I mercanti di schiavi

10 Gennaio 1999 | di

Cari lettori, non vi chiamo amici per non peccar di presunzione ma spero che lo diventeremo: amici. Sono consapevole d'essermi assunto una responsabilità  pesante accettando l'invito della Direzione a subentrare a un giornalista straordinario qual è stato Guglielmo Zucconi, saggio e spiritoso nel contempo. Ho accettato perché sono un vecchio cronista che considera il giornalismo un servizio. Ho accettato perché credo nella forza della parola. La gente ha sete di autenticità . Credo più ai testimoni che ai maestri. E se credo ai maestri è perché sono testimoni. Grande testimone di questo nostro tempo, drammatico maestro di vita, è papa Wojtyla. Guai a coloro che «per sete di guadagno speculano sulla miseria di tanta povera gente», ha detto nell'Angelus dell'ultima domenica di novembre. Anatema contro i mercanti di schiavi, uomini senz'anima che traghettano dall'Albania all'Italia i reietti della terra per i quali il nostro paese è «Lamerica». L'infamia dei cosiddetti scafisti che gettano in mare bambini strappati alle madri, per rallentare l'inseguimento delle motovedette italiane, ha turbato il Papa. Amaramente sdegnato, a somiglianza d'un vecchio profeta biblico, egli ha scandito nel silenzio attonito di piazza San Pietro: «Quelle morti sono destinate a pesare sulle loro coscienze».

Poi, da sacerdote pietoso, Giovanni Paolo II ha levato una preghiera in suffragio delle vittime, mentre, da attento capo di stato, ha detto ai governi di agire, subito e con forza, «per impedire [simili] traffici disonesti».

Il 10 del passato novembre, il nostro ministro dell'Interno, signora Jervolino, ha firmato, col rappresentante di Tirana, un programma anti immigrazione clandestina. Prevede, fra l'altro, la presenza di forze di polizia italiane a Valona, il principale porto di imbarco dei clandestini diretti in Puglia, per impedire e/o stroncare all'origine il lurido traffico di carne umana. Finora quell'accordo-programma è rimasto lettera morta. Perché? Ha domandato la signora Jervolino. Risposta: il Parlamento albanese non ha avuto «ancora» modo di varare la legge ad hoc. Ineffabile risposta. Tanto ineffabile da far nascere il sospetto che le solite «forze occulte» si diano da fare in difesa d'un multimiliardario traffico mafioso.

«Le leggi son, ma chi pon mano ad elle?», si domandava Dante, e del resto se certi uomini non riescono a vedere nell'altro nemmeno se stessi è impossibile immaginare che possano rispettare i diritti della persona.

Natale è dietro le nostre spalle, fra 365 giorni entreremo nel nuovo millennio, ma dubito che nell'anno del Giubileo cambi il destino di chi non ha né pane né libertà . E a pagare più di tutti saranno, come sempre, gli innocenti bambini. Erode non è mai morto, ha soltanto cambiato nome: ora si chiama sterminio per fame, ora si chiama epidemia di malaria, ora si chiama pedofilia, ora si chiama embargo, e così via. Ogni trenta secondi, nel mondo, muore una persona. Ammazzata. Da un proiettile. Dalla fame. Ogni anno, quaranta milioni di bambini non vengono registrati alla nascita: innominati, non hanno diritto alle vaccinazioni, non possono andare a scuola. Pagano la colpa d'essere poveri.

Anche Gesù era bambino povero, per i suoi genitori non avevano posto nelle locande di Palestina. Così nacque in una stalla. Non ebbe mai giocattoli, lo attendeva la croce. Ed è questo il visibile tormento di papa Wojtyla: l'infelicità  dei bambini.

Non si può lasciarlo solo, questo grande vecchio stanco ma non domo, più Paolo che Giobbe: bisogna aiutarlo nella sua crociata per la salvezza degli innocenti. Come? Con la preghiera. Ma non è facile, sicché diremo con l'apostolo Luca: «Signore, insegnaci a pregare» (Lc 11,1).

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017