Dante profeta di speranza
La mostra multimediale «Il mio Paradiso. Dante profeta di speranza» chiude idealmente il ciclo espositivo avviato con «Il mio Inferno» nel 2022 e «Il mio Purgatorio» l’anno scorso. L’iniziativa, curata dall’Associazione Rivela, allestita fino al 16 giugno negli spazi di Castel San Pietro a Verona, poco lontano dall’antico Teatro Romano, messi a disposizione dalla Fondazione Cariverona, ha avvicinato migliaia di persone, soprattutto giovani e giovanissimi, a Dante Alighieri e alla lettura della Divina Commedia.
Il percorso espositivo della mostra di quest’anno è multisensoriale, composto cioè da proiezioni di immagini, video e suoni. La cantica del Paradiso spinge il lettore a volgere il suo sguardo verso il firmamento dove l’uomo cerca da sempre l’origine del mondo, dell’universo, di se stesso, e il destino dell’umanità. Per questo le immagini dell’universo si uniscono in maniera quasi simbiotica con i versi del sommo poeta. La mostra ospita, infatti, le foto esclusive catturate dai telescopi spaziali James Webb e Hubble, fornite dalla Nasa (Agenzia spaziale degli Stati Uniti) e dall’Esa (Agenzia spaziale europea), dalla Csa (Canadian Space Agency), da varie altre agenzie e istituti internazionali oltre che dal cosmologo Miguel Aragon dell’Universidad Nacional Autónoma de México, dallo scienziato Mark SubbaRao, dal fisico Alex Szalay della Johns Hopkins University, grazie al professor Marco Bersanelli del Dipartimento di Fisica dell’Università degli Studi di Milano.
Le foto ci raccontano un universo che è sintesi di armonia e bellezza, come l’immagine della Nebulosa della Carena, una distesa di gas e polvere interstellare in cui si stanno formando nuove stelle; o quella della Nebulosa del Granchio, ovvero ciò che resta dell’esplosione di una supernova. Stupefacente anche il mezzo milione di stelle che compongono l’Ammasso globulare M5: le più antiche vantano un’età superiore ai 12 miliardi di anni.
Delle tre cantiche della Divina Commedia, quella del Paradiso è la più intensa e complessa, ma anche la più emozionante poiché segna l’approdo di Dante al vertice della verità e della bellezza, al cospetto di Dio che conferisce pienezza di vita e felicità. Davanti a Dio ogni passo del lungo viaggio di Dante acquista finalmente senso e compiutezza, e il significato più profondo della vita si disvela al sommo poeta. In questo processo di purificazione, l’amore tra Dante e Beatrice diventa «la metafora concreta della tensione continua dell’amore dell’uomo per Dio» di fronte a «l’Amor che move il sole e l’altre stelle». Un’esperienza così profonda che il poeta stesso dice di non trovare le parole adeguate a descriverla.
Le 33 le tappe del percorso espositivo della mostra di Verona, che accompagnano il visitatore nei Cieli del Paradiso dantesco, sono scandite dai commenti del saggista e pedagogista Franco Nembrini, dalle illustrazioni di Gabriele Dell’Otto, e da alcuni cortometraggi realizzati da Mosaiko con testi di monsignor Martino Signoretto, lungo un itinerario che valorizza anche i ritrovamenti emersi durante gli scavi archeologici di cui è stato oggetto Castel San Pietro.