Villa Scalabrini, il capolavoro di padre Vico
Londra
Padre Alberto Vico si alza presto al mattino: la sua giornata è piena di impegni. A lui la Congregazione degli Scalabriniani, l’Ordine a cui appartiene, ha affidato le comunità italiane di St. Albans e di Watford, poco fuori Londra, dove si reca regolarmente a celebrare la messa, e a far visita agli ammalati e agli anziani. Ed è proprio con questi ultimi che padre Vico ha un rapporto speciale da quasi tre decenni. «All’inizio degli anni Ottanta – ci racconta – i miei superiori mi chiesero di verificare se ci fosse la necessità di una casa di riposo per gli italiani in Inghilterra. Con l’aiuto di un Comitato facemmo delle ricerche che ci portarono a concludere come gli oriundi italiani entrati nella terza età, stessero aumentando, e molti, ancora con problemi di lingua, non avessero in alternativa che l’inserimento in strutture di accoglienza inglesi. Appena ottenuta l’approvazione dall’Ordine, iniziò la ricerca dell’immobile. Fu individuato in un ex ospedale privato nell’Hertfordshire. Non avevamo una sterlina, ma evidentemente la Provvidenza voleva che acquistassimo questo edificio poiché, nel giro di poco tempo, grazie alla generosità della comunità italiana, riuscii a raccogliere la somma necessaria».
Le attività commerciali, in particolare di ristorazione, risposero all’appello di padre Vico, e contribuirono a tal punto che si poterono iniziare quasi subito i lavori per il restauro. «Poi, grazie alla segretaria del nostro Comitato per Villa Scalabrini, ottenemmo un’ingente somma dalla Comunità Europea, tanto che nel 1986 potemmo accogliere i primi anziani». Padre Vico li ricorda tutti questi ospiti della sua «Casa»: amici di un tempo rimasti soli o prigionieri del morbo di Alzheimer, persone brillanti condannate all’immobilità, uomini forti ridotti a uno stato semi-vegetativo, ognuno amato e rispettato, per la sacralità della persona, da lui come dalle suore dell’Ordine delle Figlie di Nostra Signora della Misericordia che lo affiancano nella sua difficile missione.
«Qualche anno dopo – continua lo scalabriniano – fu necessario un ampliamento per far fronte alla grande richiesta di posti letto. Decisi di tentare la sorte ancora con Bruxelles, e riuscii a ottenere la cifra che ci serviva. Il mio motto, d’altronde, è sempre stato: «non si potrebbe fare ma si deve fare». Una volontà e un coraggio che vennero notati anche dall’ex Presidente della Repubblica Italiana, Scalfaro, che, in visita a Londra nel 1998, dopo aver conosciuto l’artefice di tanto successo, disse al suo segretario personale che quella sarebbe stata la filosofia da applicare anche alla politica. La soddisfazione di padre Vico non è tanto l’aver smosso dei colossi come la Comunità Europea quanto l’aver potuto offrire un aiuto concreto ai nostri connazionali, specie a coloro che necessitano di cure molto impegnative e costose:
«Sono i servizi sociali inglesi che ci segnalano i casi più bisognosi, conoscendo il nostro livello di assistenza nonché il vantaggio della comunicazione in italiano, e si sobbarcano i costi della permanenza che nella maggior parte dei casi è fino alla morte dell’ospite-paziente». Oggi Villa Scalabrini vanta cinquantatré stanze dotate di ogni comfort, oltre a una grande area comune e a un maestoso parco immerso nella tranquillità della campagna inglese, utilizzato anche per organizzare grandi feste a favore della raccolta di fondi. Chi vive a Londra da un po’ di tempo, conosce senz’altro la «scampagnata» di fine giugno che attira ancora oggi migliaia di italiani con i loro figli e nipoti, provenienti da tutta l’Inghilterra, e che con i banchetti dei dolci tipici, gli articoli da regalo e perfino le sementi di frutti e ortaggi italiani, la lotteria, le danze, i tornei di calcio, fanno rivivere le tipiche feste italiane concentrandovi l’essenza della nostra tradizione popolare.
«Nel corso degli anni – aggiunge padre Vico – ci sono stati anche pazienti inglesi, maltesi e portoghesi e, tra gli italiani, abbiamo avuto tanti piacentini, veneti e siciliani, a seconda delle ondate migratorie degli anni Cinquanta e Sessanta provenienti dalle relative regioni italiane». La Villa è intrisa di cultura italiana: dalla televisione satellitare che trasmette il telegiornale, alla musica che di tanto in tanto viene fatta ascoltare agli ospiti, al cibo, ai giornali. «Questa è diventata ormai casa mia – confessa padre Vico – poiché ci vivo da 25 anni, ed è qui che vorrei finire i miei giorni anche se, di quando in quando, torno ancora in Italia a trovare i miei fratelli». Originario di Rossano Veneto, in provincia di Vicenza, padre Vico aveva dieci fratelli di cui alcuni trasferitisi in Australia. Egli stesso, nel vero spirito degli Scalabriniani, sempre vicini al mondo dell’emigrazione, dopo l’ordinazione sacerdotale iniziò come cappellano a viaggiare sui transatlantici del Lloyd Triestino che salpavano dal porto di Genova alla volta dell’Australia e delle Americhe. All’inizio degli anni Cinquanta risalgono i suoi primi ricordi a contatto con gli italiani che abbandonavano il proprio Paese con la nostalgia che li avrebbe accompagnati per tutta la vita. Avrebbe continuato a navigare, padre Vico, che amava confortare i suoi connazionali e accompagnarli verso nuove destinazioni, ma dovette smettere per motivi di salute, e approdò a Londra dove, scoprendosi manager dalle grandi doti imprenditoriali, costruì la Chiesa italiana di Bedford per poi, qualche anno dopo, dedicarsi al suo più grande progetto che ha dato lustro alla comunità italiana d’Inghilterra.
«Ancora oggi – aggiunge – viviamo della raccolta di fondi attraverso varie attività e, soprattutto, grazie alle donazioni della nostra comunità che continua a dimostrare il proprio legame anche a quegli italiani che hanno preparato il terreno ai tanti giovani che oggi vengono a Londra per motivi di studio o di lavoro, finalmente rispettati e accolti benevolmente in ogni parte del mondo».
Padre Vico non manca mai di partecipare alle feste organizzate dalle associazioni dei suoi corregionali, e anche alla festa dei Parmigiani Valtaro che inizia solo dopo la sua benedizione ai presenti. Quali altri programmi può avere un ottuagenario in gamba come lui? «Il Paradiso, spero!», ci risponde. Siamo certi che questo sia anche nei programmi dell’Altissimo ma vorremmo umilmente chiedergli di lasciarci ancora un po’ padre Vico per continuare a donare «con quel tacer pudico che accetto il don ti fa», come diceva Manzoni. Per ulteriori informazioni: www.carehomesuk.net/villascalabrini/index.html