Figure forti per tempi fragili
Ricordando Giovanni Paolo I, nel precedente numero, ho già parlato di santità . Spero di non annoiarvi se vi ritorno, ma non è possibile ignorare il tema pensando ai due eventi che caratterizzeranno questo mese di ottobre - volutamente nello stesso giorno -: la beatificazione di madre Teresa e i festeggiamenti per i venticinque anni di pontificato di Giovanni Paolo II.
La copertina di questo numero con una storica foto - tecnicamente imperfetta ma significativa - rievoca uno degli incontri del Papa con la piccola grande santa di Calcutta. C'è ancora tanta energia e forza nel gesto affettuoso del Pontefice. Non sono passati moltissimi anni da allora, ma quante cose sembrano essere cambiate.
In un momento di generale smarrimento e confusione, gli eventi di ottobre ci offrono l'opportunità di fermarci su due figure forti, intense, capaci di ridare significato con logiche diverse ai codici della comunicazione e dell'efficienza.
Piccola, mingherlina, all'apparenza insignificante, madre Teresa per molti aspetti, richiama la figura di san Francesco d'Assisi, descritto dai suoi biografi con identici tratti.
Quanta storia è passata attraverso madre Teresa. L'India le è stata grata tributandole funerali di Stato e ponendola sullo stesso affusto di cannone che aveva accolto Ghandi nel suo ultimo viaggio. Si fermò tutto il Paese per dare l'estremo saluto alla madre dei poveri. E di lì a poco il funerale di Diana Spencer, principessa d'Inghilterra, che in madre Teresa aveva trovato spunti per una vita di impegno solidale. Storia di appena ieri, ma già ricoperta dall'incalzare di eventi, di drammi o, più semplicemente, dalla ineluttabile quotidianità !
Oggi la Chiesa propone alla venerazione di tutti i credenti la suora albanese, con il suo smisurato amore per gli ultimi, anche per quelli lasciati agonizzare lungo i marciapiedi di Calcutta, che lei raccoglieva per portarli nella sua casa a morire con dignità e con il conforto di una presenza amica. Nel proporne la venerazione, la Chiesa la addita come modello a ogni credente che nel povero vede riflesso il Signore stesso.
Giovanni Paolo II raggiunge un traguardo non comune nella Chiesa: i venticinque anni di Pontificato. Un periodo intenso, ricco di avvenimenti e di storici mutamenti di alcuni dei quali Giovanni Paolo II è stato attivo e decisivo protagonista (vedi la fine dei regimi comunisti nei Paesi dell'Est). Un Papa indomito, dalle mille sorprese e dai mille slanci che fluiscono da un cuore forgiato dalla preghiera, dalla meditazione, da un inesausto amore di Dio che lo fa missionario in ogni angolo del mondo della Buona novella di un Dio che si è fatto uomo ed è morto e risorto per portare salvezza all'uomo: Gesù, la sola proposta capace di ridare speranza a un mondo che sta perdendo la bussola dell'intelligenza e dell'umanità .
Un Papa che in questa missione sta bruciando le sue ultime energie. Lo abbiamo visto, anche nel suo recente viaggio in Slovacchia, gravato da una stanchezza dolente e ferito dalla malattia. C'erano solo i suoi occhi a brillare di speranza, a tenere vigile un corpo segnato dal tempo.
Il Papa è ormai abituato a proclamare al mondo esempi di santità : che cosa passerà per la sua anima il giorno in cui, con voce impastata e incespicante, dichiarerà beata la madre degli intoccabili dell'India e di tante piccole suore che vivono imitandola?
Prima di vederla sugli altari, sento che il suo esempio si cala nelle grandi domande di solidarietà e di giustizia dei nostri tempi emerse, inascoltate sembra, anche nel recente vertice di Cancan. Codici diversi, sarebbero stati incomprensibili a madre Teresa preoccupata di chi gli stava davanti più che delle ideologie e delle lotte economiche.