Via ai progetti ’99
Secondo l'Unicef, quasi un sesto della popolazione mondiale è analfabeta mentre oltre 130 milioni di bambini stanno crescendo senza un'istruzione di base.
Investire nella scuola significa investire nel futuro dei popoli.
La mancanza di istruzione incide anche sulla capacità delle persone di svolgere un lavoro produttivo e di proteggere se stessi e la propria famiglia; sapere per esempio che l'igiene e una corretta alimentazione sono fondamentali alla salute evita un notevole numero di decessi.
La negazione dell'istruzione è una minaccia anche per la democrazia e la pace: l'analfabetismo rende difficile farsi strada nella società , comprendere i meccanismi della parità tra le culture e i sessi, rendersi promotori di significativi cambiamenti sociali.
Vi chiediamo di aiutarci ancora una volta, sull'esempio del Santo, perché a tutti questi piccoli tocchi una sorte migliore.
INDIA
Le piccole lavoratrici
L intervento della Caritas antoniana in India riguarderà due zone tribali: le colline di Yelagiri e le colline di Jawadi, situate le prime lungo la costa a sud di Madras, le seconde nell'entroterra della stessa megalopoli. Nelle colline di Yelagiri ci sono 14 villaggi tribali per un totale di 30 mila persone, in quelle di Jawadi i villaggi sono 350.
Il progetto è rivolto alle bambine perché più esposte alle violenze e allo sfruttamento: nell'estrema povertà , se avanza qualche risorsa viene comunque destinata al maschio, il quale più facilmente frequenta la scuola e ottiene lavoro. Per i bambini, inoltre, esistono altre strutture istituite dai salesiani. Tra le donne, invece, l'analfabetismo tocca punte del 95 per cento, perché nella durezza della loro vita la scuola è l'ultima delle preoccupazioni. Oltre alle faccende domestiche, che comprendono la faticosa ricerca dell'acqua potabile, le donne e le bambine lavorano nei campi e nelle miniere, fanno da manovali nei cantieri edili, tagliano il legno nelle colline e allevano animali. Le più «fortunate» vengono fatte sposare giovanissime e subiscono le violenze dei loro mariti spesso alcolizzati; molte vengono sottratte alle famiglie con la scusa di una vita migliore e finiscono schiave-bambine nelle città o prostitute.
Migliorare le condizioni di vita e di lavoro delle donne tribali è lo scopo del un progetto, ideato dalle Figlie di Maria Ausiliatrice di Chennai (Tamil Nadu), il ramo femminile dell'ordine salesiano. Per far questo, bisogna iniziare dall'educazione che in questo caso non può tradursi in un semplice «andare a scuola» ma in una formazione totale che le suore chiamano «educazione non-formale»: recupero della dignità e della coscienza di sé, cura per la salute, conoscenza dei propri diritti e delle regole sociali. Contemporaneamente imparano a leggere e a scrivere e iniziano la pratica di un mestiere come il cucito o il ricamo pregiato. Superato un primo stadio, le bambine sono pronte ad affrontare l'«educazione formale», cioè la scuola legalmente riconosciuta, fino ai gradi più alti.
Cosa farà la Caritas antoniana?
Per portare avanti questo programma, le suore salesiane chiedono alla Caritas antoniana la costruzione di due case di accoglienza per 200 bambine dai 7 ai 14 anni, una a Krupalaya nelle colline di Jawadi, l'altro a Mangalam Post nelle colline di Yelagiri. Senza poter ospitare le bambine, la lontananza dei villaggi e le precarie vie di comunicazione non consentirebbero l'attuazione del progetto.
Ogni casa di accoglienza prevede la costruzione di tre edifici:
1) Una sala multifunzionale di circa 800 metri quadrati ospiterà di giorno le attività organizzate dalle suore e di notte diventerà il dormitorio, dove ogni bambina srotolerà la propria stuoia da notte. Un'area vicina sarà riservata ai servizi igienici.
2) Il dormitorio delle suore.
3)La cucina-mensa.
