Buon Natale, Famiglia Antoniana

Diffondere il vangelo con parole nuove: è la sfida dei frati del «Messaggero di sant’Antonio». Ne parliamo con il direttore generale, padre Danilo Salezze, che ne approfitta per fare gli auguri a tutti i lettori.
28 Novembre 2007 | di


Una grande responsabilità ma anche un’esaltante avventura: con che spirito la affrontate?

Salezze. Siamo consapevoli di avere un pubblico molto variegato e, insieme, molto unito dai valori del vangelo, della solidarietà e dall’amicizia con sant’Antonio. La sfida è cogliere i bisogni di senso che scorrono nel tessuto sociale e nelle storie delle singole persone. Nel nostro mondo post moderno, nel quale i valori di un tempo sono diventati «liquidi», variabili, assistiamo a una grande nostalgia di senso, di significati ultimi, di un saper vivere e abitare con sapienza e pienezza i nostri giorni. Un’arte che sembra smarrita ma che può essere imparata di nuovo.

I frati del «Messaggero» sono anche frati della Basilica?

Spiritualmente sì. Dal 1954, però, vivono in una propria comunità e seguo­no in modo specifico l’evange­lizzazione tramite i media. La scelta si è rivelata opportuna per servire meglio questo apostolato che prolunga idealmente la predicazione di sant’Antonio. Io immagino le due comunità come il grande noce da cui predicava sant’Antonio e che Annigoni ha affrescato sulla controfacciata della Basilica. Sant’Antonio indica il Vangelo alla gente che, stupita, guarda e ascolta. In quell’abbraccio frondoso, che rappresenta tutti i frati, il Santo ha fatto costruire una celletta di legno, un pulpito inusuale, un «laboratorio d’interiorità», un eremo tra i più arditi e originali. Per condividere le ultime grandi folgorazioni interiori con gente semplice, in cerca di parole vere.

Sant’Antonio è stato un grande comunicatore, affascinante, semplice, pronto alla sfida e all’ascolto. E oggi?

L’insegnamento di Antonio è oggi più vivo e attuale che mai e, a distanza di otto secoli, trova voce anche attraverso le riviste che dal suo messaggio hanno preso vita, come il «Messaggero di sant’Antonio». La rivista ormai va verso i centodieci anni. In compagnia dei lettori e dei numerosi devoti del Santo, svolge un’opera di evangelizzazione e di presenza solidale nel nome di Antonio. Nelle «piazze mediatiche» più consone al suo messag­gio. Là dove le persone sono. A partire dalle lettere scritte ai frati del Santo, passando per la carta stampata, per la radio e ora anche per internet, la nuova piazza, che sta diventando sempre meno virtuale, sempre più ambiente d’incontro, di vita, di comunicazione. Noi frati siamo a servizio di questo.

Ognuno di voi ha un compito particolare all’interno del «Messaggero»?

Certo, c’è chi ha compiti di direzione, chi segue le riviste, chi il rapporto con gli Associati o gli aspetti amministrativi e organizzativi. Siamo coadiuvati dall’opera di molti laici.

Che cosa significa essere insieme confratelli e colleghi?

È una sfida che è anche occasione di crescita personale e comunitaria. Non è sempre facile, come in tutte le relazioni. Che sono anche un invito a convertirsi.

Che cosa significa oggi per voi che guidate un giornale essere i continuatori ideali dell’opera di Antonio?

Nel tempo di internet, la sfida della comunione si ripresenta con più urgenza. Si comunica per creare comunione, vale a dire per mettere in comune chi siamo. Non solo per trasferire informazione: sarebbe impoverente. Si comunica per condividere intuizioni e, soprattutto, domande; si cercano risposte, non sempre scontate o immediate.

In un mondo dell’informazione che vive sempre più di sensazionalismi, di contrapposizioni e scontri, che cosa significa essere «Messaggero di sant’Antonio»?

Il sensazionalismo è una fuga da quella libertà che permette di chiedersi ciò che veramente conta, ciò che può aiutare a vivere la propria chiamata divina. Essere «Messaggero» significa avere il coraggio di porre in evidenza ciò che veramente è in gioco per valutare se è degno della persona umana o no. Se serve per crescere, per vivere meglio. È un lavoro di lucidità e anche di coraggiosa pacatezza.

Come parlare a tutti, anche a chi non crede, senza pregiudizi ma anche senza «perdere l’anima»?

Ascoltando da dove si muovono il credente e il non credente che coabitano il cuore di ciascuno. L’anima rinasce quando riesce a riappropriarsi di questo dialogo intimo.

C’è un pensiero, un augurio che desiderate condividere con i vostri lettori?

Augurare Buon Natale alla grande Famiglia Antoniana significa incoraggiare tutti perché in ognuno nasca finalmente qualcosa di nuovo.Il Bambino Gesù nasce per noi, vuole nascere con noi. Con Dio si rinasce sempre. 



In Basilica. Benedizione dei bambini


Domenica 6 gennaio 2008 ci sarà la Festa e benedizione dei bambini in Basilica. Alle ore 14,30, è prevista l’accoglienza dei piccoli con canti natalizi; alle ore 15,00, l’entrata dei Re Magi in Basilica. Alle ore 15,30 circa, la benedizione e il bacio a Gesù Bambino.

info basilica

Benedizione
dei bambini


Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017