Genius Loci. L'Italia dei talenti
Esiste un'Italia laboriosa e creativa che sa inventare nei territori opportunità di rilancio economico e sociale e che guarda al futuro. Un'Italia che i connazionali all'estero potrebbero esprimere e rilanciare, se solo la politica facesse la sua parte.
17 Maggio 2011
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Che Italia siamo? Ce lo stiamo chiedendo un po’ tutti in questo primo squarcio di millennio, scosso dalla crisi economica e sociale e dal rafforzarsi dei particolarismi. Una domanda ancora più opportuna in questo 150º dell’Unità d’Italia così controverso.
Siamo l’Italia dell’illegalità diffusa, dell’individualismo esasperato, della furbizia assurta a virtù, del provincialismo esibito, della gazzarra in parlamento, del rampantismo senza etica, della volgarità ostentata oppure, al contrario, siamo l’Italia laboriosa e creativa, ricca d’arte e cultura, di borghi antichi e piccole e medie imprese, di prodotti tipici e sapiente artigianato, di volontariato e tradizioni solidali, un’Italia radicata nel territorio, ma aperta al confronto, orgogliosa della sua bellezza e della sua storia? Dalla risposta a questa domanda dipende il futuro economico e sociale del nostro Paese. Ne è convinto Mauro Magatti, economista e professore della Cattolica di Milano che fa parte del comitato scientifico del Progetto Genius Loci, archivio della generatività italiana. Un archivio, promosso dall’Istituto Don Sturzo che sta raccogliendo dall’ottobre scorso esperienze e modelli della «buona Italia», l’Italia che già oggi genera valore e valori, che produce economicamente senza tralasciare solidarietà e cura per il territorio.
«Non usciremo mai da questa crisi economica e sociale mettendo insieme i cocci del passato o, peggio, facendo finta che non sia successo nulla. E nemmeno ne usciremo affidandoci solo all’efficienza, alla produttività e alla tecnica. Bisogna puntare invece sulle nostre vocazioni che hanno radici millenarie. Alcuni modelli, alcuni modi di produzione, di organizzazione del territorio sono specifici della nostra storia. Quando un cinese viene in Italia e vede le nostre città, i nostri distretti industriali, un certo modo di lavorare rimane a bocca aperta. È un retaggio unico e inimitabile. La tecnologia e la quantità sono invece più facilmente acquisibili, quindi se puntiamo solo su queste non potremo mai competere».
Ritorno al futuro
Il filo rosso che lega tutte le esperienze contenute nell’archivio Genius Loci è il concetto di generatività, che non è solo capacità d’impresa, ma è forza creatrice aperta al bene comune, un po’ come accade ai genitori quando mettono al mondo un figlio. Tre sono i tipi di esperienze prese in considerazione: le realtà del terzo settore (associazioni, cooperative, Onlus, Ong) più efficaci e innovative; le imprese il cui scopo non è solo fare profitto ma generare benessere nel territorio di cui fanno parte; le politiche portate avanti sia da amministrazioni locali che da soggetti sociali, che si sono distinte per la capacità di proporre nuove soluzioni ai problemi.
Al centro dell’agire delle realtà e imprese generative c’è la capacità di stringere alleanze inedite con i soggetti significativi e le risorse del territorio, creando un sistema integrato e virtuoso.
«Noi partiamo dall’idea che don Sturzo (fondatore del Partito popolare) ebbe orma cent’anni fa, rivisitandola con gli occhi di oggi. Anche allora l’Italia era in crisi e la Chiesa non aveva grande voce in capitolo, eppure don Sturzo iniziò a girare per i territori cercando le forze migliori dell’Italia del suo tempo, le mutue, le banche agricole, le cooperative, le singole azioni caritative per cercare nella “carne” della società le parole di riferimento. Oggi in assenza di istituzioni credibili, solo la Chiesa può farsi carico di questo. E così siamo tornati sui territori a cercare l’Italia che funziona, per trovare le parole di riferimento e immaginare nuove prospettive. Ci siamo resi conto che una via d’uscita a questa crisi non si può inventare dal nulla, ma deve partire da ciò che già esiste, cercando di capire che cos’ha l’Italia di particolare e unico da offrire al mondo».
Il genio dei territori
E così Daniele Kihlgren, filosofo e imprenditore, rileva un intero borgo in rovina, incastonato nelle montagne abruzzesi e inventa Sextantio, un albergo diffuso, apprezzatissimo dalla clientela internazionale grazie al suo restauro accurato che fa rivivere atmosfere e paesaggi medievali. Arriva presto anche il successo economico, che porta l’imprenditore a rilevare altri dieci borghi abbandonati, con grande beneficio per i territori in cui sono ubicati. Su tutt’altro versante, la famiglia Cappelluti riesce a trasformare il grande dolore della perdita del figlio Christian in una esperienza generativa di grande valore sociale in favore dei ragazzi di Anzio (RM). Regalano al Comune il «Chris Cappell College», la struttura scolastica più all’avanguardia del nostro Paese e tramite una fondazione sostengono la scuola e organizzano progetti che coinvolgono un gran numero di giovani del territorio.
