Culture in dialogo per la pace

Per la Giornata mondiale della pace Giovanni Paolo II ha inviato un forte messaggio per sottolineare l’importanza del dialogo tra le diverse culture, base indispensabile per una convivenza pacifica.
01 Gennaio 2001 | di

Questo nostro incontro di gennaio non può che aprirsi con l`€™augurio di un buon anno a tutti voi, cari amici. L`€™appuntamento segna anche l`€™inizio di un nuovo secolo e di un nuovo millennio. Questa volta sul serio! Coincidenza e sincronia di tanti «tempi» che incontrano il nostro «tempo», quello della nostra esistenza, della storia che stiamo vivendo, del nostro camminare. E sia buono il cammino.
Scrivo questo dialogo con voi mentre la cronaca è in subbuglio per il grande abete eretto in piazza san Pietro che la regione austriaca della Carinzia ha donato, secondo una bella tradizione ormai consolidata che fa incontrare, nel centro ideale della cristianità , l`€™albero di Natale, caratteristico dei paesi nordici, con il presepe che è invece segno, a partire da san Francesco, della tradizione latina.
Suggestiva e magica, come sempre, l`€™evocazione dell`€™albero illuminato. Meno belle e meno suggestive l`€™utilizzazione e la provocazione che sono state fatte sul piano politico e sociale. Certo, un ottimo trampolino di immagine per chi di immagine vive. Poco male se si limitasse solo a questo.
Non sono mai mancati teatranti nel gran palco della storia, sul quale, purtroppo, sono state spesso rappresentate più che commedie a lieto fine, amare e sconvolgenti tragedie.
Ci lasciamo alle spalle un secolo che di tragedie ne ha rappresentate più di una. Ne iniziamo un altro, nel quale la speranza deve ripetutamente fare appello a se stessa perché non abbia a spegnere. È stato detto che il cristiano è un uomo drammaticamente ottimista. Condivido.
Come segno di speranza vorrei segnalare il messaggio che il Papa ha proposto per la trentaquattresima Giornata mondiale della pace. Un messaggio illuminante, ma forse sfuocato dalle molte luminarie e dagli abbiocchi natalizi. Giovanni Paolo II, nel suo messaggio, affronta il tema del Dialogo tra le culture per una civiltà  dell`€™amore e della pace. Un tema che ritrova l`€™originaria radice che ha dato vita a questa giornata per iniziativa di Paolo VI, il quale, già  allora, proponeva il dialogo come «eminente strumento per realizzare la civiltà  dell`€™amore e della pace». Una necessità , questa, fatta propria anche dall`€™Onu che ha dichiarato il 2001 «anno internazionale del dialogo fra le civiltà ».
Il messaggio è di grande realismo di fronte ai cambiamenti in corso in questo momento storico che hanno trasformato il mondo in un grande villaggio, il villaggio globale. Una trasformazione positiva, se non contenesse, nel rovescio della medaglia, il rischio dell`€™omogeneizzazione con conseguente perdita di identità  culturale, che dovrebbe costituire invece una ricchezza nella «sinfonia» della diversità .
Giovanni Paolo II denuncia per questo la «supina omologazione delle culture», soprattutto di fronte al miraggio della superiorità  tecnologica con cui l`€™Occidente si presenta e che non fa cogliere il «progressivo impoverimento umanistico, spirituale e morale» di una cultura che, dimentica delle proprie radici, perde la propria identità .
Il Papa prende posizione anche sull`€™emigrazione, la «drammatica odissea umana», che costituisce uno dei più rilevanti fenomeni sociali del nostro tempo. Che fare allora, dopo l`€™analisi?
Di fronte alla complessità  del problema si apre la strada della consapevolezza dei valori comuni a tutti: della solidarietà , della pace, della vita, della giustizia, dell`€™educazione.
E, come credenti, anche quella del perdono e della riconciliazione, quando il dialogo si fa difficile, gravato dall`€™ipoteca di tragiche eredità  di guerre, incomprensioni, odi, violenze che la memoria continua ad alimentare.
Un messaggio, dunque, affidato a tutti gli uomini di buona volontà , soprattutto ai giovani, che per ragioni anagrafiche dovranno essere i protagonisti del tempo che ci sta davanti. Ma anche a tutte quelle persone «giovani nel cuore», pur a dispetto dell`€™anagrafe, capaci di essere testimoni della speranza. Un messaggio segnaletico a indicare anche il nostro cammino. Un messaggio che ancora una volta viene da un giovane ottantenne!

fra Luciano Bertazzo
direttore editoriale

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017