Donna, il futuro è rosa

Il ruolo della donna nella vita e nel mondo: su questo tema si sono confrontati a Padova lo scorso 8 ottobre, esperti e studiosi. Donne soprattutto. Molti gli spunti di riflessione e le indicazioni operative.
20 Ottobre 2005 | di

Si è svolto lo scorso 8 ottobre nella Sala Conferenze accanto alla basilica del Santo, un Convegno di studi su «Donna, il futuro è rosa», promosso dalla nostra rivista, «Messaggero di sant";Antonio» edizione italiana per  l";estero e dal Sodalizio Abruzzese-Molisano di Padova, di cui è presidente Armando Traini.  In cattedra, un gruppo di donne importanti e dalle esperienze diverse che hanno portato, ognuna nel proprio settore un prezioso contributo allo sviluppo del tema. Si va dalla giornalista Mariapia Bonanate alla nota imprenditrice trevigiana Marina Salamon, dalla sociologa Giulia Paola Di Nicola alla celebre soprano Cecilia Gasdia, da Francesca Massarotto, esperta nel settore dell";emigrazione, alla psicologa Silvia Galstaldo, dalla presidente dell";Associazione donne d";Abruzzo, Licia Mampieri a due protagoniste dell";America latina: Liliana Riva e Loredana Manca. Insieme hanno animato un Convegno di sicura presa, confrontandosi sul ruolo della donna in una società  non ancora del tutto convinta che la donna debba avere un ruolo.
Dove le donne, nonostante le difficoltà , stanno facendo la loro parte, lo fanno alla grande, ha scritto padre Luciano Segafreddo , direttore «Il Messaggero di sant";Antonio» edizione per l";estero, nel presentare gli obiettivi del Convegno: «Donne che studiano, donne che lavorano; mogli, madri che accudiscono i propri figli, nonne che educano i nipoti. Quello femminile è un universo composito e variegato. E oggi questa «metà  del cielo» costituisce il nerbo di quell";economia internazionale che, contrariamente a quanto universalmente si suppone, poggia in parte preponderante e maggioritaria sulle spalle di milioni di donne in tutto il mondo.
«L";esperienza che ci giunge da milioni di donne italiane all";estero ci pare quasi paradigmatica. Un emblema che può indicarci la strada di una nuova civiltà  scritta a quattro mani da uomini e donne consapevoli del loro ruolo nella società , nella famiglia, nel mondo del lavoro, nelle relazioni affettive.  Un tempo, quando migliaia di donne partivano con i loro mariti in cerca di fortuna "; o a distanza di anni si ricongiungevano ad essi dopo aver solcato gli oceani o scalato le montagne "; diventavano un pilastro fondante delle nuove comunità  d";adozione: non solo mogli e madri, dunque, ma spesso anche lavoratrici e imprenditrici, educatrici dei propri figli; destinate a trasmettere, alle generazioni successive, i valori, la lingua, la cultura e l";identità  della loro terra d";origine. Al di là  dei luoghi comuni, il futuro della donna in una società  ormai globalizzata, è come un mosaico dalle mille sfaccettature in cui vanno a collocarsi non solo le già  raggiunte conquiste civili e legislative, ma una forma nuova e più alta di rispetto che una società , a tratti ancora fortemente maschilista, deve invece alla donna in virtù della sua identità  e dei valori umani e morali di cui è portatrice. Se il nostro futuro può essere dipinto con un colore di speranza, di gioia e di auspicabile progresso, quel colore è il rosa».
E ora il dibattito, introdotto da Armando Traini che ha portato il saluto alle numerose Associazioni presenti al Convegno con folte rappresentanze. Prima relatrice: Mariapia Bonanate su «Donne sulla frontiera della speranza», un ricordo di tutte quelle donne, idealmente costituite in una «multinazionale al femminile», che in situazioni di malessere, di povertà  materiale e spirituale, stanno combattendo per promuovere progetti di giustizia, e di uguaglianza, spesso con la sola arma del coraggio, della condivisione e della fantasia. E stanno ottenendo risultati importanti nel loro piccolo e offrendo semi di speranza.
Marina Salamon «La donna nel mondo imprenditoriale» ha tratto invece argomenti dalla sua esperienza di imprenditrice. Dopo aver denunciato un";economia finanziarizzata, che non produce cioè più lavoro né cose, ma mira al più facile guadagno investendo nei giochi dell";alta finanza, esponendo a grossi rischi, come la cronaca ha evidenziato, migliaia e migliaia di lavoratori, ha tracciato, con verve e passione, il suo lento cammino alla riscoperta di una femminilità  che aveva in sé quasi negata. Donna manager, voleva essere come i maschi, anzi più dura di loro, una «paronsina» (padroncina). Ma poi attraverso la maternità  - ha quattro figli - si è lentamente inserita nell";alveo della tenerezza, della comprensione, dell";ascolto che l";ha aiutata anche a mutare i suoi rapporti con il mondo del lavoro.
