È L’ORA DELLA SOLIDARIETÀ

Ecuador, India e Indonesia: lontano dalle immagini da cartolina, laddove la miseria non fa notizia, il "Messaggero" invita i lettori a mobilitarsi contro la povertà e l’indifferenza.
09 Settembre 1997 | di

Ecuador: indios senza diritti

La povertà  spesso coincide con la differenza etnica e culturale. Noi occidentali abbiamo una precisa visione del mondo, della società  e dell";economia; la nostra cultura è dominante, basti pensare alle logiche di produzione e di mercato a livello mondiale. Siamo quindi portati a credere che quello che è giusto, legale ed economicamente opportuno ai nostri occhi, possa andar bene a qualsiasi latitudine. Ma cosa succede a chi non rientra in questa logica? Viene escluso come non produttivo, fuori dalla legalità , ignorante, e condannato all";emarginazione e alla povertà .

È ciò che sta succedendo agli indios di Riobamba in Ecuador e alla maggior parte degli indios delle Americhe. La provincia di Chimborazo, quella interessata dal nostro intervento, ha una popolazione composta per il 60 per cento da indios e per il 40 per cento da meticci: è una delle zone più povere e abbandonate dell";Ecuador: l";istruzione è casuale, la sanità  quasi assente, il lavoro precario e mal pagato. È proprio a favore degli indios e dei contadini poveri che abbiamo accettato due importanti progetti, tra loro collegati.

 

Giustizia per i nativi

Non sono passati neppure cento anni da quando gli indios vivevano in schiavitù, a servizio dei proprietari terrieri. I padroni li impegnavano in lavori pesanti, senza remunerarli. Le donne erano usate per procreare figli meticci che andavano a ingrossare le fila della servitù. Oggi per fortuna non è più così, ma sono comunque rimasti molti pregiudizi. L";indio è l";'ignorante', l";'ingenuo', colui che non capisce come va il mondo. Infatti il mondo dell";indio è diverso. Per lui la parola ha il valore di un contratto: il possesso della terra si tramanda oralmente. Per lui un bambino che viene alla luce esiste e basta, nessuno gli ha spiegato l";importanza di registrarlo all";anagrafe. Così l";Ecuador ha tanti figli che non sa di avere. Ma in questa condizione, che diritti può vantare un povero contadino indio senza nome che reclama una terra di cui non possiede il contratto di proprietà ? Così lo stato impone le sue leggi e le sue regole: la lingua ufficiale è quella spagnola, la scuola ha una struttura nazionale non adatta alle diverse culture, la medicina è quella ufficiale universalmente riconosciuta, e non quella naturale a cui la tradizione li ha abituati da secoli.

Per difenderli e renderli consapevoli dei loro diritti è sorta la Commissione permanente dei diritti umani, che fa parte del Foro interamericano dei diritti umani (Fideh), un organismo non governativo che tutela i diritti degli indios delle Americhe. La commissione segue diverse aree; la più importante riguarda l";assistenza giuridica: 'I casi più frequenti riguardano i conflitti fondiari "; afferma l";avvocatessa Nina Pacari Vega, responsabile della commissione per la tutela delle popolazioni indie del Fideh ";. Si tratta di indigeni che reclamano il possesso di alcuni appezzamenti di terra assorbiti dai grandi latifondi o risultanti legalmente di proprietà  dello stato. Ma l";altro grande caso è la registrazione degli indigeni all";anagrafe civile, perché risultino almeno come cittadini, degni di diritti'.

Conquiste non da poco in un Paese in cui ancor oggi i contadini vengono scacciati dalle loro terre per far posto all";ennesima piantagione di banane, le stesse che troviamo in bella mostra sui banchi dei nostri fruttivendoli e che tanto fruttano alle multinazionali. Chi resiste rischia la morte. L";avvocatessa non lo dice, ma chi la conosce ci riferisce che è stata minacciata di morte recentemente per aver difeso due contadini uccisi per aver reclamato i loro diritti.

La Commissione permanente dei diritti umani è composta prevalentemente da avvocati e docenti in materie giuridiche che offrono le loro competenze gratuitamente. 'L";indio che viene a chiedere aiuto "; spiega Nina Pacari Vega "; trova innanzitutto una persona che parla la sua lingua e non lo tratta da ignorante. Gli spiega il perché di ogni cosa e lo rende partecipe di ogni tappa. In questo modo l";indio impara a difendersi da solo e riferisce la sua conoscenza alla comunità  di cui fa parte. Cresce così la coscienza, la solidarietà  e la forza contrattuale'.

