Le mani della solidarietà
Ci pare bella ed espressiva la fotografia scelta per la copertina di questo numero di giugno. In redazione è stata accolta subito, senza le solite discussioni. La scena - una scena vera - è illuminata dal sorriso franco, aperto, gioioso di un frate, ma sono eloquenti soprattutto gli atteggiamenti e i sentimenti che egli esprime nei confronti di quel piccino poggiato sulla bilancia. Sentimenti raccolti in quelle mani protratte in avanti, tese all'incontro, in quelle mani che battono di gioia, che accolgono, che pregano. Quelle mani sono espressione delle mani di un Dio che si serve delle nostre per farsi presenza, per accarezzare, per donare. Leggendo il Vangelo rimango colpito di quante volte Gesù si fa presente toccando, offrendo la sua mano a persone ammalate, che chiedono di essere accolte e guarite.
Per la grande Famiglia antoniana giugno è sempre un appuntamento particolare, segnato dall'incontro con la festa e la memoria di sant'Antonio, celebrato il 13 giugno, che anche quest'anno, come quello precedente, abbiamo voluto concretizzare proponendovi un cammino insieme di comunione e di condivisione (i 13 martedì con sant'Antonio) intorno alle domande di vita e di senso che il vivere pone all'uomo nel suo camminare.
Condivisione per sentirci pellegrini e non vagabondi in quel tratto di strada che percorriamo insieme a tanti fratelli.
Moltissime e preziose le risposte inviateci, che sono entrate a far parte di quel grande patrimonio umano e spirituale che costituisce, in profondità , la Famiglia antoniana, al di là della precarietà dello spazio e del tempo.
Tradizionale anche l'appuntamento con la solidarietà verso situazioni di necessità , che sono infinite. Affrontarle tutte sappiamo essere impossibile. Ma è sempre la goccia che aiuta il mare ad essere tale, come richiamava sempre madre Teresa di Calcutta. Per questo l'immensità dei problemi non ci scoraggia a mettere le nostre mani al servizio di tante situazioni che domandano aiuto: per realizzare un dispensario nel Burkina Faso, in Africa, per garantire sorella acqua nell'assetato Nord-Est brasiliano, per offrire un tetto, a Banda Aceh, a molte famiglie che tutto hanno perduto nel disastro dello tsunami; per essere mano che accompagna l'ultimo tratto di vita di persone colpite da gravi malattie, in una zona dell'India.
Le proposte sono ampiamente illustrate e motivate all'interno. Vorrei condividere il significato particolare che esse hanno per la Famiglia antoniana. Mi viene in mente il discorso di fra Galdino ne I promessi sposi di Alessandro Manzoni: noi frati, con una mano riceviamo, con l'altra diamo quello che abbiamo ricevuto. Sono tutti progetti che saranno realizzati in luoghi di missione, dove sono presenti i nostri confratelli. Non è per giocare in casa, ma solo un'occasione in più per sentirci famiglia e avere la sicurezza della realizzazione di quanto i progetti propongono.
Infine, ricordo l'immagine di sant'Antonio nel gesto di donare il pane: una mano che si apre per ridare quello che a sua volta ha ricevuto. Forse molti di voi ricordano la statua realizzata dallo scultore Lorenzo Quinn per il centenario antoniano del 1995, situata nel chiostro del beato Luca della basilica. La figura di sant'Antonio sta quasi in bilico: con una mano accoglie il Bambino Gesù che scende dal cielo, con l'altra indica la terra. L'insieme forma quasi un arco, una traiettoria ed è diventato uno dei luoghi particolari del santuario, e desta meraviglia quanti pellegrini amano farsi fotografare tenendo per mano sant' Antonio.
Un saluto e un augurio a tutti voi in questo appuntamento: sia quella mano benedizione per tutti voi, per le vostre famiglie, per i vostri figli, per le vostre domande, per il vostro grazie.