Il linguaggio «teologhese» e «ecclesialese» dei dogmi della nostra fede, e cioè di quelle verità che di per sé sarebbero definitive nella loro formulazione, e perciò proclamate solennemente dalla Chiesa, risulta probabilmente un po’ ostico alle nostre orecchie poco avvezze a discorsi «alti». Come l’unicità della persona in Gesù Cristo proclamata dal Concilio di Efeso del 431; o quello della transustanziazione, la conversione del pane e del vino nel corpo e nel sangue di Cristo, al momento della consacrazione nella messa, proclamato nel 1215 nel IV concilio Lateranense, e confermato dal concilio di Trento (1551); o, per fare solo un ultimo esempio, il dogma dell’infallibilità del Papa, contenuto nella costituzione Pastor aeternus approvata dal Concilio Vaticano I il 18 luglio 1870, che afferma che il Papa deve essere considerato infallibile quando parla ex cathedra.

Così è per il dogma dell’assunzione di Maria in cielo in corpo e anima. Il papa Pio XII, nel 1951, con la costituzione apostolica Munificentissimus Deus, solennemente dichiarava: «Pertanto, dopo avere innalzato ancora a Dio supplici istanze, e avere invocato la luce dello Spirito di Verità, a gloria di Dio onnipotente, che ha riversato in Maria vergine la sua speciale benevolenza a onore del suo Figlio, Re immortale dei secoli e vincitore del peccato e della morte, a maggior gloria della sua augusta Madre e a gioia ed esultanza di tutta la chiesa, per l’autorità di nostro Signore Gesù Cristo, dei santi apostoli Pietro e Paolo e Nostra, pronunziamo, dichiariamo e definiamo essere dogma da Dio rivelato che: l’immacolata Madre di Dio sempre vergine Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo».

Ridiciamolo con un linguaggio che forse, ahimè, conosciamo meglio, perché un po’ più attuale… Diciamo che Maria è stata assunta, come una qualsiasi persona in cerca di occupazione, nel suo caso tra le schiere beate del Paradiso, senza tanti sforzi, saltando la procedura prevista, grazie alle raccomandazioni del… figlio. Che anche un po’ di nepotismo fa molto italico.

Ed è proprio così che deve essere e sarà anche per ciascuno di noi! Grazie alla misericordia di Dio, è prevista una raccomandazione divina per tutti.