Il solare non solo per soldi

Il Sole è una fonte di energia potente, inesauribile e pulita. Oggi, in tempi di grande allarme ambientale, la tecnologia per sfruttare alcune delle sue potenzialità è matura. Per questo, accanto ad altre energie alternative, il solare può contribuire a u
07 Luglio 2001 | di

Mai come ora si discute di effetto serra, crisi energetica, accordi di Kyoto, energie alternative e via discorrendo, mai come ora c`€™è tanta confusione su questi temi.

Un esempio? Da anni viviamo angustiati dall`€™idea d`€™esser soffocati dai gas inquinanti e da anni, precisamente dal 1997, i potenti della terra concordano sulla necessità  di rispettare gli accordi di Kyoto, per ridurre le emissioni derivanti dall`€™uso dei combustibili fossili, in maggioranza petrolio e carbone. D`€™un tratto la musica cambia: Bush rammenta che tale riduzione avrebbe ricadute economiche pesanti`€¦ e Kyoto non va più di moda. Un bell`€™argomento per il presidente di un paese che con il 4 per cento della popolazione mondiale è responsabile del 25 per cento delle emissioni nocive.

L`€™Europa grida al tradimento ma poi guarda speranzosa al petrolio dell`€™Est europeo, guadagna lautamente dalle pesanti tasse sulla benzina, appoggia incentivi diretti e indiretti a favore dei combustibili fossili. Le energie rinnovabili? Sì, un pochino oggi, domani si vedrà .

L`€™Italia è pronta, meno male: ridurrà  le sue emissioni del 6,5 per cento entro il 2010. Poi si scopre che dal 1990 al 1998 le sue emissioni sono aumentate del 5 per cento. La figura di Pulcinella questa volta non la facciamo da soli. Ci fanno compagnia molti dei nostri confratelli europei.

Gli esempi si sprecano: il globo terraqueo soffoca e noi terrestri continuiamo a legare il Pil (prodotto interno lordo), cioè l`€™indicatore della ricchezza di un paese anche all`€™aumento della domanda energetica. Sarebbe come dire: sto consumando troppo, dovrei ridurre i miei consumi per limitare l`€™inquinamento ma sono costretto a consumare di più altrimenti il mio paese va in crisi.

In questa cornice di esemplare coerenza, ogni tanto fa capolino, specie in tempo di allarmi ecologici, un "uovo di Colombo": il sole ci salverà . L`€™amata stella è la più grande centrale nucleare esistente, inesauribile e senza scorie. La sua luce sulla terra produce in un solo minuto una quantità  di energia tale da soddisfare la domanda energetica mondiale per un intero anno. Da essa dipende quasi tutta l`€™energia del pianeta, eccetto quella prodotta dal materiale radioattivo, dalle maree e dal calore interno della terra.

Sottolineare la potenza del sole non significa, però, averla automaticamente a disposizione. Per cui all`€™esaltazione di alcuni ("Negli ultimi due anni il solare nel mondo è aumentato del 40 per cento", "In Italia il programma "tetti fotovoltaici" permetterà  al cittadino di diventare produttore della sua elettricità  e di dire addio all`€™Enel") fa da contrappunto una spiacevole realtà : il solare più l`€™eolico forniscono complessivamente solo l`€™1 per cento dell`€™energia mondiale. Da questa contraddizione derivano molte perplessità : perché un`€™energia che funziona non si diffonde?

Per cercare di capire se il solare può davvero diventare un`€™alternativa ai combustibili fossili e se può essere conveniente per il semplice cittadino, ci siamo rivolti ad alcuni esperti.

Il solare dell`€™acqua calda

L`€™energia solare diretta può essere utilizzata in più modi con l`€™aiuto di diverse tecnologie.

