Dinanzi a questi miracoli anche la scienza si è arresa

Quattrocento gli eventi "eccezionali" negli ultimi venticinque anni che gli scienziati con i moderni mezzi di indagine non hanno saputo spiegare. I quindici più eclatanti raccontati in un libro.
29 Settembre 2004 | di

È possibile restare sott'acqua, senza respirare, per una quarantina di minuti e non riportare alcun danno neurologico? E c'è una spiegazione alla gravidanza di una donna affetta da una malattia genetica che impedisce la fecondazione dell'ovulo? O, ancora, che cosa ha potuto rendere normali, durante il sonno, i piedi di un ragazzo quattordicenne malformati dalla nascita? E quale forza ha consentito a un uomo di alzare quattro tonnellate, in condizioni estremamente disagevoli, quando il record mondiale di sollevamento pesi registra soltanto 212,5 chilogrammi?
Da quattrocento anni negli archivi della Congregazione delle Cause dei santi, situata all'ombra del Cupolone di piazza San Pietro, si accumulano i voluminosi faldoni che raccolgono gli esiti delle accurate indagini svolte dai tribunali diocesani per appurare la verità  sui presunti casi di miracolo attribuiti all'intercessione di candidati alla santità .
L'itinerario di verifica è lungo e meticoloso. Vengono innanzitutto raccolti tutti i documenti che possono aiutare a inquadrare e a comprendere la vicenda, insieme con le testimonianze di quanti hanno assistito agli eventi o ne sono stati coinvolti in qualche modo. Prima di poter chiedere alla Congregazione l'apertura della fase vaticana, devono essere redatte da esperti due perizie che attestino l'inspiegabilità  scientifica di ciò che è oggetto del presunto miracolo. Solamente a questo punto la Consulta medica o tecnica inizia a studiare la documentazione per valutare la reale consistenza del caso. E non di rado si giunge a una sonora bocciatura o alla richiesta di ulteriori prove cliniche o verifiche tecniche, in modo che non resti alcuna zona d'ombra.
Le risposte alle intriganti domande di inizio articolo si trovano proprio in alcuni di quei faldoni, in mezzo alle circa quattrocento storie riconosciute come prodigiose dalla Congregazione durante il solo pontificato di Giovanni Paolo II, che si vanno ad affiancare alle altre migliaia approvate a partire dal 1588 dal Dicastero vaticano che si occupa, appunto, delle Cause dei santi (e che fino al 1983 si chiamava Sacra Congregazione dei Riti).
La scelta di limitare il campo della mia indagine - confluita nel volume Miracoli. Quando la scienza si arrende, appena pubblicato dalla Piemme - all'ultimo venticinquennio è stata motivata unicamente dalla maggior disponibilità  di documentazione radiografica e clinica, di fotografie, di approfondimenti tecnico-scientifici che consentono anche al profano di percepire direttamente la qualità  del prodigio, senza doversi unicamente fidare delle pur autorevoli attestazioni che la storia del passato ci ha fatto pervenire. E, in effetti, io stesso sono rimasto stupefatto nel toccare con mano le tracce del Soprannaturale che pervadono ogni dossier e che confermano la nota osservazione del pensatore francese Blaise Pascal: L'ultimo passo della ragione è riconoscere che vi sono molte e grandi cose che la superano.
Il 23 giugno 1986 era una tranquilla giornata di inizio estate e tre adolescenti - le sorelle Angela ed Helga Brugger e l'amica Margit Heim - residenti in un paesino della Baviera, avevano deciso di recarsi a fare il bagno nel vicino fiume Geltnach. Verso le 15,30 Helga e Margit si tuffarono, ma vennero subito risucchiate da un vortice. Angela comprese immediatamente la drammaticità  della situazione e corse a chiedere aiuto. Alle 16,13 giunse la squadra di pronto intervento dei sommozzatori, i quali, verso le 16,20, riuscirono a estrarre le due sfortunate ragazze dal buco di scarico dello sbarramento, nel quale erano rimaste intrappolate.

