Condannati senza colpa: sono gli artisti che nel corso della storia soffrirono di disturbi mentali e finirono in manicomio. Una mostra al MuSa di Salò (BS) fino al 19 novembre indaga attraverso foto, dipinti, sculture il rapporto tra arte e follia.
«C’è bisogno di un senso più profondo di responsabilità. Il carcere deve poter essere il luogo dove riflettere su se stessi, dove ritrovare la voglia di esistere e darsi delle regole. Chi è recluso è una persona. Chi garantisce la sicurezza deve sentirsi persona tra le persone. Luogo di detenzione e luogo di lavoro, il carcere non può essere inteso solo in chiave coercitiva».