Oltre il vile denaro
Siamo tutti, o quasi tutti, preda facile dei mass media, delle mode, del denaro, vittime della voglia di primeggiare. Possedere cose nuove, abiti firmati, colorati o neri, secondo i dettami dell`ultima moda, i telefonini più sofisticati, le televisioni con gli schermi sempre più spaziosi, i walkman all`ultimo grido e così via. Finché la moda coinvolge le persone, mai paura: cambieranno i gusti e subito, obbedienti, ci vestiremo in altro modo, sentiremo prepotente il bisogno di cambiare telefonini o altro.
Ma quando a esserne coinvolti sono mobili, oggetti di chiesa, allora la faccenda si complica. Ricordo che dopo il concilio ci si doveva liberare dei vecchi arredi antichi: si pensava fosse sufficiente questo per indicare la conversione dei cuori. L`intenzione era ottima, ma quanti disastri per l`ignoranza di tanti!
Nei pressi di un santuario dedicato alla Madonna, in Francia, ho trovato, gettate nel letamaio, due splendide statue di legno del XVIII secolo, raffiguranti santa Teresa e san Giovanni della Croce. Gettate tra i rifiuti, aspettavano di essere bruciate. I loro occhi parevano ancora immersi nella visione del Signore, aperti sul cielo, ed eccoli lì, insozzati dalle galline e dagli altri animali da cortile.
Dopo avere parlato con il sagrestano, fiero della sua operazione di pulizia della chiesa ordinata dai superiori, mi sono portata a casa le statue. La mattina dopo sono andata da un religioso a chiedere consiglio. Tenerle? Me ne sentivo indegna. Il consiglio del religioso fu perentorio: andare dal priore, spiegargli l`accaduto e chiedere il prezzo in denaro delle antiche statue. Solo questo...
Lo feci, ma con il cuore turbato: possibile che non ci sia alcun modo di valutare la bellezza di qualcosa al di fuori del denaro? Tutto ha solo un valore commerciale? Oggi le statue sono al museo: non in un angolo tranquillo ad aspettare la visita di qualcuno che sa chi erano i due santi raffigurati e come sia stata preziosa e benedetta per l`umanità intera la loro presenza, ma solo lì, per essere viste a pagamento.
Non lontano da qui, ci sono state lotte furibonde per un`umile statua del Sacro Cuore posta sopra il tabernacolo di una chiesa. Ho visto un frate dire piangendo: «I bambini non potranno più mandare baci a Gesù». Mentre altri si agitavano per fare nelle chiese il vuoto di tutto, creando spazi asettici, più simili all`anticamera di una clinica che a un luogo dove uno ama sedersi in solitudine per entrare in se stesso e ritrovare l`amico silenzioso.
Oggi, nei mercatini rionali dell`antiquariato trovi immagini di ogni tipo: del Sacro Cuore, della Madonna, degli angeli custodi, assieme ad arredi religiosi di vario uso...
Ogni prima domenica del mese vado a uno di questi mercatini così belli, dove riposano, tra oggetti di plastica, vecchi piatti o vasellami preziosi, le sagome di qualche «folle di Dio». Spesso, colma di tenerezza improvvisa, se le finanze me lo permettono, acquisto le immagini del Sacro Cuore o di sant`Antonio e, dopo averle baciate, le regalo.
Beati i tempi in cui era un onore attaccare al muro questi umili segni della pietà . Si sapeva ancora giungere le mani davanti ad essi per innalzare il cuore oltre la banalità del denaro nella quale sappiamo così bene adagiarci, e nella quale i mass media godono tenerci, dopo averci ridotti al ruolo di consumatori, buoni solo a riempire le tasche di chi così diventa sempre più ricco e non si vergogna di vantarsene.
Oggi i ladri non si pentono più. Dirigono il mondo e noi li seguiamo a bocca aperta, gialli d`invidia. Come potremo ascoltare e capire ancora la parola del Signore che ha detto: «Non si può servire Dio e Mammona»? L`uomo che vive nella prosperità non comprende, è come gli animali che periscono.
Ci sono fortunatamente tanti cristiani che hanno capito che il tempo per accumulare solo per se stessi e famiglia, è finito. Hanno fatto loro il messaggio di Paolo VI e Giovanni Paolo II: non si può, senza che rimorda la coscienza, accumulare solo per sé e andare a nutrirsi del pane consacrato. La condizione, senza la quale non si può dire ancora: «Padre Nostro», è la condivisione volontaria di ciò che si ha con chi non ha. Non è più possibile ` Dio non lo perdona ` l`egoismo mostruoso che consente di gestire proprietà sconfinate mentre popolazioni intere sono decimate.