Carabinieri, 50 anni a servizio dell’arte

Compie mezzo secolo di vita il Comando per la Tutela del Patrimonio Culturale (TPC). Un'attività investigativa che ha portato ad eccezionali risultati.
16 Novembre 2019 | di

Opere di Piero della Francesca, Mantegna, Raffaello, Perugino, ma anche Van Gogh, Cézanne, senza contare la miriade di reperti di ogni epoca, dal valore inestimabile, immessi nel mercato clandestino. Quasi due milioni in tutto, recuperati e restituiti al patrimonio culturale italiano e frutto dello straordinario lavoro di investigazione del Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale (TPC).

È grazie alla loro specifica attività e competenza se, negli anni, sono tornati negli spazi d’origine oggetti e opere d’arte illecitamente trafugati: dipinti, mobilio, arredi liturgici, libri e archivi storici strappati da musei, siti archeologici, chiese e abitazioni private. Un’intensa attività d’investigazione e di raffinata «diplomazia culturale» per una specialità, quella dei Carabinieri TPC, fondata cinquant’anni fa, il 3 maggio del 1969.

L’Italia è stata il primo Paese al mondo a dotarsi di un organismo di polizia specializzato, anticipando di un anno la Convenzione Unesco di Parigi, che invitava gli Stati membri ad «adottare opportune misure per impedire l’acquisizione di beni illecitamente esportati e favorire il recupero di quelli trafugati». Erano gli anni in cui nel nostro Paese si intensificavano le esportazioni clandestine di testimonianze archeologiche, rubate o scavate illecitamente, per confluire poi nelle collezioni di tutto il mondo.

Oggi il Comando TPC è un reparto d’eccellenza, che opera sul territorio nazionale attraverso l’intervento di circa trecento militari, divisi in quindici nuclei. Con tre sezioni specializzate nei settori dell’antiquariato, archeologia, falsificazione e arte contemporanea. Squadre abituate a lavorare su grandi scenari internazionali, con l’utilizzo di tecniche innovative. Un milione e 126 mila i reperti archeologici sequestrati in cinquant’anni di attività dai «detective dell’arte» (soltanto nel 2018 sono state recuperate 56.400 opere d’arte rubate).

Un business pari a 6 miliardi di dollari l’anno. Da ricordare, tra le altre, l’importante operazione portata a termine a Ginevra nel 1995, «dopo un meticoloso e paziente lavoro di indagine – come sottolinea il generale Roberto Riccardi, nuovo Comandante dei Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale – che ha portato al recupero di numerosi reperti di altissimo valore storico riguardante la civiltà etrusca, materiale esposto ora alla mostra: “Colori degli etruschi”». E non bisogna dimenticare la preziosa opera di salvataggio effettuata dopo il terremoto in Umbria del 2016.

Il fiore all’occhiello del Comando Carabinieri è la «Banca dati» dei beni culturali illecitamente sottratti: un milione e duecentomila opere sulle quali investigare. «“Il modello italiano” – spiega il generale Riccardi – sta per essere esportato in tutto il mondo. In questi cinquant’anni non abbiamo mai smesso di aggiornarci. La nostra attività si avvale di una tecnologia avanzata che viene ormai impiegata in diversi Paesi». Tra di essi, Iraq e Siria che, in questo momento, hanno bisogno di mappare, con un proprio database, tutte le opere da proteggere e salvare.

Per questo nel 2015 i Carabinieri TPC sono diventati il fulcro, a livello internazionale, dell’iniziativa Unesco dei «Caschi blu della cultura». Una task force nata su iniziativa italiana «per dare una risposta agli attacchi nei confronti del patrimonio culturale di popoli e nazioni». «L’Italia ha un patrimonio culturale inestimabile – conclude il generale Riccardi –. È doveroso tutelarlo. Non amare l’arte, in Italia, equivale a un delitto: è la premessa per lasciarla distruggere. Non difendere l’arte, se sei italiano, è voltare le spalle alla tua storia, disonorare tuo padre e tua madre».

 

Data di aggiornamento: 16 Novembre 2019

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