Connessi con il creato
«Settembre è il mese del ripensamento sugli anni e sull’età» cantava Guccini; tempo di transizione, grazie al caldo meno aggressivo, con le giornate ancora lunghe e piacevoli. Può quindi diventare un tempo splendido dove lasciare più spazio a ciò che nelle routine ordinarie resta sacrificato.
Rallentare i ritmi, camminare senza correre, ascoltare. Ma anche contemplare e meditare, accogliendo come un regalo ciò che ci sta intorno. Sono movimenti cui siamo disabituati, ma sono anche esercizi di libertà. Ci liberano, infatti, da un’autoreferenzialità che, alla fine, ci lascia scontenti e aridi:
«Sarebbe stupendo vedere qualcosa senza pretese, gratuitamente, senza il prisma del “per me”», scrive Pablo d’Ors in Biografia del Silenzio. Un piccolo libro che farebbe bene leggere, per trasformare la «vacanza» in un vuoto promettente e davvero rigenerante.
Non bisogna aver paura del silenzio perché solo nel silenzio si colgono la fine tessitura delle interconnessioni, i legami invisibili tra le cose, e si affina la nostra capacità di decifrare altri linguaggi: quello dei colori, dei profumi, del disporsi dei corpi nello spazio, delle pietre che narrano storie; e molti altri. Guardando il mare, per esempio.
«Il mare è un antico idioma che non riesco a decifrare», scriveva Borges. In mezzo a tante parole che rischiano di perdere significato, fa bene ascoltare i suoni della natura, sentirsene parte, lasciar fluire quella corrente di risonanze profonde che ci fanno percepire – come scrive Papa Francesco nella Lettera Enciclica Laudato si’ – che «tutto è connesso». Prendersi il tempo di ascoltare il legame: con la natura, con gli altri e, se ci riusciamo, con Dio.