Il pane di sant'Antonio

È importante pensare a come risolvere i problemi che stanno alla radice della povertà. Ma le soluzioni non sono facili e chi è nel bisogno non può essere abbandonato. Ecco perché oggi il «pane di sant’Antonio» è ancora così attuale.
06 Settembre 1996 | di

Dare un pane a un povero sembra carità  superata, visto che oggi solidarietà  è insegnare a pescare piuttosto che donare al povero un pesce. Anche la Caritas antoniana ha fatto sua questa evoluzione della solidarietà , ma non ha dimenticato che esistono situazioni di bisogno di non facile soluzione, per cui anche un pesce dato al momento giusto «è giusto». Dar da mangiare all'affamato è ancora più necessario oggi perché la maggioranza della popolazione mondiale non ha accesso alla ricchezza e ha fame.
Rinvigorire la carità  non è per la Caritas antoniana solo una scelta obbligata, ma anche una vocazione che ha origini mitiche. Jean Rigauld, nella biografia del Santo redatta nel 1293, narra di un prodigio avvenuto a Padova dopo la morte di sant'Antonio: un bambino di appena venti mesi era annegato perché la madre lo aveva lasciato incautamente accanto a un recipiente pieno d'acqua. La donna, disperata, fece voto che «avrebbe dato ai poveri tanto frumento, quanto il peso del bambino, se il Santo lo avesse risuscitato». Il Santo compì il prodigio. Da allora nacque una tradizione chiamata «pondus pueri» (il peso del bambino): i genitori promettevano al Santo tanto pane quanto era il peso dei figli, in cambio della sua protezione. Col tempo si consolidò l'abitudine di offrire del pane in cambio di una grazia accordata.
La pratica, un po' modificata, venne istituzionalizzata alla fine dell'Ottocento, quando crebbe l'interesse per le questioni sociali e la sensibilità  verso i poveri. Sorse, così, a Padova l'«Opera del pane dei poveri»: in giorni prestabiliti i padri distribuivano il pane e, in seguito, anche altri generi di prima necessità  come legna e vestiario. Questa «Opera» funziona tuttora a pochi passi dalla basilica. Sono cambiati i poveri, che oggi sono soprattutto extracomunitari, barboni e pensionati. A chi bussa alla porta, un «buono pasto» o qualche altro piccolo aiuto non lo nega nessuno.
Sull'esempio di Padova sono sorte altre mense in Italia e all'estero. Molto attive sono oggi quelle di Milano, Roma, Bologna e Treviso. Tanto sforzo, però, non esaurisce il bisogno; anzi, in questi ultimi anni la miseria è cresciuta, soprattutto nei paesi del terzo mondo. È per questo che la Commissione giustizia dell'ordine dei francescani conventuali, con l'Appello all'azione: 1996, sprona i suoi membri a intensificare l'aiuto agli affamati di tutto il mondo. La Caritas antoniana ha accolto l'invito decidendo di finanziare quattro mense in quattro diversi paesi. In questo modo il «pane dei poveri» si spoglia del carattere simbolico e devozionale che il tempo gli ha cucito addosso e diventa pane reale, capace di alleviare le sofferenze e rinsaldare la speranza.

BORBA, AMAZONAS, BRASILE

Nel 1993 la Caritas antoniana aiutò padre Piergiorgio Albertini a costruire a Borba (Brasile) un Lar, cioè un focolare per accogliere, insegnare a lavorare ed educare i bambini di strada. In questi anni i ragazzi da 80 sono diventati 300 e il Lar ha esteso il suo aiuto anche alle famiglie, 2500 persone in tutto. Non ce la siamo sentiti di lasciarli da soli e abbiamo continuato ad aiutarli, anche se da precedenti accordi l'aiuto non doveva superare l'anno. Oggi la Caritas antoniana sostiene proprio la mensa dei ragazzi. «A pancia vuota non si può parlare di Dio - afferma padre Piergiorgio - . Me lo fece capire Riki, 8 anni, quando mi disse che se Dio era un papà  buono, perché avrebbe dovuto fargli soffrire così tanta fame? Oggi la più grande soddisfazione per me è vederli che entrano al Lar gracilini e dopo poco sono paffutelli e contenti di vivere».

CZERNIACHOWSK, RUSSIA

L'Unione Sovietica è caduta. Ma proprio nel momento in cuila gente fa finalmente la possibilità  di vivere in democrazia, la Russia sta passando la sua più grande crisi spirituale. La gente deve afrrontare nuovi problemi, ma non ci sono più punti di riferimento: né partito, né ideologia, né Dio. Settant'anni di ateizzazione hanno lasciato il vuoto. C'è povertà  diffusa e la gente non ha la forza morale di aiutarsi reciprocamente. Per questo i frati minori conventuali polacchi hanno deciso di sollecitare la cultura della solidarietà , aprendo una mensa per 85 persone: 40 bambini e 45 adulti in prevalenza anziani. Hanno per questo chiesto l'aiuto della Caritas antoniana. «Il piccolo miracolo si sta compiendo - afferma padre Czeslaw Koziol - . La gente ha iniziato a portarci qualcosa per chi sta peggio di loro: un cavolo, un paio di carote, del pane fatto in casa».

LAMARQUE, RIO NEGRO, ARGENTINA

Suor Lucia Molinari gestisce a Lamarque in Argentina una mensa per cento persone: «Bambini, mamme e nonni», precisa. A Lamarque arrivano dalle zone più povere del paese e dalle nazioni vicine un esercito di braccianti per la raccolta delle mele, molti restano perché non sanno dove andare e sono poverissimi. Non è facile aiutarli. Suor Lucia e la sua mensa sono l'unico punto di riferimento. Ci ha chiesto un aiuto ed è stata felicissima quando ha saputo di poterlo avere. Anzi, si è presa il lusso di coronare un sogno: celebrare una volta tanto con dolci e marmellata una festa di compleanno per una bambina di 9 anni, cieca, sorda, muta e spastica. Appena i bambini di strada del paese l'hanno saputo, si sono precipitati: «Quello che avevo era poco - afferma la suora - ma era tanta la gioia che abbiamo fatto come nel miracolo dei pani e dei pesci».

COPIAPà’, CILE

Il Cile è il paese che ha l'economia più dinamica dell'America Latina eppure è tra gli ultimi posti come distribuzione della ricchezza. I lavoratori sono pagati pochissimo, abbondano le persone che hanno un lavoro stagionale e che si spostano là  dove c'è bisogno al mometo. A Copiapò, dove padre Pietro Beltrame, ex segretario della Caritas antoniana, ha istituito con l'aiuto della stessa Caritas una mensa, ne arrivano circa 5 mila all'anno per le colture della frutta. Giungono senza un soldo in tasca, non sanno dove andare a dormire e mangiano solo se la gente generosamente dà  loro qualcosa. Molti sono anziani. «La mensa - afferma padre Pietro - può fornire fino a 40 pasti al giorno, ma è un vero sollievo per i più disperati. Ringrazio gli amici del Santo per avermi dimostrato ancora una volta la loro generosità . Dopo tanti anni di Caritas antoniana non ne avevo dubbio».

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017