La commissione agisce anche a livello medico e scolastico e cerca di costruire integrazione e scambi culturali tra i diversi gruppi sociali. La Commissione permanente dei diritti umani chiede un aiuto perché la mole di lavoro cresce col crescere della fiducia e della consapevolezza. Occorrono finanziamenti anche per fare giustizia. Grazie all";aiuto dei lettori, molti indios poverissimi potranno riavere la propria terra, una vita più dignitosa e un posto di diritto nel loro Paese.

 

Con i ragazzi di strada

La povertà  in cui versano molte famiglie indie è causa di grandi drammi familiari e dell";oramai noto fenomeno dei ragazzi di strada. La mancanza di amore, di educazione e di prospettive li rende vulnerabili: già  a 8-10 anni sono alcolizzati, drogati, mendicanti e vittime dei narcotrafficanti. Esiste infatti una mafia chiamata 'Cachineros' che sfrutta questi bambini per il traffico di droga, il furto e il riciclaggio. La società  li emargina, li bolla come indesiderabili. Subiscono violenze, entrano ed escono dal carcere, finiscono in un circolo vizioso da cui difficilmente si liberano da soli.

A loro favore lavora da alcuni anni la Fondazione 'Mano Amiga', legata anch";essa al Fideh, che propone un interessante progetto di recupero, ideato in collaborazione con la Comunità  di Capodarco. Fino a qualche anno fa a Riobamba non esisteva un carcere minorile. I bambini venivano internati insieme agli adulti e subivano sevizie e abusi sessuali. Le pressioni della fondazione hanno fatto sì che il governo aprisse un carcere minorile e concedesse alla fondazione stessa dei locali per approntare programmi di recupero sia per i piccoli detenuti che per i ragazzi di strada non ancora entrati nella malavita. Il governo è stato forzato a questo passo dal crescente peso politico che il Fideh sta acquistando in tutta l";America Latina.

Ma aiutare bambini e adolescenti è molto difficile. La polizia non collabora, anzi si sente minacciata dall";azione dei membri di 'Mano Amiga'. Il governo non prevede alcun aiuto per questi piccoli abbandonati, e ha un visibile rigetto per chi è nel circuito della criminalità . Ma i giovani sono il futuro di un Paese. Questi figli di nessuno sono anime perse, incattivite dalle botte e dal rifiuto. Recuperarli è un";impresa, soprattutto se sono tossicodipendenti. I volontari cercano i ragazzi sulla strada, li seguono a distanza, li avvicinano con cautela per farseli amici, favoriscono il contatto con le famiglie. Quando ci sono ragazzi imprigionati, chiedono alle autorità  la loro tutela.

'Il lavoro di recupero non dura due, tre, quattro anni ma un";intera vita ed è spesso estenuante "; afferma padre Juan Francisco Andrade, segretario del Fideh, sezione Ecuador e curatore del progetto ";. Un ragazzo cresciuto nella strada può essere indomabile, violento, diffidente, recidivo. A volte ci deprimiamo perché pensiamo di avercela fatta: molti accettano di rimanere alla fondazione anche alcuni mesi, un record per chi non ha radici, poi inspiegabilmente scappano; allora ritorniamo sulla strada a cercarli e li ritroviamo ancora drogati o in mano ai 'Cachineros'. Un volontario lo sa dall";inizio che deve avere la forza di ricominciare sempre, con la stessa volontà  e con lo stesso amore. Se non ci fosse solidarietà , senso di appartenenza, calore e affetto questo lavoro non servirebbe a nulla'.

