Il sogno di padre Martino
Fin da bambino, padre Martino Corazzin, sognava di aiutare gli altri. Non sapeva però come e se la vita gli avrebbe fatto realizzare quel sogno. A dieci anni entra nel seminario dei francescani minori conventuali a Camposampiero (PD): professione solenne a 21 anni, sacerdote a 26: Volevo fare il prete operaio o andare in missione in Argentina. Ma la provvidenza gli scompagina i piani: viene trasferito a Elizondo, in Spagna, per lavorare al seminario minore e poi al convento di Berriozar. Sembra la deviazione a un percorso, e invece è la strada: Ho stretto amicizia con grandi maestri e ho legato la mia esperienza personale al mondo delle scuole e dell'educazione dei ragazzi. Il frate che arriva in Ghana, a Takoradi, nella missione dei frati minori conventuali, il 2 ottobre del 1991, è un uomo poco più che quarantenne, ma ha nel cuore lo stesso sogno di un tempo. Ora, però, ha la conoscenza e l'esperienza per farlo fruttare.
La gioventù che ha seguito in Spagna, qui ha il viso affilato dalla fame e un futuro con poca speranza. C'è qualcosa di speciale in quei bambini, che anche a pancia vuota e senza l'ombra di un giocattolo, non ti negano mai un sorriso. Il frutto maturo della missione di padre Martino si schiude a Sunyani, cittadina dell'entroterra, nel cuore della foresta tropicale, dove è trasferito nel 1998 per dirigere la parrocchia del Sacro Cuore. Da qui padre Martino conosce la foresta e i suoi abitanti. Sperimenta le difficoltà , cerca il bandolo della speranza. Nei villaggi intorno a Sunyani, la povertà è assoluta. Le case sono di fango e paglia o mattoni e lamiera. La gente pratica agricoltura di sussistenza. Non c'è elettricità né servizio sanitario. Le strade di terra rossa, che solcano la foresta, sono impraticabili durante la pioggia. Pochi e costosi i mezzi di comunicazione. Non c'è lavoro, e chi ce l'ha guadagna meno di un dollaro al giorno. Non c'è vita sociale e dilaga l'alcol. L'analfabetismo supera il 40 per cento.
Eppure, ogni mattina - racconta padre Martino - molti bambini si alzano di buon ora. Non c'è niente da mangiare, ma questo non li ferma. Camminano per sette chilometri. Arrivano stremati in scuole diroccate, nella speranza di poter fare lezione. Spesso ritornano a mani vuote, perché anche quel giorno gli insegnanti non sono arrivati da Sunyani. E allora altri sette chilometri, con il languore che cresce, senza mai perdere l'allegria. Padre Martino resta ammirato e riflette: quanta volontà , quanta forza, quanta dignità . La chiave per lo sviluppo sono proprio loro, quei bambini che danno così tanto per ricevere così poco.
A scuola per cambiare
Bisogna rifare le scuole di villaggio. Non solo i mattoni, ma le persone. Non volevamo scuole private - racconta padre Martino - riservate a pochi fortunati, ma scuole governative, aperte a tutti. Era importante dimostrare che una scuola pubblica poteva funzionare altrettanto bene, con gli orari delle lezioni rispettati, alunni puntuali, maestri sempre presenti. Una scuola che insegna davvero, non solo a leggere e scrivere ma a pensare al futuro, a formare uomini nuovi, capaci di trascinare nel loro entusiasmo anche le famiglie di origine. Avremmo convinto i genitori a credere nell'educazione. Avremmo scavato i pozzi per l'acqua, fatto i servizi igienici e creato ambienti per la socialità . Tutta la comunità ne avrebbe tratto giovamento.
Per assicurare continuità formativa, è vitale convincere gli insegnanti a restare al villaggio durante la settimana: Non bastava costruire scuole funzionali ma anche alloggi per gli insegnati, con l'acqua corrente e la luce.
Uno sforzo economico troppo grande per quella povera comunità . Per questo, padre Martino ricorre alla Caritas antoniana. È il 2002. Inizia un lavoro intenso, che dura fino a tutto il 2004 e porta alla ricostruzione di tre scuole, in altrettanti villaggi dell'entroterra: la St. Mary school a Benu-Nkwanta, 8 chilometri da Sunyani, la St. Joseph school a Korasua, 22 chilometri da Sunyani e la St. Anthony School, ad Asufufu, la più vicina alla missione, in periferia.
Storie di risurrezione
Oggi le scuole funzionano a regime, le frequentano 1150 bambini, sono un vanto per i villaggi e le autorità locali. E, particolare degno di nota, sta cambiando la mentalità : I genitori oggi investono sulla scuola: ci mandano le figlie, che prima utilizzavano come venditrici al mercato, si riuniscono in comitati scolastici, partecipano alla vita della scuola. I ragazzi sono puntualissimi. Vengono a scuola correndo, l'ho visto con i miei occhi.
Giorno dopo giorno, padre Martino assiste a tante piccole risurrezioni. Come parroco è il local manager delle scuole, il supervisore. Instancabile, le passa in rassegna tutte le settimane, parla con gli insegnanti e con i rappresentanti dei genitori. A volte si ferma a contemplare tutti quei bambini festanti con intima gioia: È il Vangelo che si fa carne, dice. E poi racconta: Due settimane fa, ho fatto il mio solito giro delle scuole. Arrivato alla scuola del Sacro Cuore trovo un ragazzino in divisa scolastica che mi aspettava. Credevo fosse uno dei nostri. Ma veniva da un'altra scuola. Mi pregò di farlo studiare da noi. Perché vuoi cambiare scuola?, gli chiesi. Perché nella mia scuola non insegnano. E io voglio studiare e imparare. Prendetemi con voi.
Sorride, padre Martino, questa è l'Africa nuova. Quel ragazzino che l'aspetta di fronte alla scuola, lindo nella sua uniforme, pieno di voglia d'imparare, è tutto quello che ha sempre sognato.