Addio a padre Luciano
Quando prendeva un aereo e si recava a incontrare gli amici e i devoti di sant’Antonio ai quattro angoli del globo, per diffondere il verbo e la testimonianza umana ed evangelica del Santo di Padova, padre Luciano Segafreddo era solito mettere poche cose nel suo bagaglio. «Al resto – ripeteva ogni volta – ci penserà la Provvidenza». E, in effetti, le sue frequenti trasvolate oceaniche sono sempre state munifiche di doni spirituali e di contatti umani, e hanno contribuito a ramificare e a consolidare i rapporti tra la Basilica di sant’Antonio e le comunità italiane nel mondo. Padre Luciano sapeva che lo spazio era ridotto, e così infilava in valigia quante più copie gli era possibile dell’ultimo numero del «Messaggero di sant’Antonio – Edizione italiana per l’estero» di cui è stato direttore per oltre un quarto di secolo. Una passione bruciante, la sua, per il giornalismo. Nata precocemente ed evolutasi nei decenni della sua vita, lunga e proficua, attraverso il moltiplicarsi di autorevoli collaborazioni editoriali, e grazie anche a un’ampia attività multimediale: dai libri agli audiovisivi, dal seguitissimo programma radiofonico «Incontri» fino a internet. Perché se c’era qualcosa su cui aggiornarsi, soprattutto in fatto di risorse tecnologiche per l’evangelizzazione, padre Luciano non si tirava mai indietro. E non smetteva di far sentire la sua voce autorevole nel corso di convegni e di meeting internazionali, molti dei quali organizzati e promossi dallo stesso «Messaggero di sant’Antonio – Edizione italiana per l’estero». In tali occasioni ha più volte ribadito l’urgenza di porre sempre al centro del dibattito pubblico, i valori della tolleranza e del multiculturalismo.
Italiani all’estero:
risorsa straordinaria
Seguendo le orme di sant’Antonio, padre Luciano ha percorso le vie del mondo, dal Canada al Brasile, dalla Germania all’Australia, cercando – e spesso trovando – i segni della speranza e della bontà, della fede e della carità che, al suo ritorno, diventavano materia per i suoi saggi, e spunti per le sue interviste e i suoi articoli pubblicati su questo mensile. Cordiale, competente, sempre attento alle relazioni con gli abbonati e gli associati che ha saputo coltivare fino al suo ultimo incarico in Basilica, padre Luciano ha avuto costantemente un occhio di riguardo per chi si era impegnato nel dare lustro all’Italia nel mondo, per i migranti italiani, per i loro discendenti, per i religiosi attivi accanto ai nostri connazionali espatriati. Ha sempre creduto fermamente, con largo anticipo sui tempi – e, probabilmente, tra i pochi e tra i primi – che la comunità italiana e italofona all’estero fosse una risorsa straordinaria per il nostro Paese, e una dimostrazione tangibile del talento che la nostra identità e cultura hanno saputo trapiantare e mettere a frutto nei cinque continenti. Proverbiale la sua simpatia per i giovani italiani nel mondo, discendenti di seconda e di terza generazione, che ha sempre incoraggiato e sostenuto, di cui ha raccontato e valorizzato le vicende personali e familiari, raccogliendo anche le istanze delle innumerevoli associazioni italiane di emigrazione, presenti a ogni latitudine, e stringendo solidi rapporti con le Missioni cattoliche italiane all’estero e con gli Scalabriniani di cui ha ripetutamente apprezzato l’instancabile impegno sul fronte dell’aiuto ai migranti. Non ultima, va ricordata la sua amicizia con gli alpini e con la loro associazione nazionale di cui è stato amico e sostenitore.
Una preziosa
eredità
Padre Luciano metteva a disposizione le sue competenze quando un’istituzione pubblica o una fondazione gli chiedevano un parere oppure un’analisi sull’evoluzione della presenza italiana fuori dai confini nazionali, e delle cui trasformazioni aveva imparato a decifrare le tendenze e le sfumature, con senso critico e spirito propositivo. Con la scomparsa di padre Luciano si chiude probabilmente una stagione eccezionale e irripetibile nella storia dei mass media di lingua italiana nel mondo. Quella che ha accompagnato i nostri flussi migratori, soprattutto all’indomani della fine della Seconda Guerra mondiale. Ma, nel frattempo, se n’è aperta un’altra. Siamo persuasi, infatti, che il suo contributo in termini di idee e di approfondimenti, di partecipazione a confronti e dibattiti, di cui è sempre stato uno strenuo e instancabile fautore, sia la più preziosa eredità del suo pluriennale e infaticabile impegno francescano come giornalista, comunicatore e frate del Santo di Padova.