Stati Uniti, i giovani dicono “No” alle armi.
Mai più giovani morti a causa delle armi. Mai più odio, violenza. Settemila paia di scarpe sono state appoggiate nei giorni scorsi sull’immenso prato davanti al Campidoglio, sede del congresso degli Stati Uniti. Una varietà di colori, a significare le numerose vite stroncate in giovane età e senza un perché.
Settemila, quanti sono stati i minorenni uccisi dalle armi da fuoco dal 2012, anno del clamoroso massacro nella Sandy Hook Elementary School, nel Connecticut, fino alla strage di circa un mese fa nel liceo di Parkland, in Florida.
Il memoriale è stato predisposto dagli attivisti americani che si battono per le leggi più severe sulla vendita di armi, alla vigilia dello sciopero nazionale di 17 minuti (quante sono state le vittime in Florida), indetto da decine di migliaia di giovani aderenti al movimento degli studenti.
E mentre centinaia di manifestanti si sdraiano per protesta a terra al grido di «Am I next»? (Sarò io il prossimo?), assume particolare importanza il gesto simbolico di Scott-Dani Pappalardo, l’uomo che, profondamente colpito dall’ultima strage, ha deciso di sbarazzarsi del suo fucile AR-15 tagliandolo a metà con una sega elettrica.
«One less», ha dichiarato l’uomo. Ora ce n’è una in meno. «Perché – ha detto – il diritto di possedere un’arma non vale di più della vita di una persona». La speranza è che in molti seguano il suo esempio.