Quella più semplice e alla portata di tutti è il pannello solare termico (vedi riquadro a pagina seguente): cattura l`€™energia del sole e la utilizza per riscaldare l`€™acqua di un serbatoio, un po`€™ come fa un contenitore esposto al sole. L`€™acqua riscaldata può arrivare ai 70 gradi nei giorni più caldi, ma raggiunge in media i 40 gradi, temperatura ideale per gli usi domestici ma anche per riscaldare piscine o per le docce degli impianti di balneazione. Ovviamente non sempre l`€™insolazione è adeguata, allora l`€™impianto, per raggiungere la temperatura ideale, può essere integrato da una resistenza elettrica o collegato alla caldaia.

"Per chi riscalda l`€™acqua a corrente `€“ afferma Leonardo Berlen, segretario dell`€™Ises Italia, ente di promozione del solare a livello mondiale `€“ questa tecnologia consente di risparmiare fino al 55 per cento sulla bolletta dell`€™Enel". Ma interessanti risparmi `€“ secondo i calcoli dell`€™Adiconsum (Associazione dei consumatori) intorno alle 500mila lire all`€™anno `€“ ci sono anche per chi riscalda l`€™acqua a gas. È chiaro che il Sud è più avvantaggiato perché può contare su un periodo d`€™insolazione più lungo.

In media per soddisfare il fabbisogno di acqua calda di una famiglia di quattro persone ci vogliono circa 4 metri quadrati di solare termico e un costo che varia dai 4 ai 6 milioni. Non è poco, "se, però, contiamo `€“ chiarisce Berlen `€“ che oggi c`€™è la possibilità  di detrarre dall`€™Irpef il 36 per cento delle spese sostenute, il periodo di ammortamento della spesa si riduce ad appena 4-6 anni, mentre l`€™impianto funzionerà  gratuitamente per almeno altri 15".

Mai come in questo caso un costo modesto della tecnologia si sposa con la convenienza ecologica: "Ogni metro quadro di pannello solare installato `€“ assicurano a Greenpeace `€“ fa risparmiare ogni anno oltre 1000 chilowatt. In pratica, un nucleo familiare di 2-3 persone che installasse due metri quadri di pannelli solari, eviterebbe l`€™emissione in atmosfera di più di una tonnellata di anidride carbonica l`€™anno".

Che la cosa funzioni lo testimonia un semplice dato: "Ogni anno `€“ continua Berlen `€“ la Germania installa più di 400mila metri quadri di pannelli solari, nel 2000 ha raggiunto quota 600mila, contro i 30-35mila metri quadri dell`€™Italia, installati soprattutto nelle province di Trento e Bolzano".

Corrente "fai da te"

Più discussa è la convenienza del fotovoltaico, che oggi è alla ribalta grazie al programma dei "tetti fotovoltaici", atteso da tre anni e in applicazione solo in queste ultime settimane. Il fotovoltaico è una tecnologia che permette di trasformare direttamente la luce solare in energia elettrica. Un impianto fotovoltaico può essere collegato alla rete elettrica o restare isolato. In questo secondo caso, l`€™energia sarà  immagazzinata con una batteria. Ha un vantaggio indiscusso: produce corrente senza scaricare gas nocivi nell`€™aria.

Si tratta però di una tecnologia costosa. "Un chilowatt di picco `€“ spiega Berlen `€“ equivale in Italia a una superficie captante di otto, dieci metri quadri. La stessa superficie produrrà  1100 chilowattora all`€™anno al Nord, 1300 al Centro e 1600 al Sud. Per soddisfare l`€™esigenze di una famiglia media con un consumo annuo di circa 3000 chilowattora ci vogliono in genere due chilowatt di picco per una spesa totale di circa 30 milioni di lire più iva". I costi sono proibitivi, anche se la tecnologia impiegata non richiede molta manutenzione e ha una lunga durata: oltre i 30 anni.

Il programma "tetti fotovoltaici" del Ministero dell`€™ambiente (vedi riquadro a pag. 20) la rende però oggi più abbordabile ai privati. Una parte del programma permette ai comuni cittadini di ottenere un rimborso pari al 75 per cento della spesa. Il programma prevede che tutti gli utenti siano collegati alla rete Enel, che fornirà  l`€™energia elettrica in caso di bisogno mentre "comprerà " quella prodotta in eccesso, scalandola dalle bollette successive.

