Due momenti da vivere insieme
Vorrei condividere con voi due eventi che ci hanno coinvolto. Anzitutto, la commozione nel ricevere, la sera del 1° luglio, in piazza del Campidoglio a Roma, il Premio Colombe d'oro per la pace attribuito al Messaggero di sant'Antonio. Assieme a me il caporedattore, Piero Lazzarin, che è una colonna nel costruire, mese dopo mese, la rivista. Da oltre trent'anni, senza mai aver spento impegno, fantasia e creatività .
E con il caporedattore, anche la segretaria di redazione, Paola, sempre sulla breccia con la sua disarmante gentilezza. Sono figure note solo per il nome, ma determinanti, assieme a tutti i giornalisti della redazione, nel costruire il nostro mensile.
Il Premio ci è arrivato inatteso. Ancor più gradito per le motivazioni espresse: In tempi drammatici e inquieti la Chiesa cattolica si va confermando come una delle poche istituzioni del mondo occidentale in grado di parlare al cuore, oltre che alla ragione, degli uomini. Da sempre all'interno della Chiesa, i francescani sono capaci di farsi ascoltare da tutti, a cominciare da quelle classi popolari per le quali la pace e la giustizia non sono un motivo retorico ma un bisogno esistenziale. Per tutto questo è credibile la testimonianza di una rivista fuori dal coro, voce di chi non ha voce, attenta alle ragioni della vita, della solidarietà , dei diritti dei deboli.
Nel ringraziare per tale Premio, ho voluto dedicarlo a tutti voi che ci seguite, mese dopo mese. Ma anche alla memoria di san Francesco al quale un giorno venne rivelato quale saluto avrebbe dovuto rivolgere a chi avesse incontrato. Questo: Il Signore ti dia pace. Saluto che trasmise ai suoi frati: non una semplice formula, ma rivelazione che nasceva da un cuore riconciliato. Quel saluto continua a risuonare soprattutto da Assisi, città di Francesco, non più solo luogo geografico ma culla della speranza, del sogno che può diventare realtà .
E, infine, alla memoria di tutto il grande popolo, cui sta a cuore la pace, da sempre presente nella storia. E che un rabbi di Galilea, chiamato Gesù, duemila anni fa, ha definito fortunato: Beati gli operatori di pace, perché erediteranno la terra.
Una seconda condivisione. Triste. Il 16 luglio, padre Antonio Vitale Bommarco, ha compiuto il suo cammino terrestre entrando nell'Eternità di Dio. Arcivescovo emerito di Gorizia, e prima ancora ministro provinciale e poi generale dell'Ordine francescano conventuale, padre Vitale aveva diretto il Messaggero di sant'Antonio dal 1961 al 1964, dando ad esso un impulso e una vitalità che gli derivavano dalla sua personalità , decisa e battagliera.
Era stato plasmato dal mare di Cherso, dov'era nato nel 1923. Il mare, l'asprezza delle burrasche con cui il marinaio deve lottare, la silente dolcezza dei tramonti marini ne avevano delineato il carattere. Quel mare e quegli orizzonti mai dimenticati, erano diventati il luogo del cuore, della memoria affettiva, soprattutto nei momenti in cui la politica aveva reso difficile il ritornarci. Non si è mai smarrito. Il sesto senso del marinaio gli indicava dove indirizzare la prua.
A padre Vitale si deve la costruzione del complesso tipografico dove viene stampato Il Messaggero di sant'Antonio. Nel 1982, veniva chiamato a guidare la diocesi di Gorizia, terra di confine e incrocio di culture e popoli. Lo ha fatto, ancora una volta con generosità , senza risparmiarsi. Colpito dal male, lo ha accolto combattendolo, ma accogliendolo anche come l'opportunità di prepararsi a un incontro. E quando è venuta la morte, discepolo e successore di san Francesco, l'ha chiamata sorella. E si è addormentato nel Signore, e in Lui riposa. Grazie padre Vitale, per quanto hai fatto, anche per la grande Famiglia del Messaggero.