Vita su ordinazione
Scienza al bivio. Il codice della vita sta per essere svelato. Cosa attende l'uomo del terzo millennio: la liberazione dalle malattie o la dipendenza da multinazionali e ricercatori senza scrupoli?
È cominciato tutto con un film, ma si sa come la realtà finisca sempre per essere più stupefacente della fantasia. Si intitolava «I ragazzi venuti dal Brasile», e raccontava della clonazione del genotipo di Hitler, allo scopo di produrre un «fuhrer» per il futuro.
Non è più solo un incubo di celluloide: da quando, all'inizio degli anni Settanta, Paul Berg ipotizzò la possibilità di saldare tra loro frammenti di cromosomi diversi, quella che conosciamo col nome di «ingegneria genetica» ha fatto passi da gigante; e chi se ne intende assicura che siamo appena agli inizi.
Berg era uno dei più abili biochimici del mondo nella manipolazione del Dna, e cioè la macromolecola che in ogni organismo vivente contiene le istruzioni necessarie per riprodurre la vita. Ma quel suo ruolo da apripista sollevò da subito allarme e preoccupazione tra gli stessi scienziati: tanto è vero che, per la prima volta al mondo, decisero di riunirsi per discutere la regolamentazione della loro stessa attività , cosa che fecero ad Asilomar, negli Stati Uniti, nel - 75, decidendo di redigere delle norme per definire le limitazioni riguardanti l'utilizzazione delle tecniche del Dna ricombinante.
Ma da allora la ricerca ha camminato così in fretta da rendere logore e superate tutte le regole; e le cronache dei giornali se ne sono occupate ripetutamente. Spiega John Harris, un inglese che insegna Etica e Politiche sociali all'Università di Manchester: «Siamo alla vigilia di una nuova rivoluzione di proporzioni enormi, quella della biologia molecolare. Essa ci darà la capacità di guidare e di controllare l'evoluzione umana in misura fino ad oggi impensabile. Ci consentirà di costruire nuove forme di vita su ordinazione, forme di vita di ogni tipo».
Per capire di cosa si tratta, basterà ricordare il caso che lo scorso anno ha fatto davvero rumore: in Gran Bretagna è nata per clonazione una pecora chiamata Dolly, e un giornale inglese ha titolato «Tra due anni i primi cloni umani». Insomma, «noi oggi siamo in grado letteralmente di cambiare la natura degli esseri umani». E questo perché le tecnologie legate all'ingegneria genetica ci mettono in condizione di combinare i pregi (ma anche i difetti, naturalmente) di specie diverse, programmando combinazioni di attributi nuovi che non erano mai comparse in nessuna specie particolare. Possiamo farlo sugli animali, e anche - e qui sta il punto - sull'uomo.
Modificare l'individuo e la specie umana, insomma. Fa paura al solo parlarne, ma il problema in realtà è molto più complesso: perché se una faccia della medaglia è quella di creare in laboratorio dei mostri, l'altra è di segno esattamente opposto, e consiste nella possibilità , ad esempio, di applicare queste sofisticate tecnologie all'assistenza medica dei pazienti in generale, o alla cura e alla prevenzione di disastrose malattie ereditarie.
Insomma, accanto allo scenario di far nascere a piacimento la copia fedele di persone viventi o addirittura scomparse, c'è anche quello legato a una serie di prospettive terapeutiche: all'orizzonte si profila infatti la possibilità di eliminare una volta per tutte centinaia di malattie genetiche che ancora oggi rientrano tra le patologie senza cura.
Certo, ci si addentra in un campo così complesso che ogni caso costituisce una storia a sé, e ognuno va valutato e pesato di volta in volta. Allora ha ragione Harris quando sostiene che la decisione che ci tocca prendere, di fronte alla manipolazione della vita, non è se usare o no questo potere, ma come e in che misura servircene. E in questo senso il dibattito è appena aperto.