Nonostante gli indubbi vantaggi, il programma desta qualche perplessità  persino a chi opera nel settore: "Sono anni che aspetto questa legge `€“ spiega Maurizio Battistella, capo ricerche e sviluppo della Gechelin group, azienda di sistemi fotovoltaici `€“. La reputo un passo avanti, ma è ancora lacunosa. La Germania, che ha anni di esperienza in campo, ha cambiato strada e ha trovato un sistema d`€™incentivi molto più efficace".

Il sistema di incentivi tedesco è infatti molto diverso. Lo spiega, semplificandolo, lo stesso Battistella: "In Italia se un utente produce un esubero di energia elettrica, non riceve denaro per questo servizio. Può solo scalarselo dalla bolletta. Perciò se continuasse a essere sempre in attivo alla fine regalerebbe l`€™energia all`€™Enel. Al contrario, la Germania non dà  incentivi per l`€™installazione ma concede mutui a tasso bassissimo e acquista l`€™energia rinnovabile a un costo molto superiore rispetto a quello della rete". In questo modo, un utente diventa un piccolo imprenditore e il suo impianto fotovoltaico, un investimento.

Il sistema tedesco si basa sulla considerazione che l`€™energia da fonti fossili ha dei costi ambientali che oggi non vengono conteggiati ma che presto qualcuno dovrà  pagare, pena l`€™invivibilità  del pianeta. Tanto vale pagarli in anticipo, promuovendo le energie alternative.

Questo programma ha provocato in Germania un boom del fotovoltaico, nonostante il paese sia molto meno favorito dal sole rispetto all`€™Italia.

Il passaggio al fotovoltaico, però, non è così immediato. Meglio evitare, dunque, i facili entusiasmi. "Con i consumi attuali i pannelli fotovoltaici non garantiscono l`€™autosufficienza elettrica `€“ sottolinea Battistella `€“ : il fotovoltaico è un`€™energia da usare con intelligenza, perché richiede una mentalità  attenta agli sprechi e un uso oculato delle risorse. Un impianto destinato all`€™autosufficienza richiederebbe l`€™applicazione costante di tutte le misure volte al risparmio energetico, dall`€™isolamento termico all`€™utilizzo di elettrodomestici a bassissimo consumo. Accorgimenti in genere piuttosto costosi".

Ma allora chi ha più vantaggio a installare il fotovoltaico alle attuali condizioni?

"Tutti quelli che hanno una sviluppata mentalità  ecologica e hanno i soldi iniziali per fare questo passo. Infatti, per arrivare ad ammortizzare le spese, nonostante gli incentivi, ci vorrà  parecchio tempo `€“ puntualizza Battistella `€“. Per il momento, penso che questa tecnologia si addica e convenga all`€™edilizia rurale o a quelle situazioni in cui non c`€™è la rete elettrica e sarebbe molto costoso farcela arrivare, come nel caso di impianti di telecomunicazioni o case isolate. Potrebbe essere una soluzione anche per le seconde case, che si usano per brevi periodi, in genere d`€™estate, e quando l`€™efficienza degli impianti solari è al massimo". Il fotovoltaico, comunque, non è così lontano da noi: le telecomunicazioni e l`€™industria spaziale ne fanno ampio uso, così come è ormai sempre più frequente trovare l`€™illuminazione o la segnaletica stradale alimentate con questa energia.

Energia per i paesi poveri

Se da noi il solare fotovoltaico incomincia a essere considerato un`€™energia capace di soddisfare le esigenze quotidiane, essa potrebbe rivelarsi una risorsa già  matura per assicurare l`€™accesso all`€™energia ai due miliardi di persone nel mondo che non sono in grado di accendere neppure una lampadina. A questo proposito il prossimo G8 di Genova dovrà  fornire i risultati sui lavori di una task force (un gruppo di lavoro formato da rappresentanti di numerose nazioni) delle energie rinnovabili, istituita per studiare il modo di dare l`€™energia a un miliardo di persone, entro il 2010.