A Milano, la onlus Jonas trova un modo originale per rendere accessibile a tutti la psicoanalisi, che è di fatto una terapia d’élite: il lavoro nel territorio dimostra il grande bisogno di affrontare adeguatamente disagi come depressione, disordini alimentari, dipendenze e iperattività infantile. A Padova, Parinum, progetto gestito dalla Facoltà di scienze della formazione, parte da specifiche richieste delle imprese e delle amministrazioni pubbliche e coinvolge in modo concreto università e giovani specializzandi. Per i ragazzi è un’occasione di crescita professionale e umana; per l’università un’opportunità di ritagliarsi un nuovo ruolo di ricerca e di crocevia di saperi; per il territorio è una strada innovativa per incrementare il livello di eccellenza e competitività.
La domanda che sorge spontanea è se tutte queste esperienze siano frutto di un pugno di volenterosi e di sognatori o se invece siano le avanguardie di una realtà molto più vasta, che coinvolge un gran numero di persone e territori. «Il progetto Genius Loci, archivio della generatività – continua Magatti – ha avuto una gestazione di un anno, necessaria per creare dei criteri di selezione scientifici delle esperienze. Una volta partiti abbiamo avuto decine e decine di segnalazioni spontanee, come se una fetta importante d’Italia avesse finalmente trovato un luogo dove esprimersi. Cosa che ci ha piacevolmente sorpresi. Nei protagonisti di queste esperienze c’è entusiasmo ma anche molta rabbia, perché le istituzioni non sono in grado di cogliere il valore del loro operato. La tentazione è quella di rinchiudersi in se stessi. Ho la sensazione che questa parte d’Italia sia molto più vasta e radicata di quel che si potrebbe sospettare. Solo che non ha saputo o potuto essere visibile, creando un’egemonia culturale». Eppure nel mondo il «marchio Italia» ha molto successo e dai nostri connazionali all’estero potrebbe venire una grande spinta di sviluppo. «All’estero abbiamo un patrimonio umano importante – conclude Magatti –, 50 milioni d’Italiani che potrebbero fare più grande l’Italia. Invece, anche in questo caso, la politica non investe su di loro, perdendo una grandissima opportunità. Prevale un’idea di Paese ripiegato su se stesso e spesso autoreferenziale. Bisognerebbe al contrario puntare su nuove alleanze, investire in nuove progettualità, partendo dal buono che c’è. Non si tratta semplicemente di una scelta etica, ma forse dell’unica scelta possibile». (Per ulteriori informazioni: www.generativita.it)
Siamo l’Italia dell’illegalità diffusa, dell’individualismo esasperato, della furbizia assurta a virtù, del provincialismo esibito, della gazzarra in parlamento, del rampantismo senza etica, della volgarità ostentata oppure, al contrario, siamo l’Italia laboriosa e creativa, ricca d’arte e cultura, di borghi antichi e piccole e medie imprese, di prodotti tipici e sapiente artigianato, di volontariato e tradizioni solidali, un’Italia radicata nel territorio, ma aperta al confronto, orgogliosa della sua bellezza e della sua storia? Dalla risposta a questa domanda dipende il futuro economico e sociale del nostro Paese. Ne è convinto Mauro Magatti, economista e professore della Cattolica di Milano che fa parte del comitato scientifico del Progetto Genius Loci, archivio della generatività italiana. Un archivio, promosso dall’Istituto Don Sturzo che sta raccogliendo dall’ottobre scorso esperienze e modelli della «buona Italia», l’Italia che già oggi genera valore e valori, che produce economicamente senza tralasciare solidarietà e cura per il territorio.
«Non usciremo mai da questa crisi economica e sociale mettendo insieme i cocci del passato o, peggio, facendo finta che non sia successo nulla. E nemmeno ne usciremo affidandoci solo all’efficienza, alla produttività e alla tecnica. Bisogna puntare invece sulle nostre vocazioni che hanno radici millenarie. Alcuni modelli, alcuni modi di produzione, di organizzazione del territorio sono specifici della nostra storia. Quando un cinese viene in Italia e vede le nostre città, i nostri distretti industriali, un certo modo di lavorare rimane a bocca aperta. È un retaggio unico e inimitabile. La tecnologia e la quantità sono invece più facilmente acquisibili, quindi se puntiamo solo su queste non potremo mai competere».
Ritorno al futuro
Il filo rosso che lega tutte le esperienze contenute nell’archivio Genius Loci è il concetto di generatività, che non è solo capacità d’impresa, ma è forza creatrice aperta al bene comune, un po’ come accade ai genitori quando mettono al mondo un figlio. Tre sono i tipi di esperienze prese in considerazione: le realtà del terzo settore (associazioni, cooperative, Onlus, Ong) più efficaci e innovative; le imprese il cui scopo non è solo fare profitto ma generare benessere nel territorio di cui fanno parte; le politiche portate avanti sia da amministrazioni locali che da soggetti sociali, che si sono distinte per la capacità di proporre nuove soluzioni ai problemi.
