Andiamo avanti con speranza

Nella mancanza di valori e di ideali, molti si sono resi conto che Gesù è sorprendentemente giovane, mentre il mondo postmoderno si ritrova vecchio, e in evidente spirito autodistruttivo.
01 Febbraio 2001 | di

Vi confesserò: nel programmare la rivista per l' anno in corso, avevamo pensato di sintetizzare, in un ampio dossier, gli avvenimenti e i messaggi più stimolanti del Giubileo. Ma discutendone ci è parso, questo, quasi un modo per archiviare l' evento.
Ha prevalso, invece, l' idea di mantenere desto, anche visivamente, il Giubileo, per richiamarne alla memoria nel corso dell' anno temi, occasioni, opportunità ... Perché il Giubileo continua. Anzi, nella ferialità  del vivere quotidiano, esso inizia adesso. E così faremo. Sono già  in questa direzione l' intervento di Riccardi, il quale evidenzia alcune idee che dovranno stimolare la riflessione e l' azione dei cristiani nel nuovo millennio e, ancor più ampiamente, quello di monsignor Angelo Comastri, già  presidente del Comitato nazionale per il Giubileo che, con cortese disponibilità , risponde a una serie di nostre domande sull' argomento, tracciando un bilancio positivo del Giubileo. Ci sono stati i numeri - afferma monsignor Comastri - ma c' è stata soprattutto la qualità . Il Giubileo per molti cristiani, magari solo di nome, è stato una riscoperta di Gesù Cristo. Nella mancanza di valori e di ideali che caratterizza la nostra società  - afferma Comastri e ci piace sottolinearlo con lui - molti si sono resi conto che Gesù è sorprendentemente giovane, mentre il mondo postmoderno, che sembrava aver fatto chissà  quali scoperte, si ritrova vecchio, smarrito e in evidente spirito autodistruttivo.
Personalmente, mi ero imposto una dose di silenzio sul tema giubilare, per lasciare spazio ad altri, ma permettetemi di ritornarci sopra. Per due motivi. Il primo, forse poco virtuoso, per reagire alle voci acri di certi maitres a pénser della cultura laica (o laicista?) italiana. Non si discute il diritto di dire la propria opinione, ma sorprende la limitatezza culturale e l' acredine con cui è stato letto l' evento giubilare, quasi come fosse stato solo un motivo di fastidio. Di certo qualche fastidio il Giubileo l' ha dato, soprattutto a chi abitava nelle zone che sono state l' epicentro giubilare, come San Pietro. Rispetto la laicità , che ha i suoi valori, tuttavia ribadisco la sorpresa nel vedere un evento, che poteva non aver nulla, o poco, da dire ai non credenti, letto solo sull' orizzonte di un fastidio personale. Ma questo può essere solo un sassolino che infastidiva anche, ahimé, i miei sandali francescani!
C' è un secondo motivo: non un sassolino, ma un' opportunità  molto più ossigenante, ed è la lettera di conclusione del Giubileo pubblicamente sottoscritta, il 6 gennaio scorso, da Giovanni Paolo II, in piazza San Pietro, teatro di tanti incontri giubilari. La lettera apostolica Novo millennio ineunte (All' inizio del nuovo millennio): parallela e in prosecuzione della lettera che aveva annunciato l' anno di grazia giubilare, Tertio millennio adveniente (Avvicinandoci al terzo millennio).
Leggendola (e vi invito a farlo) si può cogliere la personale vibrazione emotiva del Papa per l' evento vissuto, per aver potuto esserci, nonostante tutto. La lettera ci accompagna nel rivivere gli episodi salienti e più ricchi di profezia: la Giornata del perdono, quella del ricordo dei martiri del XX secolo, l' incontro con i carcerati di Regina coeli, la Giornata mondiale della Gioventù e quello che il Papa chiama il «mio personale giubileo nelle strade della Palestina», definendolo come momento «di pace e di fraternità  che mi piace raccogliere come uno dei più bei doni».
La ricchezza della lettura offre spunti per molte riflessioni. Vorrei evidenziare solo un momento: quando il Papa, con tono paterno, confida come non di rado (immagino dalla finestra del suo studio) si sia soffermato a guardare le lunghe file di pellegrini in attesa di varcare la Porta Santa. E ci pare di cogliere nel gesto non un semplice guardare, ma un vedere; un entrare del Papa nella storia di ciascun pellegrino, fatta, come ogni vita, di gioie, ansie, dolori: una storia incontrata da Cristo e che nel dialogo con lui riprendeva il suo cammino di speranza.
Dopo il 6 gennaio, data della sua chiusura, il Giubileo non è più solo memoria di quello che si è vissuto, ma è «profezia dell avvenire», sguardo al tempo che sta davanti. Una porta si è chiusa alle nostre spalle, per lasciare spalancata la porta viva che è Cristo. Entrare per questa: Duc in altum! Andiamo avanti con speranza!

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017