Sui banchi della scuola crescerà un uomo nuovo
Ancor oggi, 121 milioni di bambini (dati Unicef) nel mondo non possono studiare. Appartengono soprattutto alle fasce più povere dell'Africa e dell'Asia e sono in maggioranza bambine. Un danno che ipoteca il futuro, perché frequentare la scuola nei Paesi poveri non significa solo imparare a leggere e scrivere, ma avere un pasto decente al giorno e acquisire fondamentali regole di igiene, senza le quali si rischia di contrarre banali infezioni che diventano, però, fatali. Ma scuola significa anche socializzare, far parte di un gruppo, riconoscersi un soggetto che ha diritti e doveri, sviluppare il senso della propria identità e dignità e la consapevolezza che la sorte di ogni uomo, per umile che sia, può essere cambiata.
Per questo, la Caritas antoniana investe gran parte dei fondi offerti dai lettori in progetti scolastici e di formazione al lavoro. Grande attenzione anche per gli asili e le scuole pre-elementari, primo luogo di sviluppo psicofisico e umano, da cui dipende il futuro scolastico di milioni di bambini. Vi raccontiamo due significativi progetti per i più piccoli, di cui abbiamo appena ricevuto il resoconto.
Quindici asili scolastici in India
In piedi, davanti alla loro piccola scuola fatta di giunchi e paglia, alcuni bambini di appena tre, quattro anni posano per il fotografo senza molta convinzione. Sopra di loro campeggia uno striscione con scritto: Caritas antoniana. Da quanto appare sembra non capiscano perché i loro genitori li abbiano agghindati col vestito buono e gli insegnanti li costringano a mettersi in posa, quando preferirebbero giocare. Nemmeno sanno che quello è uno dei giorni più importanti della loro vita, perché grazie a persone che neppure conoscono, potranno frequentare l'asilo pre-scolastico e affrontare le elementari al pari dei bambini ricchi, già sapendo leggere, scrivere e far di conto.
Siamo in un villaggio del distretto di Tiruvannammalai Taluk, nel Tamil Nadu, stato del Sud dell'India, tra le più misere ed emarginate. Questi bambini impazienti sono i figli dei paria, la casta più povera, che in India su-bisce una vera e propria segregazione: Vivono separati dal resto del villaggio - racconta la signora Valli, segretaria dell'Organizzazione femminile per lo sviluppo rurale, nostra referente per il progetto - e le altre caste li considerano intoccabili. Non possono entrare al villaggio senza l'approvazione delle caste superiori né frequentare i luoghi di culto. Fanno i lavori più umili, i servi o i braccianti. Spesso come ricompensa non ottengono denaro ma vestiti di seconda mano e cibo vecchio. Non hanno alcuna possibilità di ribaltare la loro condizione. A meno che i loro figli non vadano a scuola.
Non è stato facile convincere i genitori dell'importanza della scuola - continua Valli -. C'è dietro un lavoro di anni. Molti di loro sono analfabeti e poverissimi. Qui la pre-scolastica è privata e se un bambino non la frequenta difficilmente riuscirà a mettersi al passo con gli altri e continuare gli studi. Per questo abbiamo chiesto alla Caritas antoniana di creare un asilo pre-scolastico per quindici villaggi del distretto, aiutandoci con l'acquisto del materiale didattico, il vitto, qualche mobile e gli stipendi degli insegnanti.
L'appello è stato accolto. Il progetto è stato realizzato in tre anni, dal 2002 all'aprile di quest'anno, per un totale di 21 mila euro. Ogni scuola accoglie 25 bambini, per un totale di 375 bambini - conclude Valli - . E già si vedono i risultati: sono meglio nutriti, sanno tenersi puliti e hanno una gran voglia di stare insieme. Il loro futuro comincia adesso. Grazie da parte loro.
In Zambia asilo e scuola elementare
Vedete questa classe? L'abbiamo completata con il vostro aiuto. I bambini sono felici, ma noi siamo più felici di loro, scrive suor Livia Caseario delle suore di san Giovanni Battista, una vita spesa per i bambini e le donne povere dello Zambia. L'entusiasmo è comprensibile. A Hibex Hill, nei dintorni della capitale, Lusaka, prima del loro arrivo non c'era niente. Gli abitanti con grande sforzo stavano costruendo una chiesetta - continua suor Livia -, ma sentivano il bisogno di qualcuno che li aiutasse a promuovere sviluppo nella loro zona. Avevano un fazzoletto di terra e ce lo regalarono per creare un centro per i bambini e le donne.
Le suore accettarono. Ma nonostante gli sforzi, racimolarono solo 13 mila dollari: giusto la base per gettare le fondamenta e costruire i mattoni. Bussarono alla Caritas antoniana nell'estate del 2002, a costruzione iniziata ma con nessuna aula pronta. Fu un momento di angoscia - racconta suor Livia -. Avevamo dato fondo a tutto senza ottenere nulla: né stanze per iniziare il lavoro né un dormitorio per noi.
La Caritas antoniana stanziò 10 mila euro in due anni: non coprivano tutte le spese ma si riuscì a completare alcune aule e il dormitorio per le suore. Oggi abbiamo l'asilo e le due prime classi elementari. Ora stiamo cercando i fondi per costruire il convento e lasciare le stanze libere per gli altri gradi delle elementari, che qui sono sei. Tramite voi, il Signore ha fatto miracoli. Perché non dovrebbe aiutarci ancora?.