Vita nuova per Altichiero

A colloquio con Gianluigi Colalucci, curatore dei restauri che ci stanno restituendo un capolavoro della seconda metà del Trecento non molto conosciuto.
06 Maggio 1997 | di

Torna a risplendere uno dei più bei capolavori del complesso monumentale della basilica del Santo di Padova. Iniziato un anno fa, si concluderà  entro l`€™estate il restauro degli affreschi dell`€™oratorio di San Giorgio che si affaccia sul sagrato del santuario. Gli affreschi sono stati dipinti da Altichiero da Zevio alla fine del Trecento, per quello che fu il mausoleo della famiglia Lupi di Soragna. Il loro restauro, inserito fra le iniziative dell`€™ottavo centenario della nascita del Santo, è un evento culturale che si colloca in un più vasto progetto di tutela e valorizzazione dell`€™intero patrimonio antoniano.

I lavori, commissionati dalla Veneranda Arca del Santo e sponsorizzati dalla Banca antoniana popolare Veneta, sono condotti dal professor Gianluigi Colalucci, già  capo restauratore dei Musei Vaticani dal 1979 al 1994 e attualmente consulente per il restauro delle pitture presso la stessa istituzione. Lo affianca la condirettrice dei lavori Daniela Bartoletti. Il curriculum professionale di Colalucci è tra i più prestigiosi nel settore, tant`€™è vero che a lui, nel 1980, è stato affidato l`€™incarico del restauro degli affreschi di Michelangelo nella Cappella Sistina. Dal 1995 cura il restauro del San Giorgio a Padova.

Msa. Professore, qual era lo stato di conservazione degli affreschi?

Colalucci. Alcune parti erano ben conservate, altre molto rovinate. Si sa che la cappella ai tempi di Napoleone è stata usata come carcere e i soldati non l`€™hanno certo rispettata, gravi danni agli affreschi della volta sono venuti da infiltrazioni di acqua provenienti dal tetto mentre l`€™umidità  di risalita ha danneggiato alcuni affreschi della parte inferiore. Ci sono, poi, sostanze usate in passati restauti che, purtroppo, costituiscono un problema, perché si sono alterate, in certi casi in modo irreversibile, e abbiamo dovuto tentare di rimuoverle.

Quali sono stati gli interventi eseguiti e le difficoltà  incontrate per questi restauri?

Gli interventi hanno interessato il consolidamento degli intonaci, perché rischiavano di staccarsi. È molto avanti la pulitura degli affreschi, cioé la rimozione di sostanze estranee aggiunte o depositatesi naturalmente. Dopo la loro pulitura, si è passati alla stuccatura, ovvero alla chiusura di buchi e lacune formatisi, sempre in seguito ai diversi interventi dei restauratori: per fissare gli intonaci erano stati usati migliaia di chiodi di rame o di ottone.

Avete trovato sorprese eseguendo questi lavori?

Sorprese particolari non ce ne sono state. Gli affreschi erano tutti leggibili fin dall`€™inizio.

Che ruolo ha avuto l`€™Altichiero pittore nel panorama artistico e culturale del Trecento?

Sicuramente ha svolto un ruolo importante nel panorama artistico di quel tempo. Io non sono storico dell`€™arte né specialista di questo periodo, però, come restauratore conosco le tecniche antiche, la materia. Certamente ha avuto un ruolo importantissimo soprattutto nella Padova della fine del Trecento, dove c`€™era una fioritura notevolissima di artisti che prendevano, comunque, spunto dall`€™arte di Giotto e che hanno continuato a lavorare interpretando questa pittura in chiave moderna. La pittura di Altichiero è molto interessante per l`€™impostazione cromatica e per quel continuo riferimento alle architetture che molto spesso riprende da quelle esistenti nella Padova del Trecento. Qui le possiamo ritrovare, anche se viste attraverso l`€™occhio di un pittore. La grande attenzione alle architetture è una cosa che troviamo anche in Giusto de`€™ Menabuoi, sempre qui a Padova, ed è anche lui della fine del Trecento.

Dalla Sistina al piccolo oratorio di San Giorgio: quali analogie e quali differenze?

Niente di particolare. Parlo non dal punto di vista tecnico, ma dal punto di vista della gestione dell`€™operazione che per la Cappella Sistina è durata quattordici anni. E soprattutto del recupero e della restituzione di un`€™opera del Michelangelo che, pur essendo sotto gli occhi di tutti, non era in origine come è arrivata a noi. Era stata alterata nel tempo, ma su di essa si era formata una cultura, nell`€™Ottocento e anche nei primi del Novecento. Il problema era di recuperare la pittura originale e restituirla, dando giustificazione del perché si è lavorato in un certo modo. Nel restauro non c`€™è una nostra interpretazione né aggiunte dei restauratori. È la pittura del Michelangelo molto ben conservata. Dal punto di vista tecnico è stato un restauro anche più semplice di questo dell`€™oratorio di San Giorgio, oggettivamente più impegnativo: gli affreschi sono meno ben conservati e ci pongono problemi che non abbiamo avuto per la Cappella Sistina. Un restauratore deve riportare al meglio, senza manomissione di alcun genere, qualunque opera gli venga affidata. La differenza fra Michelangelo e Altichiero è enorme, ma con affinità  interessanti. Per esempio, gli accostamenti di colore in Altichiero li ritroviamo in Michelangelo. Questo significa che una cultura del colore ha camminato nel tempo e ciò rende ancor più ingiustificato l`€™allarme suscitato quando è stato pulito l`€™affresco di Michelangelo e sono venuti alla luce quei colori, quegli accostamenti. Sono la cosa più naturale che si potesse trovare.

Il mausoleo dei Lupi di Soragna

L`€™oratorio di San Giorgio, affacciato sul sagrato della basilica del Santo, fu fatto edificare come mausoleo di famiglia nel 1377 da Raimondino Lupi di Soragna, il quale affidò la decorazione pittorica dell`€™edificio al veronese Altichiero da Zevio, che già  aveva realizzato uno splendido ciclo di affreschi nella cappella di San Giacomo all`€™interno della basilica.

Il complesso programma iconografico degli affreschi, eseguiti dall`€™Altichiero tra il 1379 e il 1384, rispecchia appieno la personalità  del committente. La parete Est dell`€™oratorio è, infatti, interamente dedicata a san Giorgio un defensor fidei dall`€™iconografia legata alle crociate.

L`€™omaggio a san Giorgio, atleta di Cristo e guerriero crociato, s`€™intreccia e si completa sulla parete Ovest, con le storie delle sante Lucia e Caterina martiri della fede. Nella parete Nord scene del Nuovo Testamento: la scelta degli episodi evangelici risulta un evidente omaggio a Maria. Sulla parete Sud l`€™imponente e drammatica crocifissione sovrastata dalla gotica incoronazione della Vergine con processione gentilizia al trono. La crocifissione ricorda quella più grandiosa affrescata nella cappella di S.Giacomo in basilica.

 

Visite guidate

È possibile visitare il cantiere del San Giorgio guidati dal professor Luca Baggio, del Centro Studi Antoniani, e dalla restauratrice Costanza Martinelli, collaboratrice del professor Colalucci. Le visite guidate al cantiere dell`€™Oratorio di san Giorgio sono previste ogni giovedì dalle ore 10.00 alle 12.00. È necessaria la prenotazione presso il Museo antoniano: tel. 049/8225656 - fax 049/8753911).

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017