Buon compleanno, Santità.
Buon compleanno, Santità . Saranno ottanta gli anni che Lei compirà il 18 di questo mese. Non sono pochi, nemmeno tantissimi al giorno d`oggi. Pochi o tanti, comunque ` diciamolo ` non splendidamente portati: non è merito né demerito, è la vita. Anzi, vorremo dirle che proprio perché La vediamo in questa dolorosa fragilità , e tuttavia vigile, tenace, sempre in prima linea su tante frontiere umane e religiose, la nostra ammirazione e riconoscenza cresce. Le sue mani si sono fatte tremanti e il passo incerto, ma non si spegne l`occhio ` specchio dell`anima, dicevano gli antichi ` scrutatore, luminoso segno di un`energia e di una passione non domata dal tempo.
In questi ventidue anni del suo ministero di Pontefice tante cose sono successe. Il mondo sembra aver cambiato volto con una celerità che, quando salì sul soglio di Pietro, niente faceva presagire.
Un giornalista americano recentemente le ha dedicato un libro, che è qualcosa di più di un profilo biografico ` ben 1288 pagine ` nel quale L`ha definita «testimone della speranza» e «protagonista del secolo». Non ci paiono titoli ad effetto, ma colpiscono il segno e scolpiscono la sua figura umana e religiosa.
Ottant`anni di vita e ventidue di pontificato. Ci sembra ieri quando venne eletto, dopo la meteora di papa Luciani. Era il 1978, d`ottobre. Un nome, il suo, che lasciò inizialmente sorpresi molti. Dopo cinquecento anni, un papa non italiano. Non solo, ma un papa che veniva dall`Est, da oltre la cortina ideologica e politica del comunismo. Sembrava il cognome di un cardinale africano o asiatico, comunque strano alle orecchie italiane abituate a nomi prettamente nostrani. Lasciò un po` perplessi e l`applauso faticò a sgorgare, salvo divenire un crescendo quando apparve al balcone di San Pietro e i presenti ascoltarono il suo stentato e colorito italiano, «Se sbaglio, mi corrigerete». E lanciò un messaggio che è ritornato di frequente, quasi un ritornello, ad accompagnare il suo servizio: «Non abbiate paura, aprite le porte a Cristo». Un`espressione che ci è tornata alla mente vedendola, il 24 dicembre, inginocchiata davanti alla Porta Santa per aprire l`anno di grazia del Giubileo. Cosa stava pensando, Santità , in quel momento?
Quello che vogliamo dirle da questa pagina è soprattutto un augurio, non fare dei bilanci del suo pontificato. Come non ricordare, tuttavia, alcuni eventi che fanno di Lei non solo il «testimone della speranza» o il «protagonista del secolo», ma colui che ha segnato un modo nuovo di essere e di fare il Papa: autorità morale e religiosa fisicamente presente in quel villaggio che è diventata la terra degli uomini.
L`orgoglio e la speranza della «sua» Polonia concentrata nelle parole dell`indomito Wyszynski; l`attentato del 13 maggio 1981 in piazza San Pietro, ancora oscuro nei retroterra politici, ma solare nel richiamare una protezione particolare della Madonna di Fatima; l`incontro con il suo attentatore Alì Agca: voi due da soli, in quella spoglia e fredda cella`¦
E poi i viaggi: anche contestati, comunque spesso coraggiosi; i vari incontri con i giovani, l`ultimo, quello di Parigi, capace di rovesciare lagnose e razionali letture.
Un incontro dal carattere fortemente simbolico, non solo per il milione e mezzo ` o giù di lì `, di presenze, ma per il suo avanzare, mano nella mano, quasi a passo di danza, con giovani di tutto il mondo.
Dicono che Lei sia un uomo di grande comunicazione, con una marcia in più nel sapere gestire i rapporti e i linguaggi nell`epoca dei mass-media. Non ne dubitiamo. Ma si sente che quel qualcosa in più viene dal suo stesso essere, dalla missione che Le è stata affidata.
Con il nostro augurio, anche il nostro grazie.
Soprattutto per quello che ci ha fatto vivere di recente. La richiesta di perdono in San Pietro, il 12 marzo: ai piedi del dolente crocefisso, sotto la gloria del Bernini, c`erano il dolore e le ferite provocate dagli stessi discepoli di quel crocefisso. Il suo pellegrinaggio in Terra Santa: Pietro che tornava a Gerusalemme, alle radici. Non solo al Santo Sepolcro, ma anche a Yad Vashem, memoriale della Shoah, di ogni olocausto, e al Muro del pianto. Il pianto non solo dei figli di Israele, ma di ogni giusto che piange sulla violenza fatta all`uomo. Grazie, Giovanni Paolo II. Buon compleanno, Santità !
fra Luciano Bertazzo
direttore editoriale