Grandi numeri e grandi storie
La signora Wilma, 85 anni ben portati, dal 1947 è abbonata al «Messaggero di sant’Antonio» e sente veramente il Santo come uno di famiglia, tanto che nella sua casa c’è un capitello a lui dedicato. Suo zio Domenico era stato deportato nel campo di concentramento di Mauthausen: quando tornò era molto malato, fu costretto a letto per cinque anni. «Un giorno – racconta Wilma – il suo cavallo si mise a nitrire forte per tre volte e così lo zio mandò a vedere cosa avesse. Gli trovarono sotto lo zoccolo un’immaginetta di sant’Antonio. La presero e la misero sotto la testa dello zio il quale dopo poco guarì, si sposò ed ebbe cinque figli che oggi conservano gelosamente a turno quell’immagine incorniciata».
In seguito la signora Wilma sperimentò anche personalmente l’aiuto di sant’Antonio, quando fu il momento di costruirsi la casa. Dice infatti: «Ho “fatto su” la casa sperando che sant’Antonio mi aiutasse. Eravamo cinque fratelli poveri. Uno mi aveva promesso un milione che però poi non fu più in grado di darmi. Mi sono messa a piangere e ho invocato l’aiuto di Antonio. Lavoravo all’ufficio anagrafe di Cornedo Vicentino e raccontai la vicenda a uno sconosciuto che mi diede 500 mila lire e mi disse che li avrei restituiti versandoli sul suo conto in banca quando mi fosse stato possibile. Così feci e non rividi, se non molto tempo dopo, quello sconosciuto benefattore».
Oggi Wilma, alla sua bella età, è arzilla e serena, dipinge per passione girasoli e crocifissi, e continua a tenere accesa la luce davanti al capitello dedicato al Santo che ha costruito in casa sua e sul quale ogni giorno depone fiori freschi. Conclude: «Insomma, per me sant’Antonio è grandissimo. Mio marito, anche lui devoto, è morto proprio il 13 giugno, cinque anni fa. La fede è quella che ti porta avanti».
Per Antonio da tutto il mondo
Oggi non c’è più la fila davanti alla Basilica, ma l’eco del grande evento è ancora viva e non conosce confini: è il 10 marzo 2010, l’Ostensione è conclusa da quasi tre settimane. Siamo a Orlando, in Florida, in una fiera di alta tecnologia. Kevin, italoamericano che di secondo nome fa Antonio, incontra Antonio, un collega italiano. Parlano di Padova, del Santo, dell’Ostensione a cui Antonio ha partecipato. Kevin ascolta con interesse e poi chiede: «Quando torni in Italia mi puoi mandare una foto dell’Ostensione?». Domanda insolita per quel luogo, e allora Kevin spiega: «Tanto tempo fa una giovane donna passò dalla Basilica del Santo perché il marito era un militare in missione. Le si avvicinò un frate che le disse: “Tu stai aspettando un bambino”. La donna era mia madre e io ero quel bambino».
I numeri
Oltre 200 mila le persone giunte a Padova per venerare il corpo di sant’Antonio esposto in Basilica dal 15 al 20 febbraio 2010.
2500 circa il flusso medio di pellegrini all’ora.
80 il numero complessivo delle ore di Ostensione.
Circa 1 ora il tempo medio di permanenza dei pellegrini in Basilica.
50 mila circa gli attestati del pellegrino consegnati.
150 mila i numeri del «Messaggero di sant’Antonio» speciale ostensione donati.
500 il numero di persone che hanno operato all’interno della Basilica.
60 i frati all’accoglienza.
120 i volontari della Protezione Civile.
200 i volontari delle associazioni che gravitano attorno alla Basilica del Santo.
Oltre 1000 le persone addette alla sicurezza tra Vigili del Fuoco, Polizia, Carabinieri, Vigili Urbani, Guardia di Finanza.
Oltre 28 mila i contatti webcam.
247 i giornalisti accreditati, appartenenti a 49 testate di carta stampata e agenzie di informazione, 33 emittenti televisive locali e nazionali e 5 emittenti estere.
Fonte: Ufficio stampa «Messaggero di sant’Antonio»