Al centro dell’agire delle realtà e imprese generative c’è la capacità di stringere alleanze inedite con i soggetti significativi e le risorse del territorio, creando un sistema integrato e virtuoso.
«Noi partiamo dall’idea che don Sturzo (fondatore del Partito popolare) ebbe orma cent’anni fa, rivisitandola con gli occhi di oggi. Anche allora l’Italia era in crisi e la Chiesa non aveva grande voce in capitolo, eppure don Sturzo iniziò a girare per i territori cercando le forze migliori dell’Italia del suo tempo, le mutue, le banche agricole, le cooperative, le singole azioni caritative per cercare nella “carne” della società le parole di riferimento. Oggi in assenza di istituzioni credibili, solo la Chiesa può farsi carico di questo. E così siamo tornati sui territori a cercare l’Italia che funziona, per trovare le parole di riferimento e immaginare nuove prospettive. Ci siamo resi conto che una via d’uscita a questa crisi non si può inventare dal nulla, ma deve partire da ciò che già esiste, cercando di capire che cos’ha l’Italia di particolare e unico da offrire al mondo».
Il genio dei territori
E così Daniele Kihlgren, filosofo e imprenditore, rileva un intero borgo in rovina, incastonato nelle montagne abruzzesi e inventa Sextantio, un albergo diffuso, apprezzatissimo dalla clientela internazionale grazie al suo restauro accurato che fa rivivere atmosfere e paesaggi medievali. Arriva presto anche il successo economico, che porta l’imprenditore a rilevare altri dieci borghi abbandonati, con grande beneficio per i territori in cui sono ubicati. Su tutt’altro versante, la famiglia Cappelluti riesce a trasformare il grande dolore della perdita del figlio Christian in una esperienza generativa di grande valore sociale in favore dei ragazzi di Anzio (RM). Regalano al Comune il «Chris Cappell College», la struttura scolastica più all’avanguardia del nostro Paese e tramite una fondazione sostengono la scuola e organizzano progetti che coinvolgono un gran numero di giovani del territorio.
A Milano, la onlus Jonas trova un modo originale per rendere accessibile a tutti la psicoanalisi, che è di fatto una terapia d’élite: il lavoro nel territorio dimostra il grande bisogno di affrontare adeguatamente disagi come depressione, disordini alimentari, dipendenze e iperattività infantile. A Padova, Parinum, progetto gestito dalla Facoltà di scienze della formazione, parte da specifiche richieste delle imprese e delle amministrazioni pubbliche e coinvolge in modo concreto università e giovani specializzandi. Per i ragazzi è un’occasione di crescita professionale e umana; per l’università un’opportunità di ritagliarsi un nuovo ruolo di ricerca e di crocevia di saperi; per il territorio è una strada innovativa per incrementare il livello di eccellenza e competitività.
La domanda che sorge spontanea è se tutte queste esperienze siano frutto di un pugno di volenterosi e di sognatori o se invece siano le avanguardie di una realtà molto più vasta, che coinvolge un gran numero di persone e territori. «Il progetto Genius Loci, archivio della generatività – continua Magatti – ha avuto una gestazione di un anno, necessaria per creare dei criteri di selezione scientifici delle esperienze. Una volta partiti abbiamo avuto decine e decine di segnalazioni spontanee, come se una fetta importante d’Italia avesse finalmente trovato un luogo dove esprimersi. Cosa che ci ha piacevolmente sorpresi. Nei protagonisti di queste esperienze c’è entusiasmo ma anche molta rabbia, perché le istituzioni non sono in grado di cogliere il valore del loro operato. La tentazione è quella di rinchiudersi in se stessi. Ho la sensazione che questa parte d’Italia sia molto più vasta e radicata di quel che si potrebbe sospettare. Solo che non ha saputo o potuto essere visibile, creando un’egemonia culturale». Eppure nel mondo il «marchio Italia» ha molto successo e dai nostri connazionali all’estero potrebbe venire una grande spinta di sviluppo. «All’estero abbiamo un patrimonio umano importante – conclude Magatti –, 50 milioni d’Italiani che potrebbero fare più grande l’Italia. Invece, anche in questo caso, la politica non investe su di loro, perdendo una grandissima opportunità. Prevale un’idea di Paese ripiegato su se stesso e spesso autoreferenziale. Bisognerebbe al contrario puntare su nuove alleanze, investire in nuove progettualità, partendo dal buono che c’è. Non si tratta semplicemente di una scelta etica, ma forse dell’unica scelta possibile». (Per ulteriori informazioni: www.generativita.it)
Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017