Il Natale del Giubileo
Dicembre: tempo di chiusura e tempo di bilanci. Anche quello del cammino che abbiamo fatto quest' anno, accompagnati, come siamo stati, dall' evento e dalla grazia del Giubileo. Il 6 gennaio, festa dell' Epifania - il rivelarsi del Cristo a quanti lo ricercano come lo sono stati i Magi - Giovanni Paolo II lo dichiarerà ufficialmente chiuso.Tempo di bilancio che, pur avendo bisogno di una verifica più approfondita, non ci impedisce, tuttavia, un primo consuntivo.
Un grande evento che ha segnato la fine del millennio, soprattutto per chi ha saputo e potuto spiritualmente approfittarne, un anno di grazia, com' era nelle intenzioni, con le proposte di incontri, di riflessione, di preghiera, di ricarica interiore. Ottimi ingredienti per ridare significato al tempo e varcare con coraggio e speranza la soglia del nuovo millennio che l' anno 2001 inizia. Una prolungata sedimentazione per comprendere il fluire del tempo anche se un anno fa ci si era ubriacati nella magica, tonda data 2000.
Sul piano esterno pare che non ci sia stata la temuta «calata dei barbari» (le masse dei pellegrini) a paralizzare Roma. Tanti comunque, più pellegrini che turisti, ad onta dell' odore e speranza di abbondanti guadagni. Le occasioni di grazia sono state numerose, disseminate nel corso dell' anno in un crescendo progressivo, quasi a non perdere tempo, animate con sapiente liturgia. Alcune di grande intensità spirituale che resteranno quali segni forti e simbolici di questo Giubileo.
Ricordiamo: la Giornata del perdono (12 marzo): l' anziano Papa che, con voce velata dalla commozione, chiedeva perdono a quanti, nel corso del tempo, hanno patito nel corpo e nello spirito a causa dell' intransigenza di uomini di Chiesa; la Giornata della memoria (7 maggio): quei lunghi accorati elenchi di donne e uomini, cristiani appartenenti alle varie confessioni, che hanno subito il martirio durante il secolo appena trascorso. Migliaia e migliaia di persone, il cui volto è noto a Dio, che hanno testimoniato con la vita quella fede in Gesù che il Giubileo intendeva far rinascere nel cuore di un' umanità delusa e spenta.
12 marzo e 7 maggio, due appuntamenti per rivelare la realtà ambivalente della Chiesa, composta da peccatori e da santi. E poi i due milioni di giovani che hanno invaso Roma con la loro sorprendente voglia di vivere e di credere, di sperare in un mondo più giusto vivificato dalla fede nel Risorto.
Giovani rimandati da un «giovane» ottantenne a vivere questa speranza e gioia nei loro quotidiani «laboratori della fede».
E ancora le Giornate degli anziani, una tappa della vita che non dovrebbe spegnere una giovinezza interiore; dei bambini che hanno portato il richiamo ai tanti, troppi, loro coetanei sfruttati, violentati, abbandonati a se stessi con un presente di sofferenza e un incertissimo futuro; dei malati, e via via di varie categorie di persone e professioni che hanno avuto a disposizione un momento particolare per pregare, sostare, ripartire rinfrancati. Infine, gli stessi inviti del Papa alla misericordia, al perdono, al rispetto della vita concretizzatasi nella richiesta della cancellazione o riduzione del debito con l' estero che soffoca i paesi poveri, della concessione dell' amnistia a un certo tipo di carcerati, nella moratoria della pena di morte e nella condanna di ogni morte e ogni atto che alteri o violenti la vita.
Come il seminatore della parabola evangelica, il Papa ha saputo spargere a larghe mani il seme della Parola di Dio. Il seme era eccellente. Il tempo dirà se la nostra vita che l' ha accolto è stata asfalto, terreno sassoso e infestato da rovi o terra buona capace di produrre frutto. Si vedrà , cioè, se il pellegrinaggio è stato lieta scampagnata o momento di grazia.
Ognuno valuterà per la personale esperienza in quel luogo complesso e anche misterioso che è la propria coscienza.
Oltre un tempo fissato, una data stabilita, è in quel luogo della nostra vita in cui Dio continua a nascere. Nel segno e nel sogno di un Bambino che ci viene dato e che ci prepariamo a celebrare nel dono del Natale. Segno perché l' incarnazione rappresenta l' espressione dell' amore di Dio per gli uomini; sogno perché la nostra vita resta sempre al di qua di quell' ideale di amore che pure vorremmo vivere e attuare.
Buon Natale a tutti voi, cari amici, nel sogno e nel segno dell' Emmanuele, il Dio che, varcata anche questa soglia del millennio, cammina con noi.