Con lo spirito giusto
Per chi è abituato al traffico, alla fretta, allo smog, al cielo bigio di città , le montagne così vicine e così verdi che incastonano Rovereto (TN), risollevano la nostalgia per la natura perduta. Armando Aste apre la porta di casa sua. È passato molto tempo da quando, insieme a vari compagni di viaggio, ha aperto diverse vie su alcune tra le mitiche vette delle Dolomiti: la parete sud della Marmolada, il Crozzon di Brenta, il Campanile Basso, la Cima Grande di Lavaredo, il Civetta, lo Spiz D'Agner, con alcune ardite puntate sulla Torre del Paine e sul Fitz Roy in Patagonia.
Altri tempi, ma l'amore per la montagna è vivo e presente ancora oggi. Lo dimostrano i pezzi di roccia esposti come argenteria in una vetrina del corridoio e le gigantografie delle cime più maestose che tappezzano i muri e troneggiano sullo scrittoio dello studio. Vette nude e sublimi che hanno certo aiutato a forgiare il carattere schivo, austero, essenziale del nostro interlocutore.
'La montagna - afferma con un pizzico di nostalgia - per me è bellezza e poesia, fonte di gioia, simbolo dell'ascendente cammino dell'uomo e del suo bisogno di riflessione e trascendenza'. Aste consiglia a tutti un contatto: 'Oggi prevale l'aspetto agonistico, si fa questo o quel percorso perché è di moda, ma sono convinto che, per chi ha dentro certi valori, anche un approccio più epidermico, quale è quello ginnico, può trasformarsi in un percorso ideale...'. Abbiamo chiesto a lui, che di montagne se ne intende, di dare qualche consiglio utile anche a noi, volenterosi e inesperti camminatori della domenica.
Msa. Cominciamo dalle cose più semplici: quale equipaggiamento?
Aste. Innanzitutto un paio di scarpe comode; non scarpette da ginnastica, ma pedule adatte a camminare. Portarsi sempre un maglione di riserva e una giacca a vento in caso di pioggia. Come alimentazione, preferire i carboidrati: due o tre panini con formaggio fuso e marmellata, o burro e marmellata, qualche frutto. Da bere: una borraccia di te o di caffè d'orzo. Evitare le bevande gasate, fredde o alcoliche. Sono, invece, utili le bevande calde, perché più dissetanti: è una cosa che ho provato sulla mia pelle, quando stavo via due, tre giorni per una scalata e avevo a disposizione una sola borraccia. Le bevande troppo fredde, inoltre, possono provocare congestioni, specie se uno è accaldato. Per cui, quando si trova una fonte, occorre evitare di buttarsi a bere immediatamente: è meglio prima raffreddarsi, lavarsi la faccia, bagnarsi i polsi, riportare un po' di equilibrio nella temperatura del corpo e poi bere a piccoli sorsi.
Come scegliere un percorso?
Per prima cosa, star lontano dai percorsi usuali, quelli più celebrati. Sono belli, ma che gusto c'è se in montagna ritroviamo la ressa di città ? Se però ci teniamo particolarmente, è meglio aspettare settembre o andarci a metà settimana. Ci sono moltissimi percorsi alternativi, magari meno conosciuti ma altrettanto stimolanti.
Tra questi sceglierne uno adatto al proprio grado di allenamento e alle proprie capacità , da fare con un comodo margine di tempo. È controproducente intraprendere un percorso di una giornata dove bisogna camminare dodici ore, se il nostro scopo non è quello di fare una performance atletica, ma di godere il paesaggio, la quiete, la bellezza della montagna. È bello prendersi il tempo per guardarsi in giro, per fare qualche sosta, e ciò è possibile solo se si ha un buon margine di sicurezza.
Come leggere i percorsi del Cai (Club alpino italiano)?
Intanto ci sono delle guide apposite che segnano i percorsi, anche quelli semplici e panoramici. I sentieri sono tutti numerati e la segnaletica è molto chiara: non si può sbagliare. In ogni buona libreria ci sono le guide alpinistiche. Le indicazioni si trovano anche sulle pubblicazioni del Cai.
Ci sono dei rischi a cui bisogna prestare particolare attenzione?
Se si tratta di una camminata rilassante, non ci sono rischi particolari, se non quello, molto generico, di non stare troppo sotto le pareti, per evitare una possibile caduta di sassi. Raramente i sentieri sono a ridosso delle pareti. L'unico consiglio che dò è di rimanere sempre uniti e di misurare il passo sul compagno più debole o più lento. La prudenza in montagna è comunque una dote necessaria, l'errore grossolano può costare molto caro.
Qualche anno fa la tragedia del Brenta e la morte di un gruppo di ragazzi di una parrocchia. Si sarebbe potuto evitare?
Col senno di poi siamo tutti bravi. Se è vero che la prudenza in montagna non è mai troppa, è altrettanto vero che esiste l'imponderabile. I ragazzi prima di partire avevano chiesto il consiglio di una guida, ma anche l'alpinista più esperto non può nulla contro certi fenomeni naturali. Per esempio, i temporali in montagna sono repentini: difficile difendersi da un fulmine o da uno smottamento improvviso. Anch'io ho portato dodici ragazzi dai 10 ai 12 anni sulla Cima Tosa, li avevo in cordata uno a uno e avevo ponderato ogni rischio. Se qualcosa fosse andato storto mi avrebbero tutti condannato.
Se qualcuno vuole azzardare una piccola ferrata?
Questo è un altro discorso. Ce ne sono di bellissime a portata quasi di tutti. Lì ci vuole un'attrezzatura minima: un cordino con due moschettoni, per potersi agganciare alle parti attrezzate (corde di acciaio, scalette), ma ci vuole anche più attenzione. Bisogna saper rinunciare al desiderio di fare una particolare ferrata: la faccio solo se mi accorgo che sono superiore alle difficoltà che incontrerò. In montagna basta sbagliare una volta sola.
Le vipere possono rappresentare un rischio?
In cinquant'anni di scalate, ho visto molte vipere, ma non sono mai stato morso. Se le lasci in pace non corri alcun rischio. Certo, anche questa è una questione di prudenza: se sono così sciocco da mettere avventatamente le mani dentro un cespuglio, è una evenienza che mi sono cercato.
E se succede?
Se si è stati morsi su un braccio o una gamba, è bene legare l'arto al di sopra del morso, per rallentare il flusso del sangue in quella zona. In ogni caso, è meglio non muoversi molto e mandare qualcuno a cercare soccorso. Perché il morso di una vipera sia mortale devono concorrere più fattori: che la vipera sia molto grossa, che l'individuo non sia in buone condizioni fisiche e abbia rapidamente mandato in circolo il veleno mettendosi, per esempio, a correre. Devo, però, dire che non ho mai conosciuto nessuno che sia morto per questo.
Che cosa fare nel caso qualcuno si perda?
Per perdersi, oggi come oggi, uno ce la deve mettere proprio tutta. Anche qui deve intervenire il buon senso: se scelgo di fare un percorso che non conosco e che non è segnalato, è buona norma voltarsi indietro di tanto in tanto per memorizzare dei punti di riferimento, un sasso, una roccia, un albero, che mi permettano di ripercorrere la strada a ritroso senza smarrirmi.