Il fascino dei santi e il pane condiviso
Assisi. La luna piena gioca con le nuvole tra le stagliate linee dell`architettura della basilica di san Francesco e la Rocca. Scrivo queste note, cari amici, mentre mi trovo ad Assisi, la città di Francesco, il fratello universale, il cui messaggio di pace è risuonato con fortezza e nostalgia in questi nostri tribolati tempi.
Assisi. Pur invasa da bancarelle e da commerci e affollata da turisti, la cittadina umbra non ha perso il suo antico e sempre coinvolgente fascino. Sarà il messaggio di Francesco o la fermezza tutta femminile di Chiara nel seguirlo; sarà la nuda essenzialità della pietra del Subasio o il nostro forte bisogno di ritrovare luoghi e spazi simbolici, in cui ricongiungere i frammenti di noi stessi`¦ sarà tutto questo e altro ancora a rendere ogni visita alla città di Francesco un`esperienza spirituale intensa.
Dal richiamo di Francesco, dalla sua scelta di vita radicale, dalla sua nostalgia di infinito fu attratto anche Fernando da Lisbona, già monaco agostiniano della canonìa reale situata nella capitale del regno di Portogallo, Coimbra. Ad Assisi Fernando, ormai frate Antonio, era giunto agli inizi della sua esperienza francescana, portatovi da un`inquieta ricerca di Assoluto che il solenne monastero portoghese, ricco di bellezze, di cultura, di vivacità , non era riuscito a placare.
Erano stati due viandanti, malamente vestiti della ruvida tonaca dei frati Minori, a rimettere in moto la sua inquietudine esistenziale, a fargli raggiungere, poi, un provvisorio approdo. Uscito nottetempo dal monastero agostiniano, nel poverissimo convento francescano di Olivais egli sperimentò una dimensione diversa della vita. Non era solo cambiare il lindo abito bianco del monaco con quello bigio e sdrucito dei frati o lasciare una comoda casa per un tugurio. Era qualcosa di assai più profondo e decisivo, significava entrare in abiti e spazi spirituali ben diversi. Quelli che lo porteranno a essere frate Antonio e, quindi, sant`Antonio di Padova. Uomo di cultura, predicatore convincente, che sapeva forgiare la parola nel mistero di un Dio che si è fatto Parola; compassionevole ascoltatore delle pene dell`uomo, sempre uguali... ma pur sempre dolore, fatica e domanda.
Il Santo è comunemente raffigurato con il libro in mano, segno della Parola di Dio, e con un pane, segno di tutte le fami che ogni uomo si porta dentro. La sua presenza, superando i limiti del tempo, è giunta fino a noi, per esserci ancora compagno di viaggio e amico.
Come sempre, giugno ci riporta a questa memoria, che, nel pane condiviso, ci fa ritrovare in una grande famiglia, unita nel suo nome: la famiglia antoniana, che abbiamo voluto allargare per accogliere molte altre persone, per le quali essere pane alla loro fame, riproponendo un appuntamento di solidarietà che si concretizza nei progetti della Caritas antoniana. Ancora una volta essi hanno per protagoniste le donne, dimostratesi, in molte parti del mondo povero, promotrici e artefici di uno sviluppo solidale, a misura della loro necessità e della loro cultura, meritevole di essere incoraggiato e appoggiato. È un modo per rendere concreta la risposta all`invito di Antonio che fu sempre amico e sostegno dei poveri e di quanti, per ingiustizie e per avversità , versavano nel bisogno.
Sono consapevole che molte delle richieste che ci giungono restano inevase, e che i nostri interventi, resi possibili dalla vostra generosità , sono gocce d`acqua nel mare del bisogno, ma sono pur sempre le molte gocce d`acqua a formare l`oceano.
Gocce ancora una volta, per la terra dell`Africa, riarsa dalla miseria e dall`abbandono, progetti per luoghi che conosciamo e per persone che offrono la garanzia di portarli a compimento. Un`altra occasione per essere noi stessi pane condiviso.