UGANDA
Orfani di guerra e dell'Aids
Il progetto più articolato riguarderà l'Uganda. Il Paese, attualmente tra i più poveri del mondo, è dilaniato da due grandi ferite: da un lato le violente scorribande della guerriglia (a Nord da parte del Lord's Resistence Army, e ad Ovest da parte dei ribelli delle forze democratiche alleate, che hanno sede al confine con il Congo); dall'altro, il preoccupante dilagare dell'Aids. Nella fascia di popolazione tra i 15 e i 49 anni, cioè la parte più attiva del Paese, si registrano 870 mila sieropositivi, circa 1 ogni 10 persone. Gli orfani per Aids sono oggi 1 milione e 100 mila (Oms 1997).
L'area interessata dal progetto della Caritas antoniana è la diocesi di Masaka, nell'Uganda del sud, un vasto territorio a 137 chilometri a sud ovest di Kampala, la capitale. L' intervento della Caritas antoniana riguarderà la costruzione di 5 scuole di vario ordine e grado, in diversi punti del territorio della diocesi. Il progetto nasce da un viaggio che padre Luciano Massarotto, segretario della Caritas antoniana, ha compiuto durante la scorsa estate, sfociato in accordi presi con il vescovo John B. Kaggwa, ora coordinatore del progetto.
Per la classe dirigente
La maggior parte delle risorse saranno impiegate nella riapertura della St. Josephs senior school di Nkoni. Si tratta di una scuola superiore dal glorioso passato. Nata nel 1965 per favorire l'accesso all'educazione ad alto livello delle ragazze, fornì fino al 1980 personale qualificato nel settore commerciale e impiegatizio. Molte ragazze proseguirono con gli studi universitari, altre entrarono nell'amministrazione pubblica. Qualcuna divenne imprenditrice. Poi, un lento declino che portò alla chiusura.
Riaprire St. Joseph's senior school significa da un lato ridare ai ragazzi poveri di Masaka la possibilità di diventare protagonisti dello sviluppo del loro Paese, dall'altro dotare l'Uganda di personale altamente specializzato per i quadri medi dell'amministrazione. La nuova scuola sarà aperta sia alle ragazze che ai ragazzi di età compresa tra i 13 e i 17 anni, e oltre ad una preparazione tradizionale offrirà corsi per segretari d'azienda, sarti, artigiani, agricoltori, musicisti, ristoratori e nutrizionisti. In un secondo momento verranno incluse la conoscenza del computer, la produzione tessile e l'elettronica.
Alla Caritas antoniana viene chiesto di finanziare:
1) la ristrutturazione degli edifici;
2) i salari dei professori per un anno;
3) il materiale didattico e le attrezzature.
Il costo complessivo previsto per questo progetto sarà di 110 milioni di lire.
Operai specializzati
La seconda realizzazione riguarda una grande parrocchia del distretto di Masaka, St.Sebastian Kyengerere catholic sub parish, caratterizzata dalla forte presenza di giovani disoccupati e da un grave abbandono scolastico. In essa opera un'associazione studentesca che raccoglie 200 giovani, la quale da tempo si attiva per ottenere la costruzione di una scuola professionale diretta sia agli studenti della scuola secondaria - che potrebbero frequentarla durante le vacanze -, sia ai disoccupati. La scuola dovrebbe preparare nuovi sarti, carpentieri, muratori, ristoratori, artigiani e segretari.
I ragazzi della parrocchia credono molto in questo progetto, tanto che hanno già preparato i 45 mila mattoni che serviranno per l'edificazione della scuola; sono disposti a fare il lavoro di manovalanza, ad occuparsi dei lavoratori e a ripulire la zona in cui sorgerà l'edificio.
Alla Caritas antoniana viene chiesto l'acquisto dei materiali mancanti (ferro, cemento, pietre, porte, finestre, ecc.) e le paghe degli operai specializzati per un totale di 30 milioni di lire.
Per i più piccoli
Tre ulteriori piccole realizzazioni riguardano altrettante scuole primarie e sono collegate alla piaga dell'Aids. In Uganda, infatti, nessuna istituzione statale si prende cura degli orfani, e sotto i colpi dell'infezione si è stritolata la struttura della famiglia allargata che prima garantiva la cura dei piccoli abbandonati. Le diocesi stanno organizzando una rete di assistenza che ha al centro la scuola primaria, garantendo ai bambini una formazione di base e un pasto al giorno. La Caritas antoniana finanzierà con 25 milioni di lire la costruzione di una scuola in muratura, a Kagoogwa, dove ora esiste la St. Francis primary school, un edificio di fango e paglia che ospita 400 bambini.
