A volte ritornano
«Il mondo è diventato non solo più piccolo ma anche troppo complesso e interdipendente per essere abbandonato a vecchie logiche di potenza basate sul particolarismo egoistico e sull'indifferenza verso gli altri, forestieri per definizione e nemici potenziali», scriveva recentemente sull'Osservatore Romano Giorgio Rumi.
In Italia la Lega, persa la scommessa della secessione, si sta ridimensionando ed è alla ricerca di nuove aggregazioni politiche. In Francia il movimento di Le Pen, a causa di lotte interne per la spartizione del potere, è in continuo indebolimento. Nell'Est Europa, ai dittatori stanno subentrando governi democratici. Sarebbe una vera sconfitta se oggi si sgretolasse l'Unione europea, a cui hanno già aderito 14 Paesi imprimendo una svolta all'assetto politico, sociale ed economico del continente. È un modello politico che ha radici nella storia millenaria europea, nel pluralismo culturale e nelle conquiste democratiche dei suoi popoli; un modello comunitario che ha già attirato l'attenzione di altri Paesi del mondo, soprattutto dell'America latina.
Per garantire la continuità del patrimonio di valori che l'Europa ha incarnato nella storia, nel recente Trattato di Amsterdam i 14 Paesi membri hanno sancito il diritto di sospendere una nazione se viola uno dei principi fondamentali dell'Unione, come democrazia, libertà , rispetto dei diritti umani e Stato di diritto. È una garanzia contro ogni rigurgito di populismo, sostenuto da partiti di estrema destra o sinistra ignari dei valori inalienabili che l'Europa ha maturato dopo essere stata amaramente divisa da ideologie e da conflitti mondiali.
L'ingresso del «partito della libertà » di Jà¶rg Haider nel nuovo governo austriaco ha provocato l'isolamento del suo Paese. Ma per dare una possibilità al nuovo governo e una garanzia al mondo, il presidente della Repubblica Thomas Klestil ha preteso che il neo-cancelliere, il popolare Wolfgang Schlà¼ssel, e il leader liberal-nazionalista Haider sottoscrivessero, prima dell'approvazione della loro coalizione, una dichiarazione in cui il nuovo governo riaffermava un'aderenza ai valori spirituali e morali, eredità comune dei popoli d'Europa; s'impegnava contro la xenofobia, l'antisemitismo e il razzismo; riconosceva le responsabilità dell'Austria nella tragica storia dei mostruosi delitti del regime nazionalsocialista; accoglieva, infine, il monito di stare in guardia contro ogni forma di dittatura e di totalitarismo, con l'impegno a trasmetterlo alle future generazioni.
Allargando, però, il nostro sguardo, il «caso Haider» ci suggerisce alcune riflessioni. Il successo del suo partito è certamente legato alla presa di posizione contro il milione e più di stranieri presenti in Austria. Di questi, 750 mila provengono in gran parte dalla Turchia, dalla Polonia e dalla Jugoslavia, obbligando il Paese a sostenere i costi per la loro integrazione. Il fenomeno dell'immigrazione coinvolge però tanti altri Paesi dell'Europa e del mondo. È un'emergenza che deve promuovere, da parte dell'Unione, un piano politico capace di frenare i flussi d'immigrazione selvaggia, aiutando le nazioni dalle quali tanti disperati continuano a fuggire alla ricerca di un lavoro e di un avvenire per le loro famiglie.
Problemi e gravi difficoltà per l'integrazione degli immigrati sono emersi ultimamente anche in Italia, in Francia, in Germania e in Svizzera, provocando leggi restrittive e diminuzione di risorse. Ma oltre a normalizzare i flussi e a definire le modalità di accoglienza, è necessario prevedere l'inserimento abitativo e lavorativo dei nuovi immigrati. L'obiettivo è la loro graduale integrazione nella società , con l'impegno di una costante informazione che aiuti la gente a considerare lo straniero non un potenziale nemico, ma una probabile risorsa al progresso del Paese. Anche in questo ambito, la storia dell'emigrazione italiana può fare da maestra.