguono in modo straordinario in campo umanitario.
Visitando varie volte Villa Colombo a Vaughan, ho potuto ammirare personalmente i piani architettonici secondo cui l’edificio è stato costruito, e sono rimasto meravigliato di fronte all’importanza data alla praticità dei luoghi, fattore tenuto in alta considerazione nella progettazione di questo edificio, considerato come un piccolo villaggio. Un luogo pieno di luce e di spazio dove i residenti si identificano con un reparto a cui appartengono, e chiamato «Casa» come se fossero ancora a casa loro. Da queste «case», poi, attraverso ampi corridoi si arriva a un luogo più centrale e più spazioso chiamato «Piazza». È qui che si svolgono tutte le attività sociali, in prossimità di una graziosa cappella dedicata a San Nicola – disegnata e progettata da padre John Borean, presidente della Commissione per la costruzione e il restauro delle chiese nella Diocesi di Toronto –, dove vengono celebrate messe e altre funzioni religiose, trasmesse per televisione, via circuito chiuso, nelle varie camere dei residenti inabili. Poco lontana è anche la sala da pranzo che serve cibi preparati in gran parte secondo la cucina italiana, sempre controllati e approvati da una dietista specializzata. «Sto bene qui dentro perché ho trovato una nuova famiglia. A casa mi sentivo sempre sola e avevo paura che mi accadesse qualche disgrazia – mi ha confidato una novantenne –. Mi piace soprattutto il fatto che sono completamente indipendente, non dò fastidio ai figli, posso fare lunghe passeggiate lungo i corridoi».
C’è da rimanere meravigliati anche dalla cordiale accoglienza riservata agli ospiti-visitatori, e più ancora dall’attenzione e dalle premure quasi materne con cui i membri del personale trattano gli anziani, sotto la sorveglianza e l’assistenza continua di infermiere, segretarie e altri impiegati sociali qualificati, sempre disponibili, e capaci di parlare e capire più di una lingua in un’atmosfera amichevole e familiare.