I giovani della fondazione hanno tutti un passato difficile alle spalle; il futuro va costruito tassello dopo tassello e passa anche attraverso la formazione e l";avviamento al lavoro. La fondazione possiede già  alcuni laboratori di falegnameria, artigianato e calzature. 'Il lavoro è fondamentale per ricostruire l";immagine di sé e il proprio ruolo nella società ', "; spiega padre Andrade. Il buon esito dell";esperienza fin qui fatta, ha portato 'Mano Amiga' a chiedere l";aiuto dei nostri lettori per dare ai ragazzi un";opportunità  in più: l";istituzione di cinque mini imprese di produzione e servizio, che saranno gestite interamente da loro: riciclaggio della carta; carpenteria per produzione di cornici, porte e finestre; allevamento di conigli indiani; giardinaggio; produzione di gelati. Occorrono perciò i locali, il materiale e i macchinari. Una scommessa per il futuro degli indios.

 

India: 600 mila lire per una casa nuova

Novembre 1996. Un ciclone si abbatte sulla costa dell";Andhra Pradesh e del Tamil Nadu, regioni dell";India che si affacciano sul golfo del Bengala. Migliaia i morti. Un";altra tragedia troppo lontana per fare notizia: è la legge del giornalismo. Poi arrivano al 'Messaggero' ritagli di quotidiani locali: un cane randagio dilania un cadavere, i corpi di due bambine abbracciate riemergono dalla terra rossa, la mano rattrappita di un morto sbuca da sotto un albero abbattuto, una pira di cadaveri senza nome brucia sulla spiaggia di una splendida insenatura, una donna rovista sconvolta tra i resti della sua capanna di bambù. Dopo mesi riemerge l";orrore: 10 mila vittime, e non ce ne siamo quasi accorti.

Ciò che è peggio è che si tratta di un";altra tragedia annunciata. Il problema dei cicloni è ricorrente, ma le conseguenze potrebbero essere meno pesanti se gli abitanti vivessero in case di muratura. Le capanne di bambù sono un pessimo riparo per difendersi non solo dai cicloni ma anche dalla semplice pioggia o dai morsi di insetti e serpenti velenosi. La mancanza di servizi aggrava le condizioni igieniche e scatena epidemie. I fuochi accesi per cucinare si trasformano spesso in disastrosi incendi, specie durante la stagione secca. Ma anche quando non succede niente, le povere case sono un peso per le famiglie. Vanno soggette a veloce deterioramento e costringono gli abitanti a continue riparazioni. Alla povertà  si aggiungono il degrado, le malattie, il senso di assoluta precarietà . La morte diventa una compagna con cui bisogna fare i conti tutti i giorni.

'Il ciclone di novembre "; afferma monsignor John Mulagada, vescovo di Eluru, una delle diocesi colpite "; è stato il peggiore degli ultimi anni, non solo per il numero di vittime, ma per le ingenti distruzioni che ha provocato. Ora la gente deve ricominciare da zero e molti bambini sono rimasti orfani nel giro di poche ore'. Le onde alte fino a sei metri hanno distrutto le linee elettriche e telefoniche, interrotto i collegamenti stradali e ferroviari, sradicato piante secolari. Non esistono più intere piantagioni di riso e di palme da cocco. Perdite gravi perché un albero di cocco impiega da 5 a 10 anni per fruttificare.

Dopo il ciclone, il governo ha lanciato una campagna per la costruzione di casette in muratura nelle regioni più a rischio e ha chiesto l";aiuto di organismi umanitari. La Caritas antoniana ha deciso di contribuire alla costruzione di 300 casette nella diocesi di Guntur, una delle zone più colpite. Ogni casetta avrà  una superficie di 22,29 metri quadrati, sarà  dotata di fondamenta speciali, avrà  una cucina, un servizio igienico, una camera da letto e una piccola veranda. I costi di costruzione saranno coperti al 40 per cento dalla Caritas antoniana, al 40 per cento dal governo e al 20 per cento dai futuri abitanti, che potranno dare il proprio contributo sia sotto forma di denaro che di lavoro. Il contributo del 40 per cento, richiesto alla Caritas antoniana per ogni casetta, è di 400 dollari, circa 600 mila lire. Una persona o una famiglia, inviando l";intera somma, ottenuta con un risparmio di 50 mila lire al mese per un anno, di fatto adotta una famiglia indiana, regalandole la gioia di vivere in un";abitazione in muratura, affidabile e dignitosa. Come gesto di riconoscenza, la famiglia indiana porrà  sulla casa una targa con il nome dei benefattori. La Caritas antoniana s";impegna fin d";ora a inviare a chi ne faccia richiesta la foto della casetta per la cui costruzione ha dato il proprio contributo. Una piccola casa che cambierà  radicalmente la qualità  della vita di una famiglia.

