E’ ora di dire basta

Il debito dei paesi in via di sviluppo è un macigno che grava sulla vita di miliardi di persone. Un problema di coscienza per l’intera umanità ma non solo. Qui sono in gioco il futuro della pace tra i popoli e la salvaguardia della madre terra.
01 Marzo 2000 | di

E`€™ ora di dire basta

Il debito dei paesi in via di sviluppo è un macigno che grava sulla vita di miliardi di persone. Un problema di coscienza per l`€™intera umanità  ma non solo. Qui sono in gioco il futuro della pace tra i popoli e la salvaguardia della madre terra. Oggi molto si può fare. Lo possono i «potenti della terra», lo possiamo noi. Questo Giubileo sia un punto di svolta.

a cura di Giulia Cananzi

AVEVO FAME

Ogni 3,6 secondi una persona nel mondo muore di fame. Tre quarti sono bambini sotto i cinque anni.

ERO POVERO

Il 20 per cento della popolazione mondiale consuma l`€™80 per cento delle risorse del pianeta. In 32 paesi un terzo degli abitanti è poverissimo.

NON AVEVO FUTURO

Un miliardo di persone, cioè una persona su 6 nel mondo è analfabeta. La maggior parte sono donne e bambine.

AVEVO SETE

Il 40 per cento della popolazione mondiale, oltre 2 miliardi di persone, non dispone di acqua potabile e di fogne.

«Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori». Questo ci invita a chiedere Gesù al Padre nostro che è nei cieli. Una misura di perdono ben definita che non dovrebbe consentirci sonni tranquilli. Non per la severità  di Dio nell`€™usarla, ma per la nostra riottosità  nel rimettere i debiti ai nostri debitori.

I nostri debiti sono le infedeltà , i tradimenti (personali, ma anche collettivi) verso un Dio che invece ci tratta sempre con compassione e amore di padre (e madre) ed è sempre disposto a metterci una pietra sopra. Noi invece facciamo i difficili nei confronti di chi ci ha messo in difficoltà : il perdono è ritenuto un segno di debolezza.
La chiusura è totale, e la durezza di cuore invincibile, quando i debiti hanno altra consistenza e altra vastità . Ci riferiamo ai debiti che i paesi in via di sviluppo hanno contratto con quelli ricchi e che non riusciranno mai a pagare perché irretiti in un meccanismo perverso (debito più interessi) che li sta stritolando. I poveri si attendono comprensione e indulgenza; nel concreto: un colpo di spugna, o quasi, per poter guardare al futuro con un briciolo di speranza. In palio c`€™è la sorte di milioni di persone.
Quei debiti sono una montagna. Alcuni contratti per insensatezza, per acquistare armi in difesa della propria ambizione, dei propri interessi, sulla pelle dei cittadini. Ma il più delle volte contratti per necessità : per lenire situazioni di drammatico disagio o per promuovere quel minimo di sviluppo che garantisca a tutti una decente sopravvivenza. Sviluppo che per diverse ragioni difficilmente decolla. Mentre decollano inesorabilmente gli interessi del prestito, diventati ormai una catena ai piedi che tarpa ogni progetto, ogni speranza.
Una situazione di ingiustizia palese, aggravata dal fatto che la povertà  di quei paesi ha spesso origine dallo sfruttamento massiccio di risorse da parte dei ricchi e da una politica economica che ha tutto l`€™interesse che le cose non cambino. Politica miope, perché se paga sul momento `€“ i paesi ricchi di fatto diventano sempre più ricchi `€“ a lungo andare non paga più: la pazienza dei poveri non durerà  in eterno e quando la loro ira esploderà  saranno dolori per tutti. E qualche conto lo stanno già  presentando. E salato: vedi immigrazioni massicce, terrorismo...
Una situazione di ingiustizia, dunque, che grida vendetta al cospetto di Dio e per la quale la globalizzazione dell`€™economia (tutto il mondo un solo grande villaggio, un solo enorme mercato) non sembra offrire soluzioni, anzi la esaspera aumentando le possibilità  di chi ha già , e spesso in esubero, e mantenendo i poveri nel tunnel dell`€™arretratezza e della miseria. Se Dio deve commisurare la sua misericordia alla nostra generosità , per noi non c`€™è scampo.
In favore dei paesi indebitati si sono alzate tante voci: tutte a chiedere che i debiti vengano azzerati o comunque ridotti a misure accettabili. Lo ha fatto più volte anche Giovanni Paolo II, con insistenza, avendo visto con i suoi occhi, nei frequenti viaggi, le disumane condizioni di milioni di persone a causa dei perversi meccanismi del mercato selvaggio.
Il Papa non cessa di ribattere il chiodo, vorrebbe che l`€™azzeramento del debito estero dei paesi poveri diventasse uno dei frutti più consistenti del Giubileo di riconciliazione e di perdono in corso. E uno dei segni più forti dell`€™inversione di tendenza nei rapporti tra i popoli, nello stile della giustizia, della solidarietà , di una redistribuzione più equa delle ricchezze della terra. Insomma, di una globalizzazione della carità  e della fraternità , di un`€™apertura di credito e di fiducia verso i poveri, basata non sui calcoli del dare e avere, ma su quelli della fraternità : non abbiamo tutti lo stesso Padre?
Nell`€™attesa che i potenti si decidano (se mai si decideranno) a noi non è concesso di stare con le mani in mano. Esistono possibilità  limitate, ma efficaci di aiutare i paesi poveri offrendo loro opportunità  di sviluppo, sono poco note ancora, ma stanno prendendo consistenza anche nel nostro paese: si chiamano commercio equo e solidale, microcredito, banca etica...

Luciano Bertazzo

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017