La «risurrezione» di Margit

Nonostante il rapido trasporto in ospedale, Helga morì alle 18,06 dello stesso giorno. Per Margit - i cui parenti erano subito ricorsi alle preghiere per chiedere l'intercessione della beata Maria Crescenzia Hà¶ss - si riuscì a stabilizzare la situazione, mantenendola artificialmente in vita grazie ai macchinari della rianimazione. Ma il primario, senza giri di parole, spiegò ai genitori che i flussi cerebrali erano assenti e, se lei fosse sopravvissuta, sarebbero rimaste lesioni cerebrali irreparabili.
E invece, nell'arco di due settimane, la ragazza si riprese gradualmente, tanto da essere dimessa il 9 luglio. Le perizie psicologiche e mediche effettuate nel 1988 e nel 1998 hanno attestato il totale recupero delle funzioni neurologiche e motorie, tanto che nessun risarcimento fu versato dalla compagnia di assicurazioni della società  che gestiva il bacino idrico. Per Margit si può parlare di un miracolo di risurrezione, come ha affermato la Consulta vaticana ponendo quale definizione dell'evento: Morte clinica accertata per annegamento, con prolungata ischemia cerebrale.
Se nel precedente caso si è trattato di una vita recuperata, al centro della vicenda della messicana Cirana Rivera de Montiel c'è stata una nascita che, secondo la medicina, non avrebbe potuto avvenire, per la rara patologia genetica da cui la donna è tuttora affetta: la sindrome blefarofimosi - ptosi palpebrale - epicanto inverso di 1° grado (Bpes). In sostanza, Cirana ha una cronica assenza di ovulazione, insieme con un'ostruzione bilaterale delle tube e la retroversione del corpo uterino.
Il fidanzato Sergio Montiel Alvarado, pur consapevole della problematica, volle ugualmente sposarla e si affidò nella preghiera al venerabile Raffaele Guà­zar Valencia, il vescovo di Vera Cruz morto nel 1938 dopo numerosi anni trascorsi in esilio a motivo della persecuzione antireligiosa in Messico. Nel maggio del 1983 la donna cominciò ad avvertire disturbi gastrointestinali e il medico le prescrisse un farmaco contro l'ameba. Ma qualche giorno dopo, un'amica infermiera si rese invece conto che Cirana era incinta e dopo nove mesi, nonostante la malformazione dell'utero che avrebbe dovuto causare gravi difficoltà  allo sviluppo del feto, venne alla luce Sergio junior.
A scanso di equivoci, come ha precisato durante l'inchiesta vaticana il professor Giovanni Neri, direttore dell'Istituto di genetica medica dell'Università  cattolica del Sacro Cuore di Roma, la remota ipotesi che Cirana si sia segretamente sottoposta a una fecondazione artificiale con l'ovulo di una donatrice non è sostenibile, in quanto anche suo figlio è affetto da Bpes, e ciò dimostra incontrovertibilmente che egli è il prodotto di un ovulo della signora.

Mathew guarito in due puntate

Generalmente, i miracoli avvengono in un lasso di tempo abbastanza breve. Per questo, la guarigione dell'indiano Mathew Pellissery è risultata fra le più curiose nella storia della Congregazione, e nel contempo fra le meglio documentate. Una fotografia, scattata all'età  di quattro anni, nel 1960, mostra il bambino seduto con ambedue i piedi torti verso l'interno, con la deformità  definita varo-equina. Un'altra fotografia, scattata all'età  di sedici anni, nel 1972, lo presenta in piedi e con i piedi in posizione normale.
Fra le due fotografie, c'è la prodigiosa intercessione di madre Mariam Thresia Chiramel Mankidiyan, una religiosa del Kerala che visse fra il 1876 e il 1926, fondò una congregazione di suore dedite all'assistenza dei poveri e dei malati e fu in un certo senso un'antesignana di madre Teresa di Calcutta. Ma, ed è qui l'aspetto simpatico della vicenda, la prima novena di preghiera che la famiglia Pellissery fece nel maggio del 1970 portò alla guarigione, durante il sonno, soltanto del piede destro. Per la  guarigione anche del piede sinistro fu necessaria un'altra novena, che venne svolta nel giugno del 1971.
Oltre alle fotografie, per l'approvazione del miracolo la Congregazione delle Cause dei santi ha ovviamente esaminato una significativa documentazione medica, nella quale sono fra l'altro contenute le radiografie dei due piedi e le dichiarazioni dei medici che hanno seguito il ragazzo sin dalla nascita, allo scopo di escludere l'effettuazione di qualsiasi intervento riabilitativo o chirurgico.
Come ama spiegare il cardinale prefetto José Saraiva Martins, eventi come questi non servono unicamente a suscitare stupore e a corroborare la ragionevolezza della fede, ma mirano anche a offrire la prova della bontà  di Dio, il quale può superare l'ordine naturale delle cose: Dio, creatore dell'universo, attraverso il miracolo offre all'uomo un gesto d'amore. Egli, che ci vuole bene, allevia dolori e sofferenze di creature che rivolgono il loro sguardo a Lui.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017