 

Indonesia: 'Karya Tulus' a Tuntungan

Oltre 17.500 isole abitate da quasi 200 milioni di persone fanno dell";Indonesia uno dei Paesi più popolosi della terra (il quarto dopo Cina, India e Stati Uniti). Le isole indonesiane sono placidamente adagiate tra l";oceano Indiano e l";oceano Pacifico, immerse, per la maggior parte del territorio, in una fitta foresta equatoriale. La posizione e il fascino esercitato dalla ricca vegetazione, ne fanno un paradiso del turismo di massa (solo nel corso del 1993 i turisti che hanno visitato l";Indonesia sono stati quasi 3 milioni 600 mila).

Qui, accanto ai simboli dell";opulenza occidentale importati con il turismo, sorgerà  il villaggio 'Karya Tulus', ovvero 'Opera dell";amore': un gruppo di 10 casette che accoglieranno circa 120 bambini con handicap psichici. L";istituto sorgerà  su un";area di due ettari in località  Tuntungan, nei pressi di Medan, capitale economica di Sumatra, una delle più grandi isole dell";arcipelago indonesiano. Il territorio scelto per la costruzione del villaggio è situato in una zona collinare, dove l";aria è salubre. Accanto al villaggio sorge la chiesa di sant";Antonio, che ospitò Giovanni Paolo II nel corso della visita apostolica compiuta in Indonesia nell";ottobre del 1989.

L";istituto sarà  gestito dalle suore francescane di Dongen (Olanda), una congregazione da più di un secolo vicina alla gente con asili, scuole e dispensari. Le suore, che a Medan operano dal 1987, hanno già  avviato una scuola che accoglie 80 bambini disabili mentali. Purtroppo la carenza di strutture adeguate costringe le famiglie a riprendere i bambini alla fine della mattinata, e questi passano il resto della giornata abbandonati a se stessi. I bambini delle zone periferiche, poi, non possono neppure raggiungere la scuola a causa della mancanza di strade e di mezzi di comunicazione.

Queste difficoltà  hanno fatto emergere l";esigenza di creare un istituto in grado di accogliere i bambini in modo stabile, garantendo loro istruzione e assistenza adeguate. Si è pensato di strutturare l";istituto in una sorta di villaggio formato da una decina di 'case-famiglia', ognuna delle quali ospiterà  un";assistente e dodici bambini di età  compresa tra i sette e i sedici anni: si cercherà  di ricreare un ambiente familiare per garantire ai piccoli ospiti la ricchezza di legami affettivi stabili. Il progetto prevede inoltre la costruzione di una scuola con refettorio e di una casa per le suore. Se i mezzi lo consentiranno, la struttura verrà  ampliata in un secondo momento.

Il problema degli handicappati psichici a Sumatra non è facilmente quantificabile. 'Non siamo riusciti a ottenere dati precisi circa la presenza a Medan di bambini con handicap psichici "; sottolinea padre Ivo Laurentini, delegato per la missione indonesiana dei frati minori conventuali della provincia di Bologna "; perché c";è una sorta di vergogna, da parte delle famiglie, ad ammettere di essere coinvolte nel problema.

'Per questa ragione "; prosegue padre Laurentini "; spesso i piccoli handicappati sono tenuti nascosti, chiusi nelle povere abitazioni, lontani da ogni sguardo'. A parte la quasi totale mancanza di strutture in grado di accoglierli, i bambini handicappati sono anche vittime di un";emarginazione che li rende ultimi tra gli ultimi. 'Per la cultura tribale nella quale sono immersi ancora molti villaggi "; conclude il delegato per le missioni "; l";handicap rappresenta una 'maledizione celeste' e pertanto chi ne è colpito, viene spesso rifiutato dalla stessa famiglia'. Accogliere questi 'piccoli', dare loro una dignità  di vita che non hanno mai avuto, permettere anche un parziale inserimento nella cosiddetta 'società  civile' diviene uno dei compiti più pressanti in un luogo che, come molti dei Paesi del Sud del mondo, vede convivere paradisi per turisti e condizioni di vita inaccettabili per gli abitanti che, ora invocano la solidarietà  dei lettori del 'Messaggero di sant";Antonio'.

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017