Al "Messaggero" la Colomba d'oro della pace
Cari amici, vogliamo condividere con voi la gioia di alcune buone notizie. La prima. La Fondazione Archivio Disarmo ha assegnato alla nostra rivista il Premio giornalistico, sezione periodici, Colomba d'oro per la pace. La giuria era presieduta da Rita Levi Montalcini, Nobel per la medicina. Un premio prestigioso che ha segnalato, nel corso di vent'anni, l'impegno per la pace di personaggi, istituzioni e testate giornalistiche di grande rilievo, come Nelson Mandela, Gorbaciov, la Comunità di Sant'Egidio... Quest'anno, assieme a noi, e con più merito di noi, i giornalisti Giovanna Botteri, inviata di Raitre in zone di guerra, attualmente in Iraq, Robert Fisk, corrispondente dal Medio Oriente del quotidiano The Independent. Il Premio internazionale, poi, è stato assegnato a Hans Blix, ispettore capo delle Nazioni Unite nella ricerca delle armi di distruzione di massa in Iraq. Mentre a Cora Weiss, presidente di Ipb Italia, associazione per la pace e il disarmo e a Tamara Chikunova, madre contro la pena di morte e la tortura, il Premio speciale XX edizione.
Per noi si tratta del riconoscimento di un pluriennale impegno per la pace sull'esempio di sant'Antonio. In tempi drammatici e inquieti - è detto nella motivazione - la Chiesa cattolica si va confermando come una delle poche istituzioni del mondo occidentale in grado di parlare al cuore, oltre che alla ragione, degli uomini. Da sempre, all'interno della Chiesa, i francescani sono capaci di farsi ascoltare da tutti, a cominciare da quelle classi popolari per le quali la pace e la giustizia non sono un motivo retorico ma un bisogno esistenziale.
La seconda bella notizia: la consacrazione episcopale e la designazione alla diocesi di Adria e Rovigo di un nostro collaboratore, da una ventina d'anni curatore del settore Crescere nella fede - attualmente Gesù incontra - monsignor Lucio Soravito. A lui le più vive felicitazioni, nostre e di tutta la famiglia antoniana, con gli auguri per il nuovo incarico.
Ma ecco la terza bella notizia: gli amici di don Roberto Diana, anche lui nostro collaboratore, apprezzato per la sua preparazione, per la carica di umanità e di spiritualità che sapeva infondere con garbo in ogni suo articolo (era medico e si occupava di problemi legati alla terza età ), stanno raccogliendo la documentazione necessaria ad avviare il processo canonico di riconoscimento della santità della sua vita. Chi di noi l'ha conosciuto testimonia la ricchezza della sua fede e della sua carità vissute, nella duplice veste di sacerdote e di medico, con intensa convinzione e integrità , unite a grande umiltà .
Don Roberto va ad affiancarsi ad altri collaboratori del Messaggero di sant'Antonio avviati al riconoscimento della loro santità di vita: Albino Luciani, papa Giovanni Paolo I, indimenticato autore delle lettere inviate agli Illustrissimi dalle pagine del Messaggero tra il 1971 e il 1975; Luigi Rocchi, curatore di una rubrica per i malati nella quale raccontava la sua condizione di uomo braccato dal male, ma anche prezioso testimone di coraggio e di speranza. E, infine, padre Placido Cortese, direttore del Messaggero durante l'ultima guerra mondiale, arrestato dai nazifascisti nel 1944 per la sua attività a favori di ebrei e di altre vittime dell'intolleranza, finito in qualche campo di concentramento senza lasciare tracce. Se un albero si riconosce dai suoi frutti, il Messaggero di sant'Antonio non dovrebbe essere una cattiva pianta. Comunque, queste presenze sono per noi impegno a tenere sempre alta la tensione spirituale, proponendo grandi ideali del Vangelo. Che invitiamo a riscoprire in questo periodo di vacanze, per ritrovare in essi valido motivo e sostegno al nostro quotidiano affannarci.