Un diamante nel fango

Grazie all’aiuto di Caritas Antoniana e dei frati del Santo di Romania, la comunità di Buruienesti sta rinascendo a nuova vita, dopo una grave alluvione che ha distrutto case e raccolti, unica risorsa di gente molto povera.
25 Giugno 2010 | di


È duro sollevarsi da una catastrofe. È ancora più duro quando quel poco che si ha è il frutto di una vita di lavoro o del sacrifico di madri lontane, «badanti» di vecchi e bambini nell’Europa ricca mentre qui i figli e i nonni fanno i conti con la miseria. Qui, dove i pochi uomini rimasti bevono, un po’ perché «si usa così» e un po’ per scacciare il demone della disoccupazione, il fantasma asfissiante di una vita senza sbocchi.

«Ero in contatto da qualche anno con la parrocchia francescana di Buruienesti – racconta Marzia –, li aiutavo per costruire l’oratorio. Nell’estate del 2008 ero lì anche per questo, ma non sapevo che quel viaggio mi avrebbe cambiato la vita. Vedere quella gente nel fango mi ha scosso alle radici. Per me è stato inevitabile sentire il desiderio di fare qualcosa». Un desiderio che Marzia esprime a padre Cristian Pal, frate di sant’Antonio e parroco della parrocchia di Buruienesti. Un desiderio che prende corpo di lì a poco grazie a una serie di coincidenze provvidenziali: «La Provincia dei frati minori conventuali di Romania – continua Marzia – ha accettato la mia proposta di un anno di volontariato a Buruienesti, ospite del convento dei frati. Al contempo, la Caritas della diocesi (Iasi) stava organizzando gli aiuti primari per gli alluvionati: cibo, coperte, stufe. Mancava, però, l’intervento risolutivo per uscire dall’emergenza prima dell’arrivo dell’inverno. Padre Pal mi ha assegnato il compito di prendere i contatti con i confratelli di Caritas Antoniana e di essere il referente del progetto per la costruzione e il recupero delle abitazioni delle persone più svantaggiate: vedove, orfani, ammalati, disabili, anziani e famiglie numerose. Padre Valentino Maragno, il direttore di Caritas Antoniana, è venuto di persona per concordare il progetto. E così mi sono trovata nel cuore di una sinergia inedita, che metteva insieme le realtà francescane della zona, la Caritas Antoniana, la Caritas diocesana di Iasi e le autorità locali. Per me era un sogno che diventava realtà».


Comincia l’avventura


La missione a Buruienesti non è delle più semplici. Ci sono problemi economici; lo Stato ha assegnato a chi ha la casa lesionata un contributo forfettario di 350 euro che copre per molti solo il 10 per cento del costo della ristrutturazione. Va peggio a chi ha la casa distrutta: 2500 gli euro assegnati contro gli oltre 17 mila stimati per una costruzione di 60 mq. Ma ci sono anche problemi culturali: «Mi colpiva particolarmente il clima di rassegnazione della gente che, di fatto, non sapeva dove e come trovare aiuto». Tanti anni di regime hanno radicato una mentalità assistenzialista, impedendo lo sviluppo della capacità di «autodeterminare la propria vita, un passo alla volta». Manca anche un’idea di comunità, benché i frati lavorino da anni su questo: «Una comunità compiuta è in grado di affrontare i problemi e cercare le soluzioni – spiega Marzia –, è in grado anche di sviluppare un volontariato efficace e l’idea conseguente di gratuità. Lì, senza lavoro e senza più campi da coltivare, l’unico sbocco sembrava l’emigrazione, l’unico destino il disgregamento delle famiglie».

Quella che fino a quel momento è solo percepita come una disgrazia, può diventare una molla di cambiamento. Se ne accorgono i frati, se ne accorge la Chiesa locale: Caritas Antoniana è pronta ad aiutare questa rinascita e Marzia ne diventa la madrina. Il finanziamento approvato è di 85.800 euro. I lavori iniziano a gennaio 2009. «I primi interventi – racconta Marzia – hanno cercato di rendere agibile almeno una stanza delle case lesionate o di quelle in costruzione, fornendo una stufa per riscaldare e cucinare». Si scelgono materiali e imprese locali. I mattoni si acquistano alla Caritas St. Antonio di Roman, la struttura caritativa dei frati di sant’Antonio più importante della zona, che ha un laboratorio apposito e che per l’occasione assume tre giovani di Buruienesti. Il ricavato della vendita dei mattoni contribuisce al finanziamento delle varie iniziative di solidarietà. Le tre imprese impegnate sul lavoro assumono operai di Buruienesti, in maggior parte padri di famiglia che hanno lavorato per un periodo in Italia nel settore delle costruzioni: per loro è la prima occasione di impiego in patria. Persino le stufe in maiolica sono realizzate da un artigiano locale.

Ma il cambiamento più grande riguarda la gente: ogni persona in salute si rimbocca le maniche e si mette a lavorare sulla propria casa. Bambini compresi. Ai giovani è affidato il compito di andare nelle famiglie per valutare le condizioni di vita dei più poveri e verificare il lavoro svolto dalle imprese; le persone cominciano ad aiutarsi fra di loro, nasce il germe del volontariato e della gratuità. Alla fine del 2009, grazie all’impegno di tutti, con meno di 86 mila euro si è riusciti a sostenere concretamente 77 famiglie. La rassegnazione è ormai diventata speranza, a volte persino gioia.

La piena del Siret ha distrutto le case, ma dal suo fango, un giorno alla volta, sta nascendo una comunità. Sotto il segno di sant’Antonio.



Il progetto in breve


Progetto: ristrutturazione o finiture di case per gli alluvionati

Principali tipi di intervento: consolidamento o ricostruzione tetto, pavimenti, impianto elettrico, stufe in muratura, costruzione scale, isolamenti, tramezzi in cartongesso, intonaco, serramenti interni, pittura, mobilio

Periodo: gennaio 2009 – settembre 2009

Beneficiari: 77 famiglie

Costo totale: Euro 85.800

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017