Volontariato nella propria famiglia. Giulia e sua madre
Serafina, una mamma di fede e di spirito; Giulia, una figlia che decide di stare vicino alla mamma nel momento cruciale della malattia: una bella storia di coraggio e di speranza.
Avevo conosciuto Giulia nella scuola dove insegnavo: era la «supplente», aveva spesso sostituito me per brevi assenze, e poi era stata anche collega per quasi un intero anno scolastico, quando aveva sostituito un'insegnante assente per maternità . Si era stabilito tra noi un rapporto di stima reciproca, diventato poi di amicizia sincera: lei portava l'allegria e l'entusiasmo della giovinezza, la passione per il suo lavoro ancora agli inizi, ma svolto con grande dedizione; io cercavo di darle aiuto e sostegno attingendo all'esperienza che mi deriva dall'anzianità di servizio e dalla non ancora sopita passione per questo lavoro. Fu in quell'anno che Serafina, la mamma di Giulia, si ammalò; i primi sintomi non vennero presi sul serio, ma alla fine, dopo un ricovero d'urgenza in ospedale, fu accertato quello che Giulia e il suo anziano padre non avrebbero mai voluto conoscere: un cancro allo stomaco aveva avuto tutto il tempo di svilupparsi e di minacciare la fibra forte della signora Serafina. Fu tentato un intervento chirurgico con grande fiducia di tutti. Giulia venne all'improvviso investita di grosse responsabilità , lei, figlia unica di genitori anziani che l'adoravano e vivevano per lei, perché tutto le fosse facile, la sua vita serena, sicura.
La madre di Giulia aveva una profonda fede religiosa unita, tuttavia, a un senso quasi scanzonato della vita, che la portava ad avere una totale fiducia in tutto ciò che la vita stessa, come dono di Dio, poteva portare; il senso della provvidenza che se ti riserba una sofferenza, ti darà certamente anche le risorse per affrontarla e superarla. Fu con questo atteggiamento che lei affrontò l'intervento e la convalescenza successiva, riuscendo a comunicare a Giulia una grande forza per affrontare sia il disagio fisico e materiale, collegato alla malattia della mamma, sia il senso di scoramento e d'impotenza nei confronti del padre, che si chiudeva sempre più in se stesso. E così la malattia sembrò sconfitta.
L'anno successivo Giulia vinse un concorso e quindi si trasferì in un'altra scuola abbastanza lontana da casa; spesso i genitori andavano a trovarla e si fermavano da lei per starle vicini. La lettera che Giulia mi scrisse in occasione del Natale di quell'anno, mi procurò una grande soddisfazione, perché mi parlava dei suoi alunni in tono entusiasta, mi ringraziava per tutto quello che diceva di aver imparato nella mia scuola e soprattutto perché mi comunicava che la sua mamma si era ristabilita e ringraziava il Signore per tutte le meraviglie dell'esistenza: aveva incontrato tante persone nuove che le volevano bene, aiutava il parroco del paese nel catechismo e assistenza ai malati, organizzava spettacoli per coinvolgere i ragazzi anche dopo la scuola; non avevo mai ricevuto auguri più graditi!
L'anno successivo, tuttavia, il male si risvegliò e nonostante la forte fibra e i temperamento ottimista di Serafina, ben presto fece precipitare la situazione. Giulia si trovava di fronte a un dilemma: lasciare il lavoro per assistere la madre? affidare ad altri il compito di starle vicino? Alla fine - mi raccontò quando andai a trovarla (dopo che avevo saputo della scomparsa di Serafina) - decise che era più importante la madre, e quindi chiese un mese di aspettativa per poter dividersi tra casa e ospedale, durante gli ultimi giorni di vita della mamma. Serafina, fino all'ultimo volle essere spiritosa per far coraggio alla figlia, al marito e anche a tutti coloro che andavano a trovarla, e li salutò con un arrivederci in cielo. Mentre ascoltavo il racconto di Giulia, ero commossa e orgogliosa di essere lì con una ragazza - si parla spesso e volentieri male dei giovani - che dimostrava di aver un grande lezione da dare a noi adulti benpensanti: il valore delle persone è oltremodo superiore a tutti gli altri valori, siano essi il lavoro o la professione o gli impegni mondani o il denaro, e che il volontariato è prima di tutto quello che si fa nella propria famiglia. Serafina, mia madre, mio padre, mia sorella, mio fratello ha bisogno di me... e io scelgo di esserci!
Ancora, mi diceva la piccola Giulia: la mamma ora ha finito di soffrire e io mi faccio una ragione della sua scomparsa pensando che ormai lei è nella pace; e penso che devo essere contenta perché ho una ancora qui con me il papà e tanti parenti, che mi potranno dare una mano in caso di necessità .
La fede di Serafina, la fede di Giulia, una splendida eredità !