Nella terza relazione «Maternità  e religione», Giulia Paola Di Nicola ha offerto interessanti spunti di riflessione. Il clima d";accoglienza e d";amore che una mamma offre al suo figlio è la prima e imprescindibile premessa alla sua apertura verso il soprannaturale. Per questo la maternità  è da sempre veicolo di religiosità . Non necessariamente tutte le donne lo sono, però alcune caratteristiche sono iscritte  nel loro Dna, come la capacità  di porsi in relazione con gli altri, a partire dai figli, e di resistere alle difficoltà  e alle sconfitte della vita; il senso del limite, la cura del fragile, di chi è comunque nel disagio.
E infine la tavola rotonda, variegata e piena di spunti di riflessione. Ad introdurla il professor Adriano Ciccotosto, presidente onorario Sodalizio Abruzzese Molisano di Padova. Apre Cecilia Gasdia , la famosa cantante lirica, che a 45 anni d";età  e oltre 20 anni di una fortunatissima carriera lancia uno sguardo critico al mondo della lirica: «viviamo nell";ossessione di curare e mantenere la voce e gli impegni presi». Non c";è posto per la vita privata né per i figli, «figuriamoci la gravidanza, mesi di assenza e il pericolo di rovinare l";assetto del diaframma o l";efficienza delle corde vocali». Poi l";incontro illuminante con la grande Renata Tebaldi, «mi disse in camerino alla Scala: sono ricca e famosa ma sono la donna più triste del mondo. Pensaci, non fare come me, metti insieme la vita e il lavoro». Fu il primo passo di una presa di coscienza che la portò a formare famiglia: oggi ha due figli meravigliosi, una vita complicatissima e un unico grande sogno destinato a restare nel cassetto: «sono una cantante lirica ma avrei voluto fare il pilota di caccia. Ma ai miei tempi non si poteva».
Uno sguardo d";insieme del contributo della donna nell";editoria è invece il tema di Massimo Maggio , condirettore della rivista Madre. Un excursus di luci ed ombre, che parte dagli anni 70, gli anni del primo femminismo e della nascita di un";editoria femminile impegnata, vero sguardo delle donne sul mondo. Un punto di svolta in un panorama fino a quel momento dominato dall";editoria rosa. Oggi s";impone una controtendenza. L";editoria femminile «seria», fatta soprattutto dalle piccole case editrici, sta sparendo sotto i colpi delle difficoltà  economiche e della scarsa propensione alla lettura degli italiani. Alcune di quelle piccole case editrici sono state assorbite dalle grandi, il rischio è l";omologazione verso il basso, che appiattisce ricerca, freschezza e originalità , un tempo punto forte dell";editoria al femminile. Nel campo dei periodici è il tempo del boom delle riviste femminili, con un";impennata, negli ultimi tempi, del soft gossip e dei mensili specializzati. Qui invece il business c";è: «ogni mese girano nelle nostre edicole 26 milioni di copie», un numero davvero impressionante.
Ritorna all";esperienza vissuta l";intervento di Francesca Massarotto , esperta di migrazione. Ricorda quando le immigrate, le badanti, le serve eravamo noi «si trattava spesso di contadine che non si erano mai mosse da casa e che adesso seguivano i loro compagni, con un biglietto di terza classe di sola andata», un salto nel buio che è costato sofferenze atroci, taciute dai libri di storia. Erano povere, senza diritti ereditari o possibilità  di avere denaro, eppure queste donne sono state il grembo dell";altra Italia all";estero, «per non cedere allo sconforto si aggrappavano alle tradizioni, riproponevano i piatti della cucina italiana, chiedevano alle autorità  scuole e chiese in cui si parlava l";italiano». Insomma hanno ridato dignità , stabilità  e speranza ai loro uomini e alle loro famiglie. «Dovremmo tenere conto di questa esperienza con le immigrate che oggi bussano alla nostra porta».
Le contraddizioni di essere donna oggi sono invece messe in evidenza dalla psicologa Silvia Gastaldo: «siamo spesso esseri parcellizzati in una serie di ruoli, imposti da una mentalità  dominante», madri, mogli, lavoratrici, perfette e alienate, tutto sommato sole. Licia Mampieri, presidente dell";Associazione Donne D";Abruzzo e dirigente nella pubblica amministrazione, fa invece una riflessione sull";entrata della donna nella pubblica amministrazione. Dalle maestrine alle dirigenti, tanti passi sono stati fatti, ma molto c";è ancora da fare: «siamo avvolte in un mondo di logiche al maschile»: «davvero il futuro sarà  rosa?». Gli ultimi brevi interventi sono stati offerti da Liliana Riva (una ";voce"; dall";Uruguay), da Loredana Manca, presidente del Circolo Sardo di Mar del Plata e da Roberto Masier ,  presidente Associazione italiana di ecologia umana, Università  di  Padova.

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017