"Il solare nel Terzo mondo è una questione delicata `€“ afferma Giancarlo Gechelin, vicedirettore del Gifi, Gruppo imprese fotovoltaiche italiane `€“. In passato, alcune aziende hanno mandato sul posto i pannelli, accompagnati solo da un fogliettino d`€™istruzioni, senza supporto tecnico di esperti e formazione di personale nel luogo. Poiché gli impianti avevano problemi, si è diffusa la sfiducia sul solare. Un danno grave anche per le popolazioni che altrimenti avrebbero avuto energia continua e gratuita, senza bisogno di approvvigionamenti di combustibile e facile da mantenere. Pensate agli ospedali ma anche alle telecomunicazioni: con il solare si può installare una cabina telefonica in pieno deserto".

Solare termoelettrico: il più economico

Da noi il solare non può ancora competere, dal punto di vista dei costi, con l`€™energia da combustibili fossili tranne che per una tecnologia: il solare termoelettrico su larga scala. La tecnologia si basa sull`€™utilizzo di concentratori di raggi solari `€“ specchi parabolici o torri solari `€“ che fanno convergere in un punto la luce solare, portandola a 5mila volte l`€™intensità  naturale. Il calore così prodotto (circa 850 gradi centigradi) permette rendimenti altissimi, fino al 30 per cento in condizioni ottimali, mentre un comune pannello fotovoltaico arriva in media al 10 per cento, occupando, per raggiungere la stessa quantità  di energia, spazi molto ampi. L`€™unico limite è che questa tecnologia funziona solo in zone particolarmente soleggiate. Per sfruttare questa possibilità , l`€™Enea (Ente per le nuove tecnologie, l`€™energia e l`€™ambiente) ha stilato un piano triennale strategico per la costruzione di centrali solari termoelettriche in alcune zone del nostro Mezzogiorno. Una, sperimentale, verrà  realizzata a Latina entro due anni, produrrà  5 milioni di watt, capaci di rifornire 10mila cittadini.

Alle nostre latitudini l`€™efficienza degli specchi è pari al 16 per cento, eppure per tamponare la crescita di domanda energetica del nostro paese nei prossimi 20 anni, che sarà  di circa il 30 per cento, "basterebbe `€“ è scritto sul piano strategico dell`€™Enea `€“ una superficie di collettori complessiva pari a un quadrato di 19,5 chilometri di lato... La superficie sarebbe all`€™incirca dimezzata con l`€™uso di concentratori parabolici in via di sviluppo". L`€™obiettivo a medio termine è quello di portare il costo dell`€™elettricità  solare a meno di 100 lire per chilowattora e di ridurre la dipendenza energetica del nostro paese.

Non siamo i soli: la Spagna prevede entro il 2010 la costruzione di 8 centrali di solare termoelettrico per un totale di 200 megawatt. Gli Stati Uniti entro il 2020produrranno 20 gigawatt di questo tipo di energia. Impianti simili si stanno realizzando in India, Egitto, Marocco e Grecia.

Queste le tecnologie a nostra disposizione a oggi. Che cosa ci riserverà  il futuro è difficile dire. Il solare ha sicuramente grandi possibilità  e in sostanza le sue tecnologie sono già  mature. Con i mezzi, le conoscenze e soprattutto le politiche energetiche attuali non può ancora competere con i carburanti fossili, ma, accanto ad altre promettenti energie alternative come l`€™eolico, l`€™idroelettrico e l`€™idrogeno, può contribuire a un futuro energetico più sostenibile per l`€™umanità . Occorrerà  ancora molta ricerca e soprattutto un cambiamento culturale e politico. Oggi il mondo ruota intorno al petrolio e a un utilizzo consumistico delle risorse. Se non cambia questa visione, non c`€™è tecnologia che tenga.

 

I TROPPI OSTACOLI ALL`€™ENERGIA PULITA

Perché le fonti energetiche rinnovabili, solare in primis, faticano a decollare nel nostro paese? L`€™abbiamo chiesto a Corrado Clini, direttore generale del Ministero dell`€™ambiente.

