fratelli Villar si raccontano al «Messaggero». L’Argentina di Diego e Pablo
Incontro i fratelli Diego e Pablo Villar, provenienti dalla città argentina di Rosario, in occasione di un loro soggiorno culturale nel Veneto. Diego, ventiduenne, studia economia e commercio all' Università di Rosario dove anche Pablo, ventenne, frequenta la facoltà di Ingegneria informatica. Si presentano con una carta d' identità singolare: «Siamo in possesso della doppia cittadinanza, discendenti da nonni di origine veneta e piemontese, con il padre di origine spagnola».
Il loro rapporto con l' Italia è stato importante fin dalla fanciullezza, per l' influenza che hanno avuto nella loro educazione i nonni Carlo ed Eliana Zagolin che a Rosario sono un punto di riferimento per tanti veneti e italiani. Carlo, direttore di un' agenzia di viaggi, dal 1991 è presidente della Famiglia veneta di Rosario che con i suoi seicento soci è una delle più attive associazioni italiane in Argentina. I nostri giovani amici avevano una grande aspettativa per questo soggiorno in Italia: è stata un' occasione per conoscere meglio il Veneto e l' Italia e per approfondire i rapporti con numerosi parenti residenti nel paese natio del nonno: Piove di Sacco, in provincia di Padova.
Diego aveva 11 anni e Pablo 9 anni, quando con la mamma Dilva Maria vennero per la prima volta in Italia: «Di quell' esperienza ricordiamo ancora con simpatia il volto della bisnonna, Maria Trolese. Nonno Carlo ci aveva parlato tanto di lei: dei sacrifici che aveva dovuto sopportare quando, a soli quarantacinque anni, perse il marito e dovette mantenere ed educare ben otto figli. Tanti ricordi della nostra fanciullezza sono legati a lei, alla sua casa e al suo paese. Tra Piove di Sacco e Rosario, il rapporto non è venuto mai meno, grazie alla corrispondenza, al telefono e anche alle visite degli zii e dei cugini in Argentina».
Ciò che emerge dal colloquio con i due fratelli, sono i valori della storia, dell' arte e della cultura italiana: «Io credo - afferma Diego - che la vita sia vuota senza la conoscenza della storia del pensiero, dell' arte e della cultura dei popoli». Pablo ricorda l' ultimo viaggio in Italia nel 1986, dopo gli esami di maturità , con i suoi 180 compagni di scuola: «Forse eravamo in troppi - ricorda - e percorrendo in venti giorni tutta la penisola, non ho potuto cogliere in profondità le bellezze di tante città e regioni italiane. Quest' ultima esperienza, invece, mi ha fatto conoscere un altro volto dell' Italia: la sua storia, legata, in quest' ultimo secolo al fenomeno dell' emigrazione e alle due guerre mondiali che hanno messo a dura prova intere regioni italiane. Per me è stato motivo di stupore constatare come l' Italia in questi ultimi cinquant' anni si sia risollevata».
Msa. Quando avete cominciato a studiare l' italiano?
Diego e Pablo Villar. Innanzitutto a casa, ascoltando i racconti dei nonni, rimasti ancora vivi nella memoria. Inoltre, fin da piccoli abbiamo frequentato la scuola elementare e il ginnasio della Società Dante Alighieri di Rosario, dove si studiava anche l' italiano. Oltre alla scuola, è stato di grande aiuto partecipare alle iniziative della Famiglia veneta di Rosario, e in modo particolare del gruppo Gioventù veneta, coordinato da Julio Cortarello e composto da più di trenta giovani.
Quali sono le iniziative più rilevanti dell' associazione?
Tra le altre iniziative dell' associazione, ci sono la scuola di italiano, con un turno accelerato e un corso triennale; i corsi di ballo folkloristico veneto, diretti dalla maestra Marisa Baron, e tante feste comunitarie organizzate nell' ampia sede dell' associazione, in occasione delle quali, la cucina veneta, sotto la regia di nonno Carlo, si fa sempre onore. Dal 12 settembre all' 11 ottobre scorso, infine, anche per l' interessamento e l' organizzazione del presidente della Famiglia veneta, la città di Rosario ha ospitato la mostra itinerante delle ville palladiane, con il patrocinio della Regione del Veneto, del Centro internazionale Andrea Palladio, del consolato italiano e di altri enti italiani e argentini. Come a Cordoba, a Buenos Aires e a Santiago del Cile, anche a Rosario la mostra ha registrato un grande successo.
Questi interessi culturali e associazionistici non possono creare in voi il senso di una doppia appartenenza?
Che cosa si aspettano i giovani italo-argentini dall' Italia?
Se fosse possibile, lavorereste in Italia?
Qual è l' esperienza più bella legata alla vostra italianità ?