Per i nonni di Gesù Bambino

Vecchi, cristiani e senza famiglia, cioè improduttivi, in minoranza e senza protezione: molti anziani a Betlemme sono in grave bisogno. Per loro Caritas Antoniana ha finanziato un progetto, proposto dalla Custodia di Terra Santa.
23 Novembre 2010 | di

A volte si dice che da anziani si ritorna bambini, si rientra cioè in una situazione di fragilità, nel limite, nel bisogno, condizione a cui si aggiunge il bagaglio spesso pesante della vita. Questo è ancora più vero in alcune zone del mondo, afflitte da guerre e povertà. È così che Betlemme, la culla del cristianesimo, la città di nascita di Gesù nel cuore della Palestina, terra di conflitti e divisioni, ha acceso nel suo cielo un’altra stella cometa per richiamare l’attenzione del mondo sui suoi anziani abbandonati, così diversi e così simili al bambinello della Notte Santa. Un raggio di questa stella è giunto fino a Caritas Antoniana e si è trasformato in un progetto di cura e accoglienza per gli anziani di Betlemme.
«Sono tanti in città i vecchi abbandonati e senza risorse. In Palestina non c’è assistenza sanitaria pubblica né previdenza sociale. Chi non ha mezzi e una famiglia alle spalle non ha modo di sopravvivere». A parlare è Vincenzo Bellomo, coordinatore a Betlemme per i progetti di solidarietà della Custodia di Terra Santa e dell’Associazione Terra Santa, la Ong della stessa  Custodia – retta dai frati minori, confratelli di sant’Antonio – che conserva e valorizza i luoghi della cristianità, sostiene la presenza cristiana in Medio Oriente e promuove il dialogo e la pace tra le diverse culture.

La situazione degli anziani è lo specchio di un Paese in profonda crisi politica e sociale. Pesa il conflitto tra arabi e israeliani, un conflitto pesante che ha ormai assunto una dimensione planetaria, diventando il simbolo di una frattura insanabile tra civiltà. La situazione è precipitata nel 2000 con lo scoppio della seconda intifada, l’ennesima rivolta dei palestinesi contro l’occupazione del loro territorio da parte degli israeliani e la costruzione, nel 2002, di un muro divisorio, alto 8 metri e lungo più di 700 chilometri, che divide la Cisgiordania da Israe­le. È quasi impossibile per i palestinesi attraversare le linee di confine, e così molti betlemiti che lavoravano in Israele hanno perso il lavoro, mentre i pochi che lo conservano hanno forti difficoltà a mantenerlo per le lunghe file ai check point. «Con il muro – spiega Bellomo – la Palestina è diventata una specie di colonia. Merci e persone passano attraverso il controllo israeliano. Ciò implica, per esempio, che normalmente ci vogliono almeno sei ore per passare il vicinissimo confine che porta in Giordania». La situazione ha paralizzato l’economia, la disoccupazione supera il 40 per cento mentre la crisi mondiale ha ridotto drasticamente la cooperazione internazionale degli Stati, da cui dipendeva la sopravvivenza di molti in Palestina.
 
Solitudine e discriminazione
I più colpiti dalla situazione sono i cristiani che nel 1965 erano la maggioranza della popolazione della città, mentre oggi non arrivano al 12 per cento: «C’è una forte emigrazione nel nostro territorio – conferma Bellomo –, a cui si aggiunge l’alta natalità dei musulmani. I cristiani, già in forte minoranza, si sentono estranei in casa loro, incapaci di ritagliarsi un futuro in città». I massacri di Bagdad del novembre scorso e le crescenti violenze contro i cristiani in varie parti del mondo hanno incrementato il disagio e la paura. In tanti decidono di emigrare. Rimangono solo i più anziani che non hanno la forza di andarsene, perché a Betlemme hanno le loro radici. «Sono loro i più soli e i più poveri – afferma Bellomo –, perché non sempre i figli lontani sono in grado di mantenerli. Stare loro accanto non significa solo aiutare chi ha bisogno ma recuperare una storia che ci appartiene».
Una storia fatta di tante piccole storie difficili, come quella di Maria che voleva diventare suora ed è finita in mezzo alla strada in età già avanzata. Esposta ai maltrattamenti e alle umiliazioni, si è ammalata mentalmente. L’ha salvata un prete, che l’ha vista mendicare ai lati di una strada vestita da suora e l’ha portata alla Società Antoniana, ente sostenuto dalla Custodia per le opere sociali a favore dei poveri, che ha anche un ricovero per donne anziane. Nello stesso ricovero c’è anche Marta, 64 anni, affetta da una malattia congenita, abbandonata dalla famiglia all’età di un anno e mezzo: «Ha subito varie operazioni e ha avuto un tumore alla tiroide, eppure quando sta bene è la prima a dare una mano per aiutare le suore nel servizio alle anziane, perché dice che vivere per l’altro la fa sentire a casa».

Come Maria e Marta ci sono centinaia di persone anziane che avrebbero bisogno di un aiuto a Betlemme e le opere di carità dei frati sono per loro l’unico punto di riferimento. Per questo l’Associazione Terra Santa che a Betlemme lavora in stretta collaborazione con la parrocchia di Santa Caterina, anch’essa guidata dai francescani, si è rivolta a Caritas Antoniana circa un anno e mezzo fa presentando due progetti: il potenziamento dell’assistenza sanitaria nella casa delle donne della Società Antoniana e la ristrutturazione di un’ala riservata agli uomini. Caritas Antoniana ha approvato 20 mila euro per questi progetti, un aiuto che ha fatto la differenza.
«Parte del vostro contributo, circa 2.500 euro, – spiega Bellomo – è stato speso per le medicine che sono una delle nostre più grandi preoccupazioni. Con i restanti 17.500 euro siamo finalmente riusciti a concludere i lavori dell’ala degli uomini, iniziati ben due anni e mezzo fa, che ci hanno permesso di colmare un vuoto nel nostro servizio. Ora tutto è pronto, stiamo preparando il personale. Grazie a voi apriremo la casa appena prima di Natale, nel tempo di Avvento, come segno profetico».
Anche il nuovo parroco di Santa Caterina, padre Marwan Dide’s, ha voluto mandare un messaggio personale a Caritas Antoniana e a tutti i lettori che hanno reso possibile questo progetto: «A conclusione delle attività… volevo ringraziarvi per la fiducia e la solidarietà nell’aiutarci a sostenere questa importante e bisognosa opera per gli anziani di Betlemme… Confido di cuore nell’attenzione della Caritas Antoniana per la Terra Santa, oggi così divisa. Proprio qui il Bambino Gesù duemila anni fa è nato e cresciuto in povertà, e voi siete per noi come quei Re Magi che portano i doni nella Sacra Grotta. Vi ricordo nella preghiera nel luogo speciale della Natività».    
 
 
Il progetto in breve
 
Periodo: 2009-2010
Progetto:

Acquisto medicinali: euro 2.500

Ristrutturazione ala uomini: euro 17.500
 
Totale:euro 20.000
 
 

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017