Il segreto di frate Antonio
In questi giorni sant’Antonio non avrà un attimo di pace, circondato come sarà da vere e proprie folle di devoti: qui a Padova neanche a parlarne, ma in giro per il mondo ovunque ci sia anche solo una cappellina dedicata a lui. Messe solenni, processioni con la sua statua, sagre, confessioni, falò, alberi, pani, gigli dappertutto: non saprà nemmeno da che parte voltarsi per dar retta a tutti!
Eppure avrà un orecchio per ognuno di noi, per ascoltare i nostri sfoghi, per raccogliere e portare a Dio le nostre pene e le nostre gioie. E, sempre a nome di Dio, avrà un’attenzione e una risposta personalizzata per tutti. Senza stancarsi. Una faticaccia a cui, a quanto raccontano le fonti, il nostro grande Santo era abituato già da vivo. Ultima, la grande predicazione quaresimale a Padova, con tanto di confessioni giornaliere, prima di ritirarsi nel conventino di Camposampiero. Da dove sarebbe ripartito per il suo ultimo viaggio verso Padova il 13 giugno 1231.
In questo momento, però, mi trovo in una cella dell’eremo di Montecasale, sopra Sansepolcro, in Toscana. La cosa potrebbe centrare poco, ma al di là della parete c’è un’altra celletta, altrettanto spoglia e povera nonché molto piccola, scarsamente illuminata da quella che è poco più che una feritoia. Per entrarci devi chinarti per non sbattere la fronte sull’architrave. In questa celletta, secondo la tradizione ben evidenziata in una targhetta all’esterno, avrebbe dimorato proprio sant’Antonio. Anche se non ne sappiamo la data certa, l’evenienza è più che plausibile.
E allora per quest’oggi mi piace pensare al nostro indaffaratissimo Antonio a… riposo! Immerso nella solitudine e nel silenzio, lui che era sempre circondato da uomini e donne, grandi e piccoli, soprattutto povera gente. Perché mi sa che il suo segreto sta proprio da queste parti…
Buona festa a tutti!