Elisabetta, regina degli ultimi
Oggi si ricorda santa Elisabetta d’Ungheria. Una figura importante per il mondo francescano, perché, insieme con san Ludovico è patrona dell’Ordine francescano secolare, quel ramo dei figli e figlie di san Francesco abitato da laici e laiche, i quali, appunto, nel secolo (e quindi nel matrimonio, in famiglia, nel lavoro, nell’impegno politico o sociale, insomma nella quotidianità di una vita ordinaria) cercano di vivere il carisma francescano.
La vita di Elisabetta si riassume abbastanza brevemente, anche perché breve lo fu davvero: nacque nel 1207 dal matrimonio tra il re d’Ungheria, Andrea, e una nobildonna di Merano, Gertrude. A soli 14 anni andò sposa a Ludovico, erede del sovrano di Turingia e da lui ebbe tre figli, Ermanno, Sofia e Gertrude. Ludovico, che salì al trono con il nome di Ludovico IV, morì mentre era in attesa di imbarcarsi per la Terra Santa lasciando Elisabetta vedova ad appena 20 anni. Con i tre figli ancora piccoli (l’ultimogenita era nata addirittura dopo la morte del padre) Elisabetta venne praticamente allontanata dalla dimora di famiglia dai parenti del marito. Andò così a vivere a Marburgo, in Germania, in una modesta abitazione. Qui si avvicinò al francescanesimo e scelse per sé e per i propri figli una vita di povertà. Questo aspetto scatenò le ire dei cognati che giunsero addirittura a privarla dei suoi figli. Elisabetta morì ad appena 24 anni, a Marburgo, il 17 novembre 1231. Fu canonizzata da papa Gregorio IX nel 1235.
Ma torniamo all’Ordine francescano secolare (Ofs), perché oggi, in un certo senso, è la sua festa. L’Ofs è il «terzo» ramo del francescanesimo (e non a caso fino al 1978 era chiamato Terz’Ordine francescano), in quanto fondato dallo stesso san Francesco dopo il primo (i frati) e il secondo (le clarisse). Fu lo stesso assisiate, infatti, a intuire che anche i laici avrebbero potuto vivere il suo carisma pur senza entrare in convento. Il momento esatto e il luogo preciso in cui lo fondò non sono così certi: alcune fonti (la biografia di Tommaso da Celano o la Legenda Maior di san Bonaventura, per esempio) lo fanno risalire al 1212, ad Alviano, poco distante da Todi. Altre (i Fioretti, per esempio) lo collocano nel 1221 a Cannaia o Cannara, il luogo in cui avvenne pare la famosa predica agli uccelli.
Ma forse tutto questo non conta poi molto. Più importante è cercare di capire che cosa fanno nel quotidiano questi laici.
In sostanza, obbedendo a una specifica vocazione, i francescani secolari si impegnano a vivere nella propria esistenza il Vangelo alla maniera di san Francesco, osservando una Regola di vita (l’attuale è stata approvata da Paolo VI nel 1978) e cercando, per quanto lo consentano le esigenze di una vita familiare, di vivere il proprio carisma in fraternità, cioè camminando con altri laici con i quali si incontrano periodicamente. All’Ordine francescano secolare si accede dopo un periodo di noviziato e con una vera e propria professione.
All’origine dell’Ordine francescano, il Poverello chiamò questa realtà Ordine dei penitenti, intendendo con questo termine il fatto che era composto da persone incamminate verso una perfezione di vita. Ben lungi, quindi, dall’essere «arrivate» e consapevoli dei loro molti limiti, queste persone si impegnano a percorrere un cammino di conversione continua che le richiami costantemente all’origine della loro chiamata, vale a dire quell’ideale evangelico visto con gli occhi dei poveri, degli ultimi, degli emarginati…
Chi volesse saperne di più, può collegarsi al sito dell’Ordine francescano secolare nazionale: www.ofs.it