Anche sant'Antonio ad Assisi per la pace
Abbiamo intervistato padre Danilo Salezze, della Commissione interfrancescana di Giustizia, pace e salvaguardia del creato sull'esperienza di digiuno e di preghiera del prossimo 24 gennaio ad Assisi.
Msa. Padre Danilo, l'incontro di gennaio ad Assisi è oramai una tradizione. Quali sono le novità di quest'anno?
Padre Danilo. Da quest'anno l'iniziativa per la pace è stata assunta da tutta la famiglia francescana d'Italia, il Movimento Francescano (Mofra), composto da religiosi e laici. È organizzata dalla Commissione interfrancescana di «Giustizia, pace e salvaguardia del creato».
A cosa risponde questa collaborazione interfrancescana?
Risponde al desiderio di prendere in mano la consegna di Giovanni Paolo II quando ha parlato dello «spirito di Assisi», affidandolo a tutta la Chiesa. I francescani sentono che, per vocazione nativa, sono protagonisti di questa tensione per la pace.
Padre Danilo, qual è lo stile francescano nel vivere la pace?
La pax francescana parte dal cuore del singolo. San Francesco ci lascia scritto: «La pace che annunciate agli altri, dovete averla nel cuore». È un forte richiamo a sé e agli altri a convertirsi a Gesù Cristo, unica nostra possibilità di pace. Esporsi senza esporre, testimoniare la concordia, andare tra gli altri e non contro gli altri (vedi la regola non bollata). Francesco ha inventato un linguaggio nuovo di pace: il «Pace e Bene», che all'epoca a fatica veniva capito, che forse anche oggi ci siamo rassegnati a non recepire...
Che rapporto c'è tra san Francesco e sant'Antonio?
Essenziale: porre Gesù Cristo e il suo Vangelo al centro di ogni realizzazione di pace. Pensiamo all'esperienza di Francesco presso il Sultano o all'intervento di Antonio davanti al Consiglio comunale di Padova, per difendere i diritti dei debitori insolventi. O, ancora, il suo coraggioso incontro-scontro con Ezzelino da Romano. Per questo, idealmente, sant'Antonio, anche quest'anno, va ad Assisi con i nostri piedi.
Che significati porta lo «spirito di Assisi»?
Lo spirito di Assisi annuncia l'unità del genere umano nella sua vocazione e destinazione al regno di Dio. Questa è l'intuizione di Giovanni Paolo II circa la Chiesa come sacramento di salvezza che passa attraverso la «costruzione» della pace. Ecco la ragione profonda della chiamata ad Assisi di tutte le religioni, senza sincretismi. L'esperienza di Assisi, iniziata nel 1986, semplicemente riconosce che se c'è un Dio al di sopra di tutti che agisce per mezzo di tutti, evidentemente egli sta agendo anche attraverso la buona volontà e l'impegno di tutti i popoli che cercano la pace.
Noi francescani raccogliamo questo invito. Già nel 2002 siamo stati con il Papa a pregare per questo. Abbiamo pensato a tale data come memoria di quell'evento. Noi francescani, inoltre, ci interroghiamo su come possiamo essere strumento di pace. A tal proposito, ogni anno, affrontiamo un tema su cui pregare, riflettere, digiunare. Il tema del 2006 è «Ero forestiero» e riguarda i gravi problemi dell'immigrazione. Saranno con noi il pontificio consiglio di «Giustizia, pace, salvaguardia del creato» - nella persona del cardinale Martino - e il presidente della Regione Puglia, ad alta densità immigratoria, e altri testimoni qualificati. La giornata si svolgerà in due momenti, in due luoghi francescani molto significativi: il Convegno del mattino, alle ore 10,00 presso la Porziuncola a Santa Maria degli Angeli in Assisi; e alle 14,30 la Preghiera per la pace, sulla Tomba di san Francesco.