Intervista al cardinale Ersilio Tonini L'intelligenza al servizio dell'etica Instancabile comunicatore in televisione e attraverso i principali organi di informazione italiani, noto al grande pubblico per la sua sottile capacità di cogliere tra le righe i grandi mutamenti del nostro tempo, ma pronto anche a dare risposte concrete e talora provocatorie ai grandi interrogativi che scuotono le coscienza dell'uomo contemporaneo, il cardinale Ersilio Tonini è diventato negli anni un grande esperto di questioni legate alla bioetica. Msa. Eminenza, ingegneria genetica e vita umana. Per la Chiesa cattolica ci sono, in questo campo, una scienza buona e una scienza cattiva?Tonini. L'ingegneria genetica, ad esempio quella sulle cellule somatiche, è una cosa buona e sacrosanta: è un dovere morale contare sulla ricerca scientifica, specialmente sul Dna, se ci sono speranze di alleviare le sofferenze umane. Invece per quanto riguarda l'ingegneria genetica sulle cellule germinali, evidentemente sarà possibile soltanto più tardi, quando si avrà la sicurezza che, intervenendo dentro il Dna germinale, non si rischia di creare dei mostri. È comunque assolutamente illecito ciò che tende a manipolare l'identità umana. Su questo tema la chiesa ha già dato le sue direttive. Diciamoci la verità : la morale, l'etica, non è la scienza dei «no». La morale, l'etica già nella concezione dei greci, e molto più nel concetto della Bibbia, è la tensione dell'animo e dell'uomo verso la perfezione di sé. Nel concetto biblico, nasciamo con un materiale grezzo che poi dobbiamo costruire noi, che dobbiamo riportare alla perfezione. La morale è quindi la scienza del perfezionamento della vita umana, e questo è un aspetto splendido. Fino a che punto ricerca e tecnologia farmaceutica sono eticamente super partes ? Non c'è il rischio che dietro alla scienza buona si nascondano gli appetiti delle grandi multinazionali che operano nel settore medico-farmacologico?La ricerca scientifica deve rendersi conto che proprio nel momento in cui opera alla radice della vita umana, in quel momento ha una missione sacra. Allora, quel principio dev'essere il punto di riferimento. Posto questo, ben vengano anche le multinazionali. Oggi senza multinazionali non si fa nulla, oramai è tutto «multinazionale». La globalizzazione è una delle grandi promesse del futuro, pur con tutti gli inconvenienti che dovranno essere rimediati dal mondo politico. Qual è la motivazione di questo, che sembrerebbe un inno da parte mia? La vittoria sulle grandi malattie e sui morbi disastrosi sarà possibile soltanto quando la ricerca scientifica avrà strumenti sufficienti, finanziamenti sufficienti, perché le ricerche sono costosissime. Io ritengo che ne valga la pena purché intervenga il mondo politico - e quando dico «mondo politico», intendo dire il «mondo politico, legislativo e giudiziario» - per evitare l'appropriazione di alcune conquiste, e soprattutto per evitare che la conquista vada soltanto in direzione di alcune malattie, magari le più diffuse, trascurando le altre più rare, che però meritano attenzione. È eticamente accettabile la clonazione di singole parti del corpo umano, che in talune circostanze potrebbe rivelarsi addirittura indispensabile: pensiamo a un cuore, a un fegato, oppure a un arto?Partiamo pure dalla premessa che la clonazione della persona è veramente cretina, oltre che sbagliata, perché ci si fanno delle illusioni. La madre che ha perso un bambino, o un ragazzo di 18 anni, e che ne vuole la clonazione, non avrà mai l'individuo che è morto. Avrà un bambino, e non sarà mai l'altro, avrà un altra esperienza, tutt'altra cosa. Parto da un dato di questi giorni, quando si è sparsa la notizia che si è riusciti a far crescere l'osso di un dito, qualcuno si è scandalizzato. Ma se io posso sostituire un pezzo di osso del femore con dell'acciaio, perché non posso far crescere l'osso? Se clonazione di un tessuto volesse dire produrre degli embrioni per averne dei pezzi, è chiaro che verrebbe sacrificata la vita di un embrione per salvare un'altra vita. E questo significa distruzione di una persona per salvarne un'altra. Ma dove si può replicare solo un tessuto, nessuno vieta che questo sia possibile. |
Alessandro Bettero