Gli obiettivi
Già dal primo editoriale del «Messaggiero» sono chiare le finalità della rivista: testimoniare il Santo, promuovere la solidarietà, far conoscere i due volti della Basilica padovana: quello devozionale, ma anche quello storico-artistico.
Se tra le pagine del giornale non trovano spazio le notizie di politica, ampia visibilità è data invece ai devoti che, con lettere e testimonianze, tratteggiano spesso inconsapevolmente uno spaccato della società e della vita dell’epoca. C’è chi racconta di una grazia ricevuta, chi invoca l’aiuto del Santo per superare un ostacolo e chi affida alla carta stampata piccoli drammi esistenziali. Fin dagli esordi il «Messaggiero» è il giornale della gente. Non s’interessa dei grandi avvenimenti, ma preferisce stare al fianco delle famiglie, nelle piccole sfide quotidiane.
Lo continua a fare anche nel 1915, quando l’Italia entra in conflitto al fianco della Triplice Intesa. Nell’editoriale di gennaio l’allora direttore padre Alfonso Orlich liquida la Grande guerra con una frase: «L’alba di quest’anno si presenta satura di lagrime e sangue: e perciò vi ha bisogno di un amico che vi porti una parola di pace e di conforto in mezzo agli odi, alle vendette, alle ire dei popoli che fanno ecatombi di mille e mille baldi giovani». Per tutto il conflitto e per quelli a seguire il «Messaggiero» resta fedele al suo ruolo di supporto discreto. Perché le battaglie non si vincono solo con le armi, ma anche con le parole.