L`€™Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economici) prevede un aumento della domanda mondiale di energia pari al 30 per cento entro il 2020. Il ricorso alle energie rinnovabili è dunque quanto mai necessario, per almeno due motivi: la futura vivibilità  del pianeta e la necessità  di limitare la dipendenza energetica da paesi produttori di petrolio ma politicamente instabili.

Dal canto suo l`€™Europa, (nel libro bianco dell`€™Unione europea del 1998) si è data un obiettivo ambizioso: portare al 12 per cento l`€™energia prodotta da fonti rinnovabili, entro il 2010. L`€™Italia per ora ha accolto questa tendenza impegnandosi, con il decreto Bersani, a portare tale energia al 2 per cento, dal 2002. Sono segni importanti, ma sono purtroppo gocce in un mare.

Perché tanta resistenza? L`€™abbiamo chiesto a Corrado Clini, direttore generale del Ministero dell`€™ambiente, incontrato a San Vito di Cadore (Belluno) nell`€™ambito di un seminario sui cambiamenti climatici globali, organizzato dall`€™Arpav (Agenzia per la prevenzione e protezione ambientale del Veneto).

Msa. Dottor Clini, perché le fonti energetiche rinnovabili non decollano? È forse un problema di tecnologie?

Clini. Il problema non è la maturità  industriale sulle nuove tecnologie energetiche, ormai raggiunta, ma la loro efficienza energetica e, soprattutto, le regole di mercato. Le fonti rinnovabili stanno sul mercato in relazione alla sostenibilità , all`€™efficienza e al costo. In Italia, per esempio, mancano le politiche tariffarie e al contempo c`€™è uno squilibrio terribile a favore dei combustibili fossili che godono di ampi sussidi.

Ci può fare un esempio?

Quando c`€™è stato il forte aumento del gasolio, il nostro paese ha preferito concedere uno sconto fiscale agli autotrasportatori, piuttosto che incentivare il trasporto delle merci su rotaia. Sono scelte ben precise, che provocano l`€™inerzia delle vecchie tecnologie. Un altro esempio: nel 1998 a Bonn, al Forum mondiale sui trasporti sostenibili, venne presentata la Prius della Toyota, un`€™automobile che combina due motori, uno elettrico e uno tradizionale ma ad alto rendimento, con bassissimi consumi ed emissioni. L`€™automobile è regolarmente in vendita, ma non riesce a penetrare nel mercato.

Perché?

Perché manca la rete di assistenza. Questo insegna che bisogna creare infrastrutture di supporto per lo sviluppo delle tecnologie, altrimenti queste non passano.

A dire il vero non tutti i paesi europei sono sullo stesso piano. La Germania, per esempio, ha avuto uno sviluppo notevolissimo del solare rispetto all`€™Italia, come mai?

Perché la politica della Germania è molto pratica, si regge sugli incentivi ai singoli utenti. Per l`€™Italia, ci sono però due ragioni strutturali alla base di tutto: l`€™inefficienza cronica dell`€™Amministrazione e il monopolio elettrico che non favoriscono cambiamenti. Manca, inoltre, una politica tariffaria adeguata che spinga in tale direzione. Eppure il libro bianco dell`€™Unione europea dice che il nostro continente dipende energeticamente da paesi extra-unione per quasi il 70 per cento del suo fabbisogno, e le energie rinnovabili rappresentano la strada per l`€™autosufficienza energetica, oltre a essere l`€™unico modo per ridurre le emissioni di "gas serra". In Europa ufficialmente le emissioni di anidride carbonica si sono ridotte del 4 per cento, ma in realtà  questa riduzione è attribuibile quasi unicamente alla dismissione delle industrie pesanti della Germania dell`€™Est e della Gran Bretagna.

Come si spiega che le aziende petrolifere siano le maggiori produttrici di celle fotovoltaiche? Hanno interesse forse a controllare il mercato?

Le aziende petrolifere si stanno ormai trasformando in imprese energetiche globali, per rispondere alla crescente domanda di energia cui spesso, soprattutto nei paesi in via di sviluppo, non corrispondono idonee infrastrutture in grado di garantire risposte adeguate.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017