La St. Benedict Kibuuka memorial primary school, una povera scuola, situata nella zona rurale di Kiwaawo, riceverà dalla Caritas antoniana 150 banchi, togliendo ai piccoli il disagio di dover scrivere sulle ginocchia. Il costo previsto è di 7 milioni circa.
A Masaka città si trova invece la terza scuola primaria, sovvenzionata dalla Caritas antoniana: la St. Joseph's multipurpose institute (SSS) Villa Maria. La scuola riceverà 43 milioni di lire per il rifacimento di un tetto e la costruzione di due cisterne d'acqua.
BRASILE
I bambini di strada
La Città dei bambini «Maria Immacolata»è una nostra vecchia conoscenza, perché le sue radici sono a Padova. È stata fondata nel 1961 a Santo André, nello Stato di Sà¡o Paulo in Brasile da un frate della basilica del Santo, padre Pio Populin, lo stesso che ha fondato a Padova nel dopoguerra un orfanotrofio, primo nucleo del «Villaggio Sant'Antonio» di Noventa (Padova), oggi casa di accoglienza per ragazzi in difficoltà e giovani disabili.
All'inizio la Città dei bambini accoglie solo maschi: bambini e ragazzi dai 7 ai 14 anni; solo nel 1968 viene offerta accoglienza diurna anche alle bambine. Alla fine degli anni settanta gli ospiti sono 250, di età compresa tra i due anni e mezzo e i sette, la fascia ritenuta all'epoca più bisognosa. Gli anni '80 sono anni di crisi, e la povertà dei quartieri periferici di Santo Andrè e di Sà¡o Paulo diventa miseria. Una ricerca condotta dal servizio sociale locale nel 1993 fotografa la gravità della situazione: nell'80 per cento delle famiglie il lavoro giornaliero dei due coniugi non basta alla sopravvivenza della famiglia. Nel 27 per cento dei casi, le famiglie sono composte da madri sole con molti figli. Nel 73 per cento delle famiglie in cui è presente il padre il clima è tesissimo: gli uomini abbruttiti dalla disoccupazione o dal sottoimpiego, sono dediti all'alcol, consumano droghe, sono spesso violenti con i familiari, fanno parte di bande per piccoli furti. Queste situazioni sono all'origine del fenomeno dei ragazzi di strada, abbandonati a se stessi, analfabeti, malati, violenti, perseguitati dalla società , incarcerati, uccisi.
Incoraggiare, amare, educare questi piccoli diventa il fine prioritario della Città dei ragazzi. Non ci si può limitare ad accogliere i bambini sopra i due anni e mezzo perché resterebbero fuori i neonati delle madri lavoratrici, né ci si può fermare ai sette anni, visto che anche gli adolescenti hanno un bisogno disperato di essere seguiti. La cura per tutti ha tre ingredienti: accoglienza, alfabetizzazione e insegnamento di un mestiere. Oggi la Città dei bambini, guidata da padre Luigi Favaron, segue 395 tra bambini e ragazzi: 300 hanno da pochi giorni fino ai sette anni e 95 dai 7 ai 17 anni.
La Caritas antoniana è stata presente, e lo è ancora, in ogni tappa della storia della Città dei ragazzi. L' ultimo finanziamento risale all'aprile del 1998, per la ristrutturazione dell'asilo nido e la costruzione di un grande capannone per 4 corsi professionali: informatica, cucito industriale, elettricità , idraulica.
Cosa farà la Caritas antoniana?
1) ristrutturazione della parte vecchia dell'asilo;
2)acquisto dei macchinari e del materiale necessario ai 4 laboratori;
3)finanziamento degli stipendi per un anno del personale dell'asilo nido e dei 4 corsi professionali;
4)finanziamento dell'alimentazione per 45 bambini di famiglie povere;
5)acquisto di strumenti musicali per una piccola banda di bambini e bambine di strada.