I 75 anni della Nato
La bandiera della Nato sventola assieme a quelle dei suoi Paesi membri in The Mall di Londra (il viale che unisce Buckingham Palace all'Admiralty Arch, vicino a Trafalgar Square), per celebrare i 75 anni dell’Alleanza atlantica. Il 4 aprile del 1949, a Washington, 12 Paesi – Belgio, Canada, Danimarca, Francia, Islanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Norvegia, Portogallo, Regno Unito e Stati Uniti – firmano il Trattato del Nord Atlantico. All’indomani della seconda guerra mondiale, l’obiettivo è costituire un’alleanza militare a scopo difensivo per salvaguardare la sicurezza e la libertà degli Stati firmatari, attraverso mezzi militari e politici, in conformità ai principi dello statuto delle Nazioni Unite. Rispondeva a molteplici necessità, ben sintetizzate da una nota espressione di Lord Ismay, primo Segretario Generale della NATO: «Tenere dentro gli americani, fuori i russi e sotto i tedeschi».
L’incipit dell’articolo 5 del trattato chiaramente esprime la natura dell’accordo: «Le parti convengono che un attacco armato contro una o più di esse in Europa o nell'America settentrionale sarà considerato come un attacco diretto contro tutte le parti, e di conseguenza convengono che se un tale attacco si producesse, ciascuna di esse, nell'esercizio del diritto di legittima difesa, individuale o collettiva, riconosciuto dall'art. 51 dello Statuto delle Nazioni Unite, assisterà la parte o le parti così attaccate intraprendendo immediatamente, individualmente e di concerto con le altre parti, l'azione che giudicherà necessaria, ivi compreso l'uso della forza armata, per ristabilire e mantenere la sicurezza nella regione dell'Atlantico settentrionale».
Gli Stati Uniti sono sempre stati il centro dell’alleanza, per forze in campo, tecnologia ed armamenti, provvedendo al 70 per cento della spesa militare. Oggi con le ultime adesioni, Svezia e Finlandia, i Paesi che fanno parte dell’alleanza atlantica sono 32. I poteri, gli equilibri interni e gli interventi della Nato hanno spesso sollevato critiche, soprattutto dopo il crollo dell’Unione Sovietica e la fine della guerra fredda. L’avanzata a est, negli ex territori sovietici, è ritenuto da molti osservatori tra i motivi dell’invasione Russa dell’Ucraina. Di fatto, dopo la fine della guerra fredda, nel cui contesto era stata pensata, la Nato faticava a ritagliarsi un suo ruolo all’interno dello scacchiere geopolitico mondiale, operando in diversi quadri di crisi come la Jugoslavia, l’Afghanistan, la Libia, annacquando però le sue prerogative difensive. La guerra in Ucraina ha ricompattato i Paesi occidentali intorno alla Nato, la quale ora spinge i Paesi Europei a creare una difesa comune